Martedì, 26 Novembre 2024
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Una poltrona per Giulia al Teatro Tordinona: non c’è posto per i sentimenti

Recensione dello spettacolo Una Poltrona per Giulia, di Marina Pizzi. Regia di Patrizio Cigliano. In scena al Teatro Tordinona dal 23 gennaio al 16 febbraio 2020

 

Nei preziosi ambienti del Teatro Tordinona, dove la storia sembra ancora riecheggiare, una commedia che si sottrae al giudizio del tempo, raccontando la natura universale del genere umano all’interno dell’asetticità di un contesto lavorativo attuale, figlio della nostra epoca. Qui sono i numeri e non le persone, ad essere protagonisti. La trama si sviluppa all’interno della sede italiana di una Multinazionale che fa capo a Zurigo. Giulia De Robertis, l’amministratore delegato italiano di tale impero, è una donna spietata.

La sua vita è assorbita esclusivamente dal lavoro, per il quale ha immolato la sfera affettiva, come dimostra il disinteresse per il figlio e la spietatezza verso i suoi dipendenti: nello specifico verso la sua segretaria particolare Tina e un suo sottoposto, Aldo Spada. Questi ultimi, frustrati e mortificati dai ritmi lavorativi esasperanti imposti dall’irriconoscente CEO, si contrappuntano caratterialmente a questa, concedendosi di esprimere con spontaneità anche le loro fragilità, rendendosi così più veri. Ma si sa..anche i capi più spietati hanno a loro volta un superiore a cui dover dire “sissignore”. Infatti, la dottoressa De Robertis deve, a sua volta, render conto del suo operato alla Sede Centrale di Zurigo che, non convinta della sua gestione, attraverso il suo portavoce, l’ambiguo professor Ettore, la costringe ad alcuni illeciti. Tali azioni le causeranno problemi con la giustizia, ai quali lei risponderà denunciando tutta l’Azienda.

A fronte di un nucleo narrativo non propriamente originale, la stesura di Marina Pizzi esplora in modo elegante e profondo l’essenza delle persone oltre le apparenze, rivelandone gli umani bisogni ed emozioni non sempre dicibili..quasi mai apprezzati. L’arrivo della madre di Giulia in Azienda ridimensiona ed umanizza la figura della terribile CEO rivelandoci di fatto una donna imperfetta, con momenti di sbandamento e di passate frequentazioni sbagliate dalle quali è nato un figlio il cui padre non è esattamente identificato. Di fatto Giulia è vittima di un pregresso e rigido dettame educativo paterno orientato alla perfezione: il suo replicare tale modello, anestetizzando i sentimenti, è stato l’unico modo per essere “vista”. Ella pagherà con un predominante appiattimento emotivo tale scelta che la depaupererà sempre più del tempo da dedicare agli affetti. Ma come in passato certe frequentazioni esprimevano la ribellione di Giulia al padre, anche ora ella sembra ribellarsi alle stesse regole, “frequentando” in gran segreto un suo dipendente, Giuseppe Paoletti, personaggio “ruvido” sideralmente distante da lei nei modi e nello stile..ovviamente. 

La regia di Patrizio Cigliano restituisce brio alla pièce attraverso un taglio cinematografico caratterizzato da una successione di singole sequenze narrative atte a sostenere lo sviluppo della trama senza disperderne la ritmica. Tale soluzione asseconda efficacemente   lo sviluppo a ritroso della stesura drammaturgica caratterizzata dal flashback. Apprezzabile la rimarcazione, attraverso un lavoro sul corpo, di alcuni concetti cardine che testimoniano come la costante brama di potere e di controllo possa inebriare e sfuggir di mano a chi già la possiede. L’immagine di Giulia De Robertis che, su una commistione improbabile di generi musicali, balla emulata nella coreografia dai suoi dipendenti diviene metafora di come il potere generi illusione di onnipotenza. Claudia Genolini (Tina) e Francesco Gabbrielli (Aldo Spada) interpretano efficacemente la doppia anima dei loro personaggi, alternando alla loro genuinità il desiderio di far carriera, lasciandosi parzialmente sedurre dalla prospettiva di potere. Beatrice Fazi nella “sua” Giulia De Robertis ci “racconta”, con credibilità, di una donna di fatto ingannata dai genitori ed imbrigliata irreversibilmete dal suo stesso personaggio. Il desiderio di cambiamento o di potere è il protagonista silenzioso che “interagisce” anche con Francesco Paoletti, efficacemente interpretato da Matteo Milani, dove nel suo flirtare con Giulia convivono la passione e la convenienza. Sufficientemente convincente Nicolò Scarparo che, nei panni del professore, trasmette la spietatezza di certi ambienti. Di rilievo la prova attoriale di Marina Zanchi nel ruolo di Matilde, la madre di Giulia: anche lei, in realtà, tenta di approfittare della posizione della figlia per un interesse “personale”. 

Pièce ben curata che ha saputo soddisfare appieno i canoni della commedia, custodendo, sotto uno strato immediatamenre visibile di leggerezza, un significato più denso, offrendo al numeroso pubblico, divertito e appagato, spunti e materiale da portar con sè.

 

Simone Marcari 

febbraio 2020

 

 

Informazioni

cast:

Beatrice Fazi (Giulia De Robertis)

Francesco Gabbrielli (Aldo Spada)

Claudia Genolini (Tina)

Matteo Milani ( Giuseppe Paoletti)

Nicolò Scarparo ( Ettore, il professore) 

Marina Zanchi ( Signora Matilde, madre di Giulia De Robertis)

Drammaturgia: Marina Pizzi

Regia: Patrizio Cigliano

Scene: Lucia Nigri ASC 

Costumi: Fabrizia Migliarotti

Aiuto regia: Luana Pesce

Movimenti coreografici: Oronzo Salvati

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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