Recensione di Musica Ribelle - Opera Rock, Teatro Nuovo di Milano, 8 ottobre 2017
Musica ribelle - Opera Rock è uno spettacolo che entra dentro e coinvolge.
La nuova produzione di Todomodo e Bags Entertainment è nata con lo specifico intento di scrivere e realizzare uno spettacolo sulla musica, la testimonianza artistica e umana di Eugenio Finardi: intento decisamente raggiunto e con successo.
I brani del primo decennio della carriera del più “ribelle” cantautore italiano, fanno da tessuto narrativo a tutto lo spettacolo. Interamente riarrangiati da Emiliano Cecere e Alberto Carbone, sotto la supervisione dello stesso Finardi, diventano drammaturgia che si aggiunge e integra al testo e alla drammaturgia di Francesco Niccolini. Un’operazione sicuramente complessa, ma davvero ottimamente riuscita.
Musica ribelle è uno spettacolo teatrale decisamente rock, sia nelle musiche che nell’anima e nel concetto che vi è alla base e che viene ampiamente rappresentato.
I brani vengono eseguiti dal vivo, in scena, con sonorità che vanno da quelle rock-prog originarie degli anni ’70 fino ad arrivare al d’n’b e alla techno, ma senza tralasciare le ballate. Tra versioni estese e medley si ritrovano i grandi versi del cantautore e poeta Eugenio Finardi: Dolce Italia, Patrizia, Un uomo, La radio, Amami Lara, Extraterrestre, Voglio, Non è nel cuore, Scimmia, Come in uno specchio, I fiori del maggio, Cuba e le immancabili La Forza dell’Amore e Musica Ribelle.
Il tutto è inserito in un contesto narrativo unico, in cui musica, liriche, dialoghi e drammaturgia sono una cosa sola grazie anche alla splendida e attenta regia di Emanuele Gamba.
La storia si svolge a Milano e si snoda su due archi temporali differenti.
Oggi: una street gang di giovani rapper, graffitari e dj affitta uno scantinato per organizzare un rave notturno. Servirà loro solo per una settimana, il tempo necessario per recuperare la “roba” utile al rave. Capogruppo è Lara93, leader carismatico che si troverà a confrontarsi con Hugo (altro nick di circostanza), proprietario dello scantinato col quale nascerà un confronto dialettico che cela la reciproca curiosità di conoscersi.
Anni ’70, precisamente 1973. Lo stesso scantinato è il rifugio di un collettivo politico, sala prove per la loro musica, ma anche sede della stamperia e della radio libera. Vento, un ragazzo impegnato politicamente, ma anche un po’ sognatore, è il leader di questo gruppo che vivrà lo scontro tra i propri sogni e ideali contro le utopie e le contraddizioni degli anni ’70.
Le due storie corrono parallele. Sette anni per Vento e il suo collettivo, sette giorni per Lara93 e il suo gruppo.
Musica ribelle è uno spettacolo bellissimo che racconta una storia di ragazzi pronti, oggi come ieri, a ribellarsi per difendere i propri diritti; una storia di giovani e di adulti, di uomini e di donne, di impegno civile e sociale, di passione, forza, poesia, amore, vita e musica.
Uno spettacolo che ha molto da dire e lo fa riuscendo a coinvolgere più generazioni. Si parla di politica, di sesso, di droga, ma soprattutto si parla di sogni e di ideali per i quali per i quali si deve combattere.
Musica ribelle non fa propaganda politica, non è un incitamento alla droga o un inno al sesso libero. Racconta due periodi storici, due generazioni a confronto con il proprio presente, le proprie battaglie e il proprio modo di combattere queste battaglie e fare contestazione. Non dà giudizi di valore; offre, propone e rappresenta due contesti in cui, come in ogni tempo, convivono politica, impegno sociale e contestazione.
Piuttosto, il messaggio che Musica ribelle rappresenta è il risveglio delle coscienze, la necessità urgente di ricordare che se vogliamo ottenere qualcosa da noi stessi, dalla nostra vita e dagli altri ci dobbiamo impegnare attivamente. C’è un richiamo alla necessità impellente di prendere coscienza del tempo in cui viviamo e del modo migliore per attraversarlo costruendo qualcosa di buono, positivo e propositivo per noi e per chi verrà dopo. Dobbiamo essere consapevoli di ciò che ci accade intorno e del fatto che siamo e dobbiamo essere i motori del cambiamento.
