Recensione dello spettacolo: Chiamalo pure amore. Di Luca Landi. Con Benedetta Gambale, Francesco Mondelli, Luca Landi, Antonio Pingaro, Gaia Zaccara. Regia di Luca Landi. Andato in scena al Teatro Petrolini il 10 e 11 settembre 2019
A volte succede di vedere l’amore anche quando non c’è, perchè tutti necessitiamo di provare emozioni e di essere importanti per qualcun altro, e quando ciò non succede spontaneamente, ci creiamo delle false convinzioni e delle immagini visionarie che ci rendono miopi rispetto alla realtà. Non sapremo mai dove questa finisce ed inizia il sogno, ma sappiamo cosa si prova al risveglio, quando tutto finisce e ci si ritrova soli.
Ciro (Luca Landi), disoccupato di professione e per nulla affannato nel cercarsi un lavoro, è stato da poche ore lasciato, tramite lettera, dalla sua fidanzata Roberta, e si trova al culmine del proprio sfinimento emotivo che gestisce con una certa discrezione; a prendersi cura di lui saranno i suoi due migliori amici, la coppia Chiara (Benedetta Gambale) e Salvatore (Francesco Mondelli) che, con modalità decisamente intrusiva, piombano a casa del loro amico a notte fonda per salvarlo da possibili “strane idee”. La coppia, sin dalle prime battute, non appare orientata ad assecondare realmente le esigenze del loro amico, come testimonia la noncuranza dei modi e dei tempi del loro intervento: Salvatore e Chiara, infatti, per distrarsi da loro stessi, si immergono in un’improvvisata relazione d’aiuto inevitabilmente sgangherata e recante più svantaggi che utilità a Ciro. A rendere ancor più incerto l’equilibrio su cui si fonda il rapporto tra i tre personaggi, caratterizzato da una sempre maggior amichevole irruenza di Salvatore e un’eccessiva ansia di accudimento da parte di Chiara, sarà la comparsa della prorsperosa Samantha, la nuova vicina di casa di Ciro, che dischiuderà nuovi orizzonti narrativi.
Tali sviluppi saranno caratterizzati da un precoce invaghimento di quest’ultimo, scambiato ingenuamente per amore, nei confronti della nuova arrivata, a cui si contrappunta la reale intenzione di Samantha, disposta a tutto, anche all’inganno, pur di sistemare economicamente se stessa e il figlio, frutto, questo, di un’avventura sbagliata. A muovere i fili della vicenda, sarà l’equivoco, vero camaleontico protagonista della scena: servendosi dell’ingenuità di Salvatore che, per renderlo più attraente agli occhi di Samantha dipinge Ciro come persona facoltosa, sviluppa nuove tematiche atte a raccontare l’animo umano e come le sue ferite passate influenzano il comportamento nel presente. Paradigma di tale dinamica sarà proprio Samantha (Gaia Zaccara) che portando le cicatrici di una storia sbagliata, non si concederà alla spontaneità delle relazioni: il suo appiattimento affettivo e il cinismo utilitaristico sono la sua vendetta personale verso il sesso maschile da cui si prende il proprio risarcimento per le delusioni passate. Perdendo l’abitudine al contatto e disconnettendo la sua polarità affettiva dalla interezza della sua persona, ella smetterà inconsapevolmente di essere anche madre: il figlio Antonio (Antonio Pingaro), come tutti i bambini, cerca l’accudimento materno e la spontaneità dei gesti semplici atti a riconoscerlo come persona: ma se tali attenzioni vengono a mancare o sono di altra natura, egli smetterà di riconoscere la madre come riferimento affettivo. Per tali motivi il piccolo Antonio si affezionerà a Chiara che con piccole e semplici attenzioni lo farà sentire importante e “visto”.
L’accurata drammaturgia di Luca Landi, orientata non solo sul versante comico ma attenta anche ai risvolti drammatici dell’agire umano, sembra svilupparsi, per lunghi tratti, per opposti, contrapponendo alla freddezza calcolatrice del personaggio di Samantha, la disarmante ingenuità di Ciro: questi sembra avere l’urgente bisogno di provare un brivido nuovo e di sentirsi importante per qualcuna, e poco importa se non è amore, se poi fa stare bene...a volte abbiamo bisogno anche di illusioni. La scarsa disinvoltura nella relazione con Samantha tradisce, inoltre, la poca dimestichezza di Ciro con le donne e con la vita in generale, impedendogli di vedere chi da sempre ha nutrito reali sentimenti per lui..
La coppia formata da Salvatore e Chiara è in crisi, ma nessuno dei due ha la forza di ammetterlo: ognuno, per non soffrire, sembra non accorgersi dei segnali di stanchezza che l’altro rimanda, ed entrambi preferiscono riversare la loro attenzione sul loro amico, un pò per amicizia... e un pò per non pensare.
A fronte della bontà del nucleo narrativo, la scrittura è sembrata, tuttavia, sovraccaricata da numerosi sviluppi della vicenda portante, con diramazioni non sempre originali. Interessante l’intuizione registica, da parte dello stesso Landi, di imprimere un taglio cinematografico alla rappresentazione, dividendo la stessa per sequenze inframezzate da istanti di buio che annunciavano la fine del capitolo e l’inizio del successivo, speziando così la narrazione di diverse sfumature cromatiche. Apprezzabile, inoltre, l’idea di tenere il medesimo allestimento scenografico per tutta la durata della vicenda, lasciando che fossero le luci a creare lo sfondo più opportuno, assecondando le diverse gradazioni emotive proposte dalla storia. La recitazione è sembrata complessivamente gradevole e la scelta di mantenere l’inflessione campana, non rinunciando a spunti dialettali, ha restituito ulteriore brio e comicità ai momenti più leggeri e densità e spessore ai passaggi più introspettivi. I personaggi, ben tratteggiati e definiti nelle loro differenti personalità, hanno dato vita a siparietti divertenti che hanno raggiunto l’apice nello scontro tra la personalità irruenta, ingenua e scoordinata di Salvatore e la sanguignità più controllata di Ciro.
Entusiastica risposta del pubblico che, con divertimento e partecipazione, ha promosso la proposta di Luca Landi.
Simone Marcari
12 settembre 2019