Martedì, 26 Novembre 2024
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Al teatro Brancaccino #salvobuonfine: Le incognite sociali ai tempi dell' I like

Recensione #salvobuonfine in scena al Teatro Brancaccino dal 12 al 22 novembre 2015

Il regista e autore della drammaturgia di questo spettacolo s'impegna affrontando un tema dalla controversa natura. Oggi sembrerebbe quasi superato e addirittura noioso volere e sentire parlare dell'omosessualità data l'enorme quantità di letteratura e bombardamento mediatico a cui la società è stata sottoposta sopratutto tra la fine dello scorso millennio e gli inizi di questo in cui viviamo, grazie a media, stampa e passaparola. Eppure c'è chi come Giancarlo Nicoletti crede che sia ancora il caso testimoniarne e trattarne i perversi risvolti dato che spesso non si è trattato di un' effettiva riflessione sulla natura umana ma di una catalogazione, un'etichettatura su chi è normale e chi no. Le conseguenze sono che tutti possono giudicare e se lo credono anche di denunciare chi viene considerato scorretto per come pensa e per come agisce. Meglio però, deve aver pensato Nicoletti, sarebbe di descrivere il contesto in cui avviene la manifestazione di questa natura: il fragile contesto sociale della società moderna.

 

Si, perché in questo spettacolo tutti sono coinvolti, non solo coloro che mettono in dubbio la loro sessualità ma anche coloro che pur ritenendo di avere un ruolo ben definito all'interno dei rispettivi gruppi sociali affronta le prove che la vita pone tutti i giorni in quanto madre, padre, giovane adolescente, talentuoso intellettuale e amico.

L'evoluzione degli episodi che narrano del giovane protagonista, Salvo Buonfine, ci spiegano come un giovane come tanti possa oggi, farsi condizionare da quegli stessi archetipi che fino al giorno prima hanno rappresentato le basi della sua personalità.

Salvo è giovane, alla moda, simpatico, sfacciato, intraprendente eppure è proprio da qui che comincia ad insinuarsi il dubbio. Quando lui scopre che la brillante immagine che mostra di se potrebbe solo essere causa di derisione e di maldicenza, perde tutti i riferimenti E perché? Perché spesso è più semplice far parlare noi stessi attraverso gli artefici che adottiamo ma quando questi dimostrano di essere solo una copertura, un involucro della materia, ecco che viene fuori la vera essenza. E parlare a se stessi è molto più complicato di quanto si possa pensare.

Salvo si pone delle domande, chi gli dovrebbe rispondere se ne pone altre dato che la vita non fa che avvolgerci come in una nube interrogativa.

Tutti i personaggi in scena, attraverso un'ottima gestione dello spazio scenico, alternano il racconto degli episodi anche se forse per ragioni narrative sembra manchi il tempo di scandagliare la vita di ciascuno, nello stesso modo in cui si fa per il suo protagonista. Ora in luce, ora in ombra l'attenzione del pubblico è indirizzata alle voci che raccontano ma senza perdere di vista gli elementi che costituiscono l'ensemble.

Lo spettacolo mantiene per buona parte della piéce un tono leggero prendendo spunto dalla nota commedia degli equivoci, benché adeguata alla bolla mediatica contemporanea e forse alle volte calca un po' troppo la mano, ma con buone probabilità il repetita iuvant può aver rappresentato un'epifania per chi se n'è finora distanziato.

Sempre in maniera vivace e senza mai perdere il punto di vista, il pubblico è chiamato a riflettere su temi molto importanti quali l'ignoranza sociale e la discriminazione.

La speranza è che il messaggio sotteso volesse scardinare quei cliché che identificano l'omosessualità e la sua manifestazione, anche se in più di un'occasione ciò non appaia del tutto esplicitato.

Quindi sorgono le domande e se il giovane non fosse stato alla moda, o se l'intellettuale non fosse di un'agenzia editoriale, non sarebbero comunque omosessuali o presunti?

Forse è da qui che dovrebbe partire la reale svolta ma questa è un'altra storia e solo il tempo ce ne darà prova.

 

Silvia Doria

 

16 novembre 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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