Recensione de La signorina Papillon in scena al Teatro Lo Spazio dal 16 al 18 dicembre 2022
Ne La signorina Papillon è immediatamente riconoscibile la cifra stilistica dello scrittore, giornalista, umorista, drammaturgo Stefano Benni. I personaggi di Benni solitamente si muovono in un clima estraniante, surreale, paradossale, paragonabile alle atmosfere del teatro dell’assurdo. In questo caso, la protagonista, infatti, è Rose, il cui habitat naturale si trova all’interno di un giardino dove si dedica solo alla cura delle sue rose e di un pappagallo. ignorando completamente il mondo esterno. Non è chiaro se il pappagallo, le rose e il giardino siano reali, ma ogni elemento ha dei contorni sfumati e fa parte di un insieme dai connotati irreali. Interagiscono con lei altri personaggi altrettanto atipici: il militare Armand, il poeta Millet e l’amica lasciva Marie Louise. È Rose al centro della drammaturgia e gli altri ruotano attorno alla sua figura.
Tutti e tre vogliono portarla a Parigi per farle conoscere la modernità e il mondo fuori dal suo giardino, ma Rose rimane fedele alla sua natura. I dialoghi tra lei e gli altri personaggi sono costruiti su continui doppi sensi esilaranti apprezzati da un pubblico in sala partecipe e divertito. Dietro le conversazioni surreali tra i personaggi in scena, con tono leggero ed ironico, travestite da battute esilaranti, si nascondono feroci critiche e spietati attacchi alla realtà contemporanea come nel caso in cui Marie Luise ammette di vivere in “tempi presiliconici” e intende entrare nel cenacolo degli artisti portando a letto il poeta Millet, oppure quando Armand spiega a Rose cosa sia un dibattito: la normalità è parlarsi addosso o interrompersi, ma poi il pubblico non ricorda nulla di quello che si è detto. Sembra che l’autore abbia voluto trasporre in una condizione estraniante e trasognata, tutto il mondo contemporaneo, di cui i personaggi sviscerano le assurdità con un linguaggio raffinato ed elegante ma nel contempo impregnato di comicità e sarcasmo che mira a creare effetti sonori ritmici con l’uso della rima. Le interpretazioni dei quattro attori in scena appaiono perfettamente riuscite: movenze, mimica, toni di voce caratterizzano adeguatamente ruoli caricaturali che recitano “la parodia di se stessi”. Valeria Monetti (Rose), Piero Di Blasio (Armand), Mauro Conte (Millet), Ludovica Di Donato (Marie Luise) dimostrano di essere all’altezza delle aspettative del pubblico in sala, catturato dalla loro vivacità e dalla loro disinvoltura sul palco. Anche i costumi sono ben armonizzati nell’insieme possedendo un taglio curato e raffinato. Una tale complessa operazione è stata possibile grazie alla regia di Piero Di Blasio che imprime un tono vivace, movimentato, dinamico, restituendo al pubblico un prodotto godibile e divertente, nonostante la complessità della drammaturgia.
Mena Zarrelli
17 dicembre 2022