In bilico tra realtà e illusione, Liv Ferracchiati, giovane drammaturgo e talento registico tra i più apprezzati della sua generazione, ci conduce sul terreno delle forme identitarie e degli schemi che ingabbiano nella norma sesso-genere con Uno spettacolo di fantascienza. Quante ne sanno i trichechi, in scena dal 18 al 23 aprile al Teatro India.
Una pièce di ispirazione cechoviana ambientata su una nave diretta al Polo Sud nel tentativo di salvare la Terra da un cataclisma imminente attraverso tre protagonisti – interpretati da Andrea Cosentino, Petra Valentini e Ferracchiati – che vivono lo sgretolarsi di un altro mondo, quello delle convenzioni del linguaggio e delle regole del patriarcato. Nonostante la catastrofe imminente, l’attenzione dei tre personaggi (un uomo, una donna e un’altra dall’identità indefinita), si concentra su quanto stia svanendo: oltre al pack antartico causato dai cambiamenti climatici, sono soprattutto i principi e i valori dell’identità a collassare, emblematici di un universo che li costringerà a ridefinire il loro modo di essere e le loro convinzioni.
L’idea del testo di Uno spettacolo di fantascienza, pur avendo avuto diverse riscritture, nasce dal progetto École des Maîtres, nell’edizione speciale 2020 e 2021 dedicata ai drammaturghi europei, condotto da Davide Carnevali, in cui Liv Ferracchiati è stato selezionato a partecipare come autore. Così commenta: «Ho iniziato a scrivere questo testo in occasione dell’École des Maîtres, ovvero per un’occasione di studio. Capita raramente di potersi dedicare alla sperimentazione, alla ricerca, senza l’ansia di ottenere un risultato. Per questo ho azzardato un tema complesso: la rappresentazione identitaria. La prima immagine viene da un appunto di tanti anni fa rubato a Čechov: in una lettera scriveva di voler dar vita a un dramma ambientato su una nave diretta al polo Nord. A bordo ci sarebbero stati due uomini, rispettivamente marito e amante della stessa donna, che sarebbe morta durante la traversata – continua Liv Ferracchiati, autore e regista dello spettacolo – lo spettacolo poggia le sue fondamenta su una suggestione di Čechov, purtroppo mai venuta alla luce. La fine del mondo che ho tentato di raccontare è data da uno spostamento di punto di vista e, sicuramente, nasce dai miei approfondimenti sulla costruzione e scomposizione dell’identità di genere, ma si amplia a più livelli. Per comunicare scegliamo, più o meno coscientemente, delle rappresentazioni di noi. Detto in altro modo, ci scegliamo delle forme, quindi delle convenzioni. Queste convenzioni a volte determinano il nostro modo di apparire, altre, ad esempio, quello di concepire il sistema spazio-tempo. Credo che questo spettacolo provi a riportare la sensazione di sgomento di quando ho intuito che niente di quanto pensavo potesse rappresentarmi era “autentico”. Io, come l’uomo in completo di fronte a me ora in treno, abbiamo pensato che fosse naturale indossare una giacca e dei pantaloni, ma solo ora, all’altezza di Terontola, ci accorgiamo che quella giacca è un segno che qualcun altro ha scelto per noi, prima di noi. possiamo ridere della ripetizione e convenzione del gesto, della sua prevedibilità».
Una riflessione sulla “rappresentazione “identitaria” di come costruiamo e comunichiamo agli altri quello che siamo, e che l’autore e regista affronta sulla scena lasciando anche zone d’improvvisazione ai coprotagonisti e continui cambi di registro e linguaggio, giocando con le convenzioni della scrittura e della rappresentazione liberate dagli stereotipi: «Ad esempio, se da sempre, la neve, quando cade dalla tramoggia, indica un momento di dilatata poesia, noi illuminiamo la tramoggia e mettiamo a vista il tecnico che la scuote, così possiamo ridere della ripetizione e convenzione del gesto, della sua prevedibilità. Ma possiamo commuoverci, magari appena appena, malgrado lo svelamento della finzione, quando alla fine, sulle note di I’m the walrus nevica per l’ultima volta su un piccolo tricheco di peluche».
redazione
12 aprile 2023
informazioni
Teatro India
18 - 23 aprile 2023
Liv Ferracchiati
Uno spettacolo di fantascienza
Quante ne sanno i trichechi
uno spettacolo di Liv Ferracchiati
con (in ordine alfabetico) Andrea Cosentino, Liv Ferracchiati e Petra Valentini
aiuto regia Anna Zanetti
dramaturg di scena Giulio Sonno
scene e costumi Lucia Menegazzo - disegno luci Lucio Diana - suono Giacomo Agnifili
lettore collaboratore Emilia Soldati
Produzione Marche Teatro – CSS Teatro Stabile d’Innovazione del FVG
Teatro Metastasio di Prato | Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
orari: da martedì a sabato ore 20.00 | domenica ore 18.00
durata: 1 ora e 15 minuti