Musica ribelle non indica il modo o la direzione, ma lo stato dell’essere. Solleva il problema, scuote le coscienze, senza offrire soluzioni né politiche né sociali e anche ponendo di fronte alla delusione della sconfitta.
E’ un’opera che per il suo tessuto musicale e drammaturgico, per i suoi contenuti, per le immagini evocative e per la poesia che contiene e sprigiona, parla un linguaggio vero e universale. Uno spettacolo emozionante e sincero che parla a tutti, raccontando ciò che siamo stati ieri e ciò che siamo oggi, lasciando allo spettatore la facoltà di scegliere cosa diventare.
In scena un cast di enorme talento e un gruppo di musicisti/attori che suonano del vivo. Dodici giovani attori e attrici, quasi tutti impegnati in doppi ruoli (i ragazzi degli anni ’70 e quelli di oggi), che vincono una prova difficile e impegnativa non solo con energia e grinta, ma, soprattutto, con talento. Un gruppo di cantanti e attori in cui ognuno davvero porta qualcosa di forte e bello ad ogni personaggio.
Così, non ci solo solo gli straordinari protagonisti Federico Marignetti, sublime e perfetto in tutto (recitazione, canto, interpretazione); Massimo Olcese, straordinario; Arianna Battilana, piacevolissima scoperta, intensa e sorprendente; Mimosa Campironi, sempre meravigliosa e giusta, ma tutto un cast di bravi professionisti altamente preparati: Alessandro Baldi, Gabriel Glorioso, David Marzi, Marta Paganelli, Filippo Paglino, Albachiara Porcelli, Benedetta Rustici, Luca Viola.
Bella e carica la band costituita da Filippo Bertipaglia, Andrea Mandelli e Francesco Inverno.
Infine nelle scene corali la presenza dello swing con gli allievi del Teatro Nazionale della Toscana e della Fondazione Teatro Goldoni di Livorno coordinati da MTS – Musical the School di Simone Nardini.
La regia di Emanuele Gamba riesce a rappresentare con agilità e precisione due epoche che continuamente si accavallano, facendole piano piano avvicinare, fluendo l’una nell’altra fino ad abbracciarsi.
Sicuramente un’operazione complessa raccontare due periodi storici, sette anni e sette giorni, in un unico spazio scenico, ottimamente suddiviso e utilizzato, un cast impegnato in doppi ruoli e tutto il resto. Complessa, ma perfettamente riuscita e anche con grande effetto.
La scenografia è parte integrante dello spettacolo e non poteva non esserlo visto l’intrecciarsi di storie e di vite. Lo scantinato, con le sue saracinesche e i suoi oggetti d’epoca, è cuore dell’intera scena, ma anche ponte: ponte tra le epoche, ma anche materialmente, grazie alle due scale laterali, quasi come due portali, consentendo di poter essere sfruttato anche nella parte superiore dove ogni volta si svolge un secondo livello dell’opera.
Il tutto completato da proiezioni video che commentano la drammaturgia, come i bellissimi graffiti di Chiara Zanna e le parole che cadono dall’alto e si incastrano, come nel tetris, quando Lara93 legge i diari di Hugo (ricordi, elegante, petto nudo, amore, Hugo, potere…)
Bellissimi anche i costumi che riproducono fedelmente i due mondi raccontati.
Ci sarebbero ancora mille cose da dire e raccontare, mille elementi che rendono questo spettacolo qualcosa di davvero bello che varrebbe la pena far girare per l’Italia.
Musica ribelle - La forza dell’amore è un invito a non smettere mai di sognare e di crederci: “I sogni non muoiono mai, covano sotto le ceneri”.
Hanno solo bisogno di qualcuno che soffi ancora sulla brace per far riaccendere la fiamma.
Flaminio Boni
10 ottobre 2017
informazioni
Musica ribelle - Opera rock
musiche di Eugenio Finardi
soggetto di Pietro Contorno
testo e drammaturgia Francesco Niccolini
regia Emanuele Gamba
direzione musicale Stefano Brondi
con Federico Marignetti, Massimo Olcese, Arianna Battilana, Mimosa Camiproni
e con Alessandro Baldi, Gabriel Glorioso, David Marzi, Marta Paganelli, Filippo Paglino, Albachiara Porcelli, Benedetta Rustici, Luca Viola
band Filippo Bertipaglