Recensione della mostra CRUOR di Renata Rampazzi presso il Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese (Roma) dal 17 settembre 2020 al 10 gennaio 2021
Sin dai suoi esordi, negli anni Settanta, Renata Rampazzi ha espresso il suo punto di vista artistico riguardo la discriminazione di genere, la lotta per l’emancipazione delle donne e la parità tra i sessi attraverso un fidato complice: il rosso. Ed è questo colore, evocato attraverso la suggestione del sangue, al centro di un’importante mostra che copre un arco di tempo che va dal 1977 al 2020: CRUOR. Il latino classico possiede due termini per distinguere altrettanti tipi di sangue: il sanguis, che scorre all’interno del corpo umano, e il cruor. Con quest’ultimo si indica quello scaturito dalle ferite. Ma anche quello mestruale, della deflorazione e del parto. È questo lo scenario in cui si inseriscono le opere esibite all’interno del Museo Carlo Bilotti presso l’Aranciera di Villa Borghese a Roma: 14 dipinti, un video, 46 tele e i bellissimi studi preparatori per l’avvolgente installazione - già presentata nel 2018 nella sede della Fondazione Cini a Venezia - formata da 36 garze.
È all’esibizione del cruor che una pittrice astratta come la Rampazzi affida il suo messaggio, che è anche grido d’allarme e chiamata all’azione: una lacerazione che vuole diventare indignazione, voce, impossibilità a voltarsi dall’altra parte. Il sangue è lì, declinato in varie forme ma sempre presente. Ci sono i grandi quadri caratterizzati da vaste campiture in cui, grazie all’uso sapiente della spatola, quasi si intuisce la lama che pugnala il corpo. Le tele più piccole ma ugualmente impressionanti. E poi la spettrale e seducente installazione a cui si devono gli ipnotici studi preparatori, ordinati sulla parete quasi coagulassero di fronte a chi guarda, realizzata per far sì che lo spettatore non si limiti al solo osservare.
E, in effetti, la stanza dove sono state posizionate le 36 garze sembra invitare a compiere un percorso a ritroso all’interno dell’utero: le musiche di Minassian, Ligeti e Gerbarec costituiscono un sottofondo sottilmente inquietante mentre ci si addentra tra quei veli che rimandano anche al coprire, al nascondere, al medicare avvolgendo e al sudario. È la stessa artista ad affermare «Abbandonate le tele, le garze sono state allora la scelta ideale, perché univano l’aspetto tecnico a quello della loro natura. È infatti con le garze che si curano le ferite, che si bendano le suture e si fasciano le bruciature. E ai colori dei tubetti a olio che avevo abitualmente usato per i miei quadri ho sostituito gli impasti e le mescole dei pigmenti, delle terre col siero organico, per riferirmi non solo più al gesto artistico, ma al richiamo degli umori dei corpi».
CRUOR, curata da Claudio Strinati, è dunque molto più di una semplice mostra: è un viaggio dentro e fuori il corpo di ogni donna. Ecco perché sarebbe significativo venisse visitata da quanti più uomini possibile.
Cristian Pandolfino
20 settembre 2020
Informazioni
Museo Carlo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese, Viale Fiorello La Guardia 6, 00197 Roma
CRUOR Renata Rampazzi
Dal 17 settembre 2020 al 10 gennaio 2021
Giugno - Settembre: da martedì a venerdì e festivi ore 13.00 - 19.00 (ingresso fino alle 18.30).
Sabato e domenica ore 10.00 - 19.00 (ingresso consentito fino alle 18.30).
Ottobre – maggio: da martedì a venerdì e festivi ore 10.00 - 16.00 (ingresso consentito fino alle 15.30);
sabato e domenica ore 10.00 - 19.00 (ingresso consentito fino alle 18.30).
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria e gratuita 060608 online da casa
Foto di Eleonora Cerri Pecorella