Recensione Risorgi in scena al Teatro Lo Spazio dal 24 novembre al 6 dicembre 2015
Monica, uomo di mezza età, che prima o poi cambierà sesso (è già a metà strada) gestisce col figlio Traiano, avuto dalla relazione con una rumena che sfruttava in passato, un racket basato sulle elemosine di persone storpie e deformi (per l'appunto i cionchi).
Ma uno di loro, Latodestro, carico d'odio e rabbia come Spartaco a Cuma, si ribella e porta via con se arrancando tutti e stringe alleanza con tutti gli altri malviventi che sperano di mettere le mani sugli affari di Monica.
Quest'ultimo ovviamente ha molti nemici nella malavita e a quanto pare recentemente anche un poliziotto gli sta addosso.
Monica nonostante il suo cinismo ha un amante, Sergio, un giovane marchettaro incapace di fare marchette, pieno di complessi e soggetto a strani attacchi, che ama. Arriva poi un certo Tommi, un cameriere tutto muscoli e azione, che fa combattimenti clandestini e che per procurarsi le "bombe illegali" precombattimento ha fatto diventare una (in)tossica(ta) anche la sua ragazza, Rosa, che così ha perso il suo lavoro di assistente sociale. Sergio s'innamora di Tommi e trova in lui il motivo e la forza (?) per cambiare vita, Traino farà il passo falso di passare dalla parte di Latodestro, Monica si darà per morta, Sergio per trarre in trappola lo storpio rivoltoso darà una festa...l'epilogo sarà sanguinario: Monica grazie a una foto truciderà Tommi perché riconoscerà in lui il poliziotto che lo pedinava e farà capire a Sergio che "Non c'ha mai capito un cazzo di nulla", condannerà il figlio a continuare la vita che fa perché è questa la peggiore punizione che può infliggergli e farà storpiare ulteriormente Latodestro riportandolo nel suo stato di schiavitù originaria.
Lo spettacolo di Duccio Camerini analizza in modo impietoso una periferia di Roma putrescente raccontandoci una storia verosimile ai limiti del credibile eppure oltremodo realistica.
La città eterna ci appare in lontananza come un limbo livido e corrotto, una città imperiale sotto il dominio di Nerone o di Caligola, dove ognuno di noi vive in balia di tutti gli altri.
Tematiche forti che non hanno nessuna pretesa pasoliniana ma che invece ricordano più da vicino la periferia romana allo sfascio dell'Amore tossico di Claudio Caligari.
Attori all'altezza delle parti, regia interessante, come anche la disposizione dei posti in funzione della fruizione dello spettacolo in rapporto a un punto di vista individuale variabile.
Uno spettacolo per molti aspetti interessante, che lascia in chi l'ha visto diversi interrogativi e tanti dubbi sulla realtà apparente che ci circonda e su una città crollata in un baratro dal quale sembra non risorgerà mai più. Peccato che il pubblico in sala fosse davvero poco.
Fabio Montemurro
29 novembre 2015