Recensione di Angry Alan, andato in scena dal 19 al 22 novembre 2020 in streaming su Canale Vimeo del teatro Belli all'interno della rassegna Trend
Nel mondo contemporaneo hanno ancora significato parole come femminismo e maschilismo? Per il protagonista della nostra pièce teatrale, Roger, sì! Si tratta di un uomo americano di mezz'età che dal successo si ritrova nella fase discendente della parabola di chi ha perso in un attimo il lavoro e si sente declassato. Inoltre sta raccogliendo i cocci della sua vita sentimentale, inserendoci in un dialogo immaginario tra lui e Susan, l'ex moglie, e Courtney, l'attuale compagna. Ripercorre in un'ottica vittimistica il percorso della separazione e giunge alla conclusione che la causa dei suoi problemi è solo una: la società è dominata dalle donne e gli uomini comuni stanno cominciando a soffrire. S'imbatte nel sito di Angry Alan, fondatore del Movimento per la difesa dei diritti degli uomini, che sostiene la tesi di un complotto mondiale ginocentrico ordito con lo scopo di corrodere il potere maschile.
Per celare a se stesso la propria fragilità, le proprie difficoltà, i propri insuccessi, il responsabile viene individuato nella prorompente forza femminile che inizia ad occupare sempre di più ruoli da leadership. Nel monologo di Roger, la forza persuasiva delle sue idee è tale che non suscita fastidio o repulsione nello spettatore, bensì quasi simpatia e a tratti empatia, da indurre ad abbracciarne la causa di maschio frustrato e vittima. È sul finale che il pubblico emerge dalla spirale di autoinganno in cui lo ha trascinato il protagonista che scopre che il figlio vuol essere una donna...la sua reazione di rabbia, di sconcerto, in questo frangente fa smettere lo spettatore di colludere con la sua simpatia, rendendosi conto che la corrente di pensiero del Movimento per i diritti degli uomini racchiude una serie di luoghi comuni sull'universo femminile, volti a camuffare la fragilità che caratterizza anche il genere maschile.
Marco M. Casazza che dirige e interpreta lo spettacolo, riesce a caratterizzare in maniera irriverente e ironica il suo personaggio che rasenta il cinismo, salvo lasciare spazio quasi alla disperazione sul finale. La drammaturgia di Penelope Skinner sembra costruita su più livelli di verità, non è facile distinguere tra quelle che si racconta Roger e la realtà oggettiva di una società in trasformazione in cui non ci si riconosce più nei vecchi stereotipi di genere. La drammaturgia tende ad un equilibro tra tematiche così complesse e ironia dal taglio satirico, che mentre alleggerisce, confonde.
Filomena Zarrelli
24 novembre 2020