Al ridotto del teatro triestino un interessante incontro fra parole e musica. Trieste, 20 gennaio 2023
Da qualche tempo il teatro Verdi propone delle interessanti conferenze per presentare gli spettacoli che andranno in scena nelle settimane successive.
In questo caso l’occasione era particolarmente preziosa, perché parliamo di uno spettacolo di grande impatto, con un doppio cast di grandissimo interesse: ‘Macbeth’ nell’edizione con le scene di Svoboda e la regia di Henning Brockhaus.
All’incontro, moderato da Alessia Capelletti e sostenuto dalla domande di e Elisabetta d’Erme, Presidente dell’Associazione Triestina Amici della Lirica G. Viozzi, sono intervenuto i vertici del teatro, i responsabili della messa in scena , gran parte del cast delle due compagnie.
Una prima osservazione è che la sala era molto affollata, quasi che la città volesse far sentire il suo sostegno al Sovrintendente Polo, che peraltro ha ricambiato sottolineando la fiducia che nutre per il futuro del teatro Verdi, che guida solo da un anno ma che già sta dando segnali importanti di svolta.
Molto apprezzati dai presenti anche gli attenti interventi del Direttore Artistico Paolo Rodda.
A lui spetta presentare il ricco cast. Nelle parti principali: Giovanni Meoni , più volte ascoltato al Verdi e Leon Kim, recentemente applauditissimo ne ‘ La Boheme’, nel ruolo del titolo; Silvia Dalla Benetta e Gabrielle Mouhlen come Lady; Antonio Poli ed il triestino Riccardo Rados come Macduff e, nella parte di Banco Dario Russo e Cristian Saitta. Diversi di loro si sono esibiti nel corso dell’evento, alternando alle spiegazioni dei brani musicali, offrendo un vero spettacolo, che fa decisamente rimpiangere che il teatro non abbia pensato di offrire l’incontro in streaming e metterlo in rete.
Inoltre Rodda ha intrattenuto i presenti con una interessante riflessione sulle caratteristiche del complesso ruolo della Lady, soprano drammatico di agilità, musicalmente vicina ad Abigaille e per certi versi figura centrale del lavoro.
Il direttore d'orchestra Fabrizio Maria Carminati conosce bene le caratteristiche del Verdi e della sua orchestra, avendo diretto moltissimi spettacoli in questo teatro.
Nel suo intervento ha evidenziato il rapporto fra Verdi ed i compositori a lui contemporanei, ma soprattutto si è soffermato sull’importanza della parola, sul valore del significante in questa partitura dal testo raffinato, su come stia lavorando con entrambi i cast sull’importanza del recitar cantando. A dimostrazione di ciò si è esibita, nella parte iniziale dell’aria della lettera, il soprano Silvia Dalla Benetta, che ritorna a Trieste dopo dodici anni. Un cesello attento su ogni termine, con un peso ben calibrato, che fa della lettura del messaggio, troppo spesso sentito registrato, una vera lezione di teatro e di canto , che motiva drammaturgicamente il suggestivo l’attacco del brano.
La parola passa al regista Henning Brockhaus, che sta lavorando in modo infaticabile a questo allestimento.
Un Maestro del Novecento, autore di regie indimenticabili, attento, sensibile, che nei suoi lavori sa sempre motivare tutto e tutti. Racconta, affascinando la platea, della sua visione del titolo di Verdi: uno spettacolo che parla di contemporaneità, che racconta delle frustrazioni che porta la brama di potere, di come per lui la coppia di protagonisti siano persone in cerca di stimoli sempre più forti, che alla fine uccidono il Re per appagare un desiderio che li consuma.
Brockhaus, che dichiara di essersi ispirato a Verdi, a Shakespeare, ma anche a Kurosawa, non cerca una edizione storica, calata in una precisa dimensione temporale, fugge da realismo e naturalismo, perché ritiene che Macbeth sia opera che parla un linguaggio simbolico, abita il mondo dei sogni, che solo la musica riesce ad indagare.
La coppia satanica, ebbra di potere ma anche bisognosa di saziare una sete di violenza che cresce nel corso della vicenda, prende forma nel duetto, che Carminati definisce ‘del sussurro’: ‘Tutto è finito! Fatal mia donna’, interpretato dalla Dalla Benetta e Giovanni Meoni, che mettono in evidenza dei mezzi vocali decisamente interessanti. Il soprano, non a caso premio Abbiati 2021 proprio per questo ruolo, mostra un controllo assoluto non solo sulla voce, ma anche sull’interpretazione, giocando sulle sfumature , alternando i toni, con un fare calcolatore, suadente, convincente. Meoni dispiega uno strumento dal volume importante e dal colore suggestivo, che riesce a piegare con abilità , tratteggiando efficacemente le sfaccettature di uno dei ruoli più complessi scritti da Verdi per un baritono.
Valentina Escobar, in questo caso in veste di coreografa, ha spiegato come vede le streghe, proiezione, fra terra e cielo, della Lady, creature soprannaturali che , in ossequio alla visione del regista, con cui collabora da oltre dieci anni, animano una dimensione prettamente onirica.
Interessantissimo l’intervento di Nanà Cecchi, costumista cui si devono spettacoli indimenticabili, che ha mostrato alcuni abiti di scena, spiegato come sono stati realizzati con del feltro tagliato al vivo e soprattutto si è soffermata ad illustrare la sua volontà di realizzare dei vestiti che aiutassero lo spettatore ad abbandonare la dimensione della realtà per raggiungere quell’astrazione condivisa con il regista.
A chiudere l’apprezzatissimo incontro, altre due arie.
Il basso Dario Russo, che esordisce in Italia il ruolo di Banco, ha proposto ‘Come dal ciel precipita’, offrendoci una suggestiva prova, grazie ad una voce di grande bellezza, ricca negli acuti, supportata da grandi fiati, che delinea, come deve essere, il ritratto di un uomo prestante e determinato, cui la vita viene strappata con il tradimento.
A chiudere un Macduff lussuoso: quello di Antonio Poli, duca di Mantova la scorsa stagione al Verdi, ma anche recente Manrico a Venezia.
Interpreta la grande aria ‘Ah la paterna mano’, declinandola al meglio alle sue caratteristiche: non un Macduff provato, che gioca la carta del rimpianto e della malinconia, ma un aitante giovane in cerca di vendetta e riscatto, ricco negli armonici e sicuro negli acuti, che non cade nella trappola dell’autocompiacimento, ma che certamente riesce a delineare un personaggio dal forte impatto narrativo.
Alla fine tanti applausi e complimenti a tutti e l’auspicio che il pubblico, soprattutto quello dei più giovani, non perda l’occasione di godersi questo spettacolo.
Gianluca Macovez
21 gennaio 2023