Recensione de Il peccato in scena al Teatro Studio uno dal 1 al 4 marzo 2018
Sostiene Nietzsche in Al di là del bene e del male che “il cristianesimo diede da bere a Eros del veleno - costui in verità non ne morì, ma degenerò in vizio”: sebbene in apparente antitesi, Sessualità e Cristianesimo hanno a ben guardare un legame tanto subliminale quanto indissolubile: alcuni dei termini cardine di questa religione, come “passione” o “estasi”, racchiudono significati decisamente ambigui.
Un’ambiguità che cresce mano mano che ci si addentra nei meandri della mistica, dove sante e santi intrattengono un rapporto con la divinità praticamente carnale. Capita quando una religione impone l’astensione dal piacere ricreativo, concedendo solo quello riproduttivo, stigmatizza il corpo e pretende di subliminare gli istinti più umani. Prova ne sono i muscolosissimi corpi torturati dei martiri, le splendide membra sottoposte alle più sadiche prove delle martiri e l’impeccabile forma fisica di quasi qualsiasi crocifisso: per godere visivamente di un bel corpo, senza macchiare però la coscienza, non resta che recarsi in chiesa. Lo ha ben capito il Cattolicesimo, che intitola - argutamente? - il Nuovo lezionario festivo per la santa messa cattolica “Apri la tua bocca la voglio riempire”. Gli evangelici, con la loro predicazione spesso violenta ed estrema, non sono da meno: negli Stati Uniti assurgono allo status di vere e proprie star, ben oltre la propria comunità locale. Un esempio è ben rappresentato dalla giovane pastora protagonista de Il peccato, nuovo lavoro scritto e diretto da Giacomo Sette, portato in scena dal Teatro Studio Uno che ne è anche produttore.
Lo spettatore si trova suo malgrado a divenire parte di quell’assemblea che, instancabilmente, questa custode di anime (Sarah Nicolucci) con il blando supporto di una devota (Beatrice Fonti) arringherà per tutto la rappresentazione. Il tono che non ammette repliche, la capacità di alternare suppliche a imposizioni, l’efficacissima mimica della Nicolucci permettono a chiunque di sperimentare, senza pericolo, un assaggio delle più diffuse tecniche di persuasione religiosa: si va dalla predica all’accusa, dai riferimenti alle sacre scritture all’autobiografia giungendo a un culmine di parossismo che, suo malgrado, squarcia il velo di quel binomio inconfessabile facendo scorrere un brivido su per la schiena di chi guarda.
Con Il peccato Giacomo Sette continua il suo lavoro di crescita autoriale, drammaturgica e registica, indagando un tema non facile attraverso una messinscena la cui trama e struttura sulla carta rischiano di accartocciarsi su se stesse. Invece,forte di una gran buona scrittura e supportato da un’eccellente attrice come Sarah Nicolucci, Il peccato riesce a dare uno scossone alla coscienza delle anime belle, inquietare non poco e suscitare diverse riflessioni, scoprendosi uno spettacolo penetrante. Nel senso più Cristiano del termine, ovvio!
Cristian Pandolfino
7 marzo 2018