Recensione dello spettacolo Il caso Malaussène. Mi hanno mentito. Tratto dall’omonimo romanzo di Daniel Pennac. Con Daniel Pennac, Massimiliano Barbini e Pako Ioffredo. Regia di Clara Bauer. Andato in scena il 2 settembre 2019 al Teatro Argentina di Roma
È il lontano 1985: inizia la saga della famiglia Malaussène con la pubblicazione de: Il Paradiso degli orchi. Da quel momento le vicende surreali della famiglia più atipica del pianeta si sono sviluppate attraverso cinque successivi appuntamenti introdotti da: La Fata carabina (1987) il cui nucleo narrativo ruota attorno all’assurdità paradossale di una serie di delitti in cui si trovano indistricabilmente coinvolti i Malaussène. Caratterizzati da un elegante timbro caricaturale, La prosivendola (1989), Il signor Malaussène (1995) e La passione secondo Teresa (1999) sembrano appartenere al medesimo genere noir paradossale.
Quasi provato dall’ultimo atto della storia dei Malaussène, Pennac ci aveva giurato che non se ne sarebbe mai più occupato. Ma si sa che le passioni viscerali non si estinguono mai completamente, per cui nel 2017 lo scrittore francese è tornato sul proprio luogo del delitto arrendendosi alla forza dell’istinto: Il caso Malaussène. Mi hanno mentito è il prodotto di tale vittoria. Questa volta però, oltre a presentarci i protagonisti di sempre cresciuti ed invecchiati, Pennac è andato oltre. In occasione della presentazione italiana del libro, nel 2017 è nata, infatti, anche la trasposizione teatrale andata in scena anche al Teatro Argentina il 2 settembre. Il reading, tratto dalla medesima opera, vede sul palco, nel ruolo di protagonista, lo stesso Pennac affiancato da Massimiliano Barbini e Pako Ioffredo. L’attenzione è tutta puntata sul personaggio di George Lapietà, sul suo grottesco e, come sempre, surreale rapimento. Alle letture in francese, si alternano le traduzioni in italiano in cui Massimiliano Barbini e Pako Ioffredo costituiscono una sorta di doppio di Pennac.
A tal proposito risulta decisamente riuscita l’intuizione registica, da parte di Clara Bauer, di risolvere la staticità e artificiosità legate alla traduzione simultanea: Barbini e Ioffredo si alterneranno nell’impersonare il ruolo di Pennac stesso, offrendo una versione italiana recitata della medesima sequenza appena proposta, in lingua originale, dallo scrittore francese. In alcuni passaggi l’autore francese si cimenta con l’italiano sui cui errori di pronuncia, i suoi “due doppi” si divertono coinvolgendo anche il pubblico. Alcuni frammenti del reading diventano vere e proprie interpretazioni a tre voci, in cui ognuno impersona un ruolo con ritmo e vivacità, grazie ad una mimica, una gestualità e un’interpretazione dinamica ed ironica. I cambi scena sono scanditi dal gioco di luci e dalle musiche ritmate e perfettamente armonizzate al contesto narrato di Alice Pennacchioni: tale formula ha restituito brio e movimento ad un genere, quale il reading, che rappresenta un campo minato per attori e registi.
La regia e l’adattamento di Daniel Pennac e Clara Bauer hanno realizzato un risultato finale godibile, divertente e fruibile da un vasto pubblico. Il finale aperto ricalca quello del libro, in cui Pennac sospende e non risolve le vicende, lasciando intendere che continueranno al prossimo appuntamento letterario. In chiusura, infatti, il nostro scrittore-attore, esce dal reading per incuriosire il pubblico sui componenti della famiglia Malaussène che di fatto sono stati solo accennati all’interno della rappresentazione teatrale. Si intrattiene ulteriormente sulle scene per parlare del senso della scrittura per lui, su cosa significa scrivere un buon romanzo. L’elemento fondamentale della riuscita della piéce è da rintracciare nell’ elevato senso dell’ironia dei tre attori in scena di cui si avverte la scioltezza, la sintonia e la complicità: elementi che hanno garantito il costante coinvolgimento del pubblico per la durata dell’ intero spettacolo.
Mena Zarrelli
6 settembre 2019