Recensione de Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello in scena al Teatro Quirino dal 8 al 13 novembre 2022. Regia di Gabriele Lavia.
All’entrata in sala, ancor prima dell’inizio dello spettacolo, la nostra attenzione è subito attratta dalla presenza sul palco di personaggi finti in abiti borghesi ai bordi della scena. Queste figure inanimate assurgono alla funzione di spettatori che scrutano da vicino le vicende che accadono davanti a loro. Ci appare significativa una tale scelta della regia. Nella visione dell’esistenza pirandelliana, il confine tra vita pubblica e privata è alquanto sfumato: l’ambiente esterno entra prepotentemente nella vita degli esseri umani interferendo con giudizi e preconcetti. Li costringe a trasformarsi da persone a personaggi che recitano costantemente un ruolo sociale. Beatrice Fiorica, la moglie del Cavalier Fiorica però si ribella a questo meccanismo di finzione. Scopre che il marito la tradisce con la moglie del ragionier Ciampa, un efficiente e devoto dipendente del consorte e decide di denunciare alla pubblica autorità i due amanti. Da questo momento troverà l’opposizione del fratello Fifì, di sua madre e perfino del delegato Spanò a cui si è rivolta per sporgere denuncia. Incredibilmente, resistenze insuperabili saranno avanzate proprio da Ciampa che preferisce continuare a vivere nelle sue illusioni e nella sua ipocrisia, piuttosto che portare a conoscenza del paese la verità; in caso contrario avrebbe praticato il delitto d’onore verso il Cavalier Fiorica e la moglie per recuperare l’onore perduto.
La drammaturgia pirandelliana ci pone di fronte al dramma dell’individuo contemporaneo: essere costretto ad indossare la maschera dell’impiegato efficiente, del marito perfetto, del cittadino rispettabile, come nel caso di Ciampa. Senza la protezione dell’onorabilità e della rispettabilità, l’essenza dell’individuo è scoperta e non regge il confronto con una società ipocrita, giudicante, imperniata sul perbenismo e sulla finzione. Agli antipodi è costruita la figura di Beatrice, che vuole abbandonare la zona di comfort della maschera di moglie soddisfatta, ma nella visione dell’esistenza pirandelliana, l’autenticità è un peccato che si paga caro: la moglie del cavaliere viene obbligata dal contesto che la circonda a far credere di essere pazza, per smentire la verità emersa sul suo matrimonio. Emblematiche di tutto il testo e del pensiero di Pirandello le parole di Ciampa in questo frangente: “Niente ci vuole a far la pazza, creda a me! Gliel'insegno io come si fa. Basta che Lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza”.
Lo stile registico di Gabriele Lavia appare inconfondibile: ogni aspetto dello spettacolo è stato curato nel dettaglio. La scenografia vede sullo sfondo e nei cambi scena dei teli chiari su cui è proiettato un gioco di ombre e di luci che preannuncia l’arrivo dei personaggi e nel contempo crea un’atmosfera suggestiva, calda. Il contorno realizzato dalle figure immobili in abiti borghesi dell’epoca, ripropone icone immerse nel clima della Belle Epoque che rimandano ai dipinti di Renoir. Al centro del palco invece, il salotto di casa Fiorica, che pur sottolineando la sontuosità degli arredi, comunica decadenza con mobili disposti male, storti, rotti. L’ambiente esterno riflette l’interiorità corrotta, sofferta dei personaggi. Esclusivamente dentro casa si può avere la libertà di esprimere il proprio malessere, le proprie contraddizioni, la propria natura. La recitazione di Federica Di Martino che veste i panni di Beatrice, pur restituendo credibilità al personaggio, presenta qualche sbavatura. In alcuni frangenti i toni e le risate arrivano al pubblico come eccessivi, stonati rispetto allo stile generale della pièce. Tali criticità emergono particolarmente nel duetto con Ciampa interpretato da Gabriele Lavia, che caratterizza un personaggio assolutamente ben riuscito: a tratti sornione, finge di ignorare la realtà, a tratti astuto, quando vuole aggirare gli ostacoli, a tratti ai limiti dell’ottusità, quando pensa di uccidere i due amanti per salvare la propria rispettabilità. Nella sua performance attoriale si avverte nel sottofondo una nota d’ironia che alleggerisce decisamente il testo. Lavia riesce così a tratteggiare la complessità e la contraddittorietà di un personaggio che infastidisce e allo stesso tempo intenerisce. Attorno ai due protagonisti una schiera di interpretazioni vivaci e briose come quella di Francesco Bonomo che presta il volto a Fifì e che si muove a passi di danza sulla scena o quella di Maribella Piani nel ruolo della balia Fana che riesce a coinvolgere il pubblico in sala con risate e divertimento grazie ad un’esilarante performance. Gli spettatori in una sala piena, appaiono coinvolti e divertiti.
Mena Zarrelli
11 novembre 2022
informazioni
8.20 novembre
Effimera Diana Oris
presentano
GABRIELE LAVIA
FEDERICA DI MARTINO
IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
con
FRANCESCO BONOMO MATILDE PIANA MARIBELLA PIANA MARIO PIETRAMALA GIOVANNA GUIDA BEATRICE CECCHERINI
scene Alessandro Camera
musiche Antonio Di Pofi
costumi ideati dagli allievi del Terzo anno dell’Accademia Costume & Moda
Matilde Annis, Carlotta Bufalini, Flavia Garbini, Ludovica Ottaviani, Valentina Poli,
Nora Sala, Stefano Ritrovato, coordinatore Andrea Viotti
regia GABRIELE LAVIA