In un intrecciarsi di simmetrie e prospettive che denotano una profonda conoscenza, non solo delle tecniche fotografiche, ma anche della pittura e della grafica, rigorosamente in bianco e nero, si susseguono scatti che hanno immortalato paesaggi ancora poco toccati dall'uomo, città colte nei momenti di quiete e di silenzio, piccoli ricordi familiari. Ecco le sagome di due ciclisti, sotto gli archi di pietra, allora pericolanti, del centro di Randazzo, in provincia di Catania. Ecco una figura femminile ammantata di nero inerpicarsi per le scale, verso le torri orientaleggianti di una chiesa. Ecco, proprio a Racalmuto, dei ragazzini cresciuti troppo rapidamente immersi nella polvere; e una contadina che, casa per casa, munge e vende il latte della sua capra. E abitazioni quasi scavate nella roccia; e, a contrasto, il porto di Palermo, la laguna di Venezia, l'architettura di Gaudí a Barcellona. Ecco la moglie e le figlie dello scrittore, incastonate dentro sfondi che ricordano i dipinti di Caspar David Friedrich.
Leonardo Sciascia ha scritto: “La fotografia è la forma per eccellenza: colta in un attimo del suo fluido significare, del suo non consistere, la vita improvvisamente e per sempre si ferma, si raggela, assume consistenza identità significato. È una forma che dice il passato, conferisce significato al presente, predice l’avvenire”. Le istantanee in mostra a Racalmuto, col loro miscuglio di acume e riservatezza, nel fissare un'umanità che per stile di vita ci appare lontana ma che storicamente ci è molto vicina, quasi c'inducono a rimpiangere quel mondo muto, senza colori, eppure sano, semplice. Lo stesso Sciascia, negli ultimi anni della sua vita, aveva sintetizzato questa sensazione nella battuta “Il brutto che è passato è quasi bello”.
Nella sua introduzione al catalogo della mostra, edito da Mimesis, Mormorio sostiene la tesi di Sciascia: la fotografia è verità momentanea, e soprattutto “verità che contraddice altre verità di altri momenti”. Frase che, nonostante il tempo e le disillusioni, rimane indimenticata, imprescindibile. E da associare a un famoso brano del Gattopardo: “In nessun luogo quanto in Sicilia la verità ha vita breve: il fatto è avvenuto da cinque minuti e di già il suo nocciolo genuino è scomparso, camuffato, abbellito, sfigurato, oppresso, annientato dalla fantasia e dagli interessi; il pudore, la paura, la generosità, il malanimo, l'opportunismo, la carità, tutte le passioni – le buone quanto le cattive – si precipitano sul fatto e lo fanno a brani; in breve è scomparso”.
Domenica 20 settembre, giorno dell'apertura, la Fondazione Sciascia sarà visitabile dalle ore 9 alle ore 13. Nelle settimane successive, la mostra sarà accessibile al pubblico lunedì, mercoledì e domenica dalle 9 alle 13 e martedì, giovedì venerdì, sabato dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 18.
I prezzi dei biglietti sono intenzionalmente popolari: 4 euro l'intero, 2 euro il ridotto. La prenotazione è obbligatoria per i gruppi, che possono essere composti al massimo da venti persone.