Martedì, 26 Novembre 2024
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Tutto da sola: Giulia Nervi s’interroga sull’amore

Recensione di Tutto da sola in scena al Teatro Altrove il 9 e il 10 febbraio 2019, di e con Giulia Nervi, regia di Massimiliano Vado

 

Rosso è il colore prevalente dei costumi di Giulia Nervi, delle luci, della poltrona, delle scatole presenti in scena, tutto sembra tinto di questo colore che evoca l’amore.. Il monologo in scena nasce infatti proprio da questa domanda: “Ma che cos’è l’amore?” A risponderci all’inizio sono le voci registrate di adulti e bambini che si mescolano tra loro dandoci le versioni più dolci e delicate di questo sentimento, ma Grazia Cotugno, la presentatrice della trasmissione a puntate “Appuntamento con l’amore”, ossia il personaggio interpretato dalla Nervi, ci riporta ad un brusco risveglio: il suo fidanzato Walter l’ha lasciata e lei non riesce a rassegnarsi.

La domanda ricorrente per tutto lo spettacolo è: “Ma perché non torni Walter?”, dove attraverso sketch comici, parodie di film, singolari ospiti in sala, si cercherà di dare una risposta a questo interrogativo. In un dialogo paradossale tra la conduttrice e Mio Lo-mio, che avviene tra Giulia Nervi e il suo piede travestito da interlocutore, si cerca di indagare sul mistero di questo sentimento e sulla gelosia, ma tutto si conclude con una telefonata della fidanzata di Mio, cioè Mia, che lo lascia in diretta in trasmissione. Tra una puntata e l’altra di Appuntamento con l’amore, si susseguono canzoni con il cambio di costumi eccentrici e momenti comici come la comparsa di Dio che risponde alle preghiere di Grazia defilandosi con esilarante e simpatico menefreghismo. Dunque alla risposta: “Ma perché te ne sei andato Walter?” sembra non esserci un apparente soluzione se non in un momento di lucidità della rappresentazione, quando l’attrice si rende conto che a tenerci legate a persone che non ci amano, ci tradiscono palesemente, non appagano le nostre esigenze più profonde (come nel rapporto con Walter), è il bisogno, non il sentimento. Ma bisogno poi di cosa? Di non rimanere da soli. Dunque la paura della solitudine terrebbe in piedi relazioni altrimenti finite da tempo. Ma questa riflessione riguarda solo un passaggio della pièce, subito dopo si ritorna al tormentone: Ma cos’è l’amore? O Ma perché mi hai lasciato Walter? Finale aperto, una definizione da manuale non ci sarà data, ci verranno in aiuto le risposte fresche ed ingenue dei bambini della registrazione andata in scena a inizio spettacolo e i ricordi della conduttrice dell’amore tra il nonno e la nonna, che nonostante tutto, ha resistito fino alla fine dei loro giorni.

Lo spettacolo sembra rientrare nel grande contenitore del cabaret che per definizione è fatto di recitazione, canzoni e danze come ha fatto l’attrice in scena in un’ora e mezza di monologo. La drammaturgia però, in molti punti, perde il mordente, con battute e sketch non sempre originali. All’interno di questo grande contenitore, non sempre le esibizioni appaiono coerenti con il  leit motiv iniziale, come nel caso del pezzo sui cuochi dello Sri Lanka , che sembrano un frammento autonomo all’interno del tutto. È più la verve comica e la capacità attoriale della Nervi a trainare lo spettacolo, che una drammaturgia coinvolgente e comica. Ad aggiungere ritmo e vivacità alla scena, la regia di Massimiliano Vado che prevede i cambi scena cadenzati dalla presenza di Simone Musitano in qualità di aiutante dell’attrice nei travestimenti e di spalla nelle vesti del suo sogno erotico Ironman.

 

 

Mena Zarrelli

12 febbraio 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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