Recensione della mostra Tenendo per mano il sole presso il MAXXI dal 19 giugno 2019 al 12 gennaio 2020
Un mondo antico ormai perduto, la tessitura come attività femminile tradizionale creatrice. Atmosfere che rievocano la terra brulla, arida, incontaminata della Sardegna, riprodotta attraverso fiabe nuove e classiche. La poesia come elemento che avvolge tutte le espressioni artistiche esposte. È questo l’impatto immediato con la mostra su Maria Lai, ospitata dal Maxxi di Roma in occasione del centenario della sua nascita: chi la visita deve fare i conti con tutte queste informazioni, queste emozioni e sensazioni che arrivano dirette. E solo soffermandosi sulle singole creazioni riesce a districare i vari messaggi dell’autrice.
Lungo le pareti e nelle sale del primo piano, divisa per sezioni, troviamo molta parte della produzione dagli anni ‘60 agli anni ’90 di questa artista sui generis nel panorama culturale italiano. La tradizione dell’entroterra sardo si coniuga con suggestioni internazionali, tramutandosi in tele in cui pezzi di stoffa differenti cuciti tra di loro ricompongono dei frammenti non solo di tessuto ma di anima. Spesso una nota di colore vivace o un motivo floreale differente spicca sul tutto, donando quella luce, quella speranza di salvezza finale in cui la Lai crede profondamente.
Tra le creazioni degli anni ’70 inserite nella sezione Essere è Tessere, ritroviamo anche opere in cui alle stoffe si aggiungono fili di lana, pezzi di legno, materiali di risulta che creano un prodotto materico, tridimensionale: Il filo rappresenta un elemento preponderante della creazione di Maria Lai, che unifica e dà un senso alla realtà fatta di frammenti contrastanti, apparentemente distanti e inconciliabili. Ma ricongiunti in un unicum armonico. Sempre in questa sezione una serie di telai che rimandano l’essenza stessa della donna, della tradizione, della Sardegna.
La successiva è denominata L’arte è il gioco degli adulti, anch’essa accompagnata da didascalie esplicative e interviste video dove l’artista argomenta il pensiero e la tensione morale che l’hanno spinta alla creazione. Spiccano le fiabe cucite su pagine di stoffa, afferenti alla tradizione sarda o inventate da lei, ricche di poesia e atmosfere magiche sospese fuori dal tempo. Nella sezione Oggetto-Paesaggio lo Scialle delle Janas in cui spago, smalto, terracotta e legno creano un insieme artistico che rimanda alla connessione tra gli esseri umani come individui in relazione, legati l’uno all’altro per il fatto stesso di stare al mondo. Altrettanto poetici e suggestivi sono i libri cuciti, su cui sono ricamati segni che richiamano la scrittura, creando un oggetto-scultura che riassume profondamente il mondo emotivo della Lai. E ancora, Il viaggiatore astrale svela un altro tema a lei caro attraverso opere in cui geometrie di vario tipo, pianeti, mappe, sono cuciti e costruiti con stoffe differenti, evocando elementi dell’universo lontani e irraggiungibili. E che solo la creazione artistica, in questo caso, può avvicinare e collegare tra loro.
A conclusione del percorso L’arte ci prende per mano: qui sono raccolti i pezzi inerenti alle performance e alle installazioni realizzate nell’artista negli ultimi decenni, che prevedevano una commistione di generi e la partecipazione del pubblico. Pezzi di stoffa bianchi scendono imponenti dal soffitto, catturando l’attenzione di chi guarda: su essi sono scritti a pennarello stralci di poesie, ribadendo l’amore della Lai per questo genere letterario.
Tenendo per mano il sole, titolo ricavato da una delle fiabe cucite su libri di stoffa in esposizione, si rivela come un’immersione in un’interiorità fatta di ideali umani elevati, delicati, che si coniugano con le radici sarde e si traducono nelle opere. Il percorso è allestito con coerenza e le tematiche sono ampiamente sviscerate anche grazie a didascalie e video, mentre le opere sono giustamente esaltate dagli spazi e dalla luminosità del MAXXI.
La mostra, con i relativi concetti di ricerca e idealità che vuol trasmettere, rappresenta un’importante occasione per ogni visitatore di nutrire il proprio bisogno di bellezza e di elevazione morale. Per questo andrebbe vista da più persone possibili.
Mena Zarrelli
13 luglio 2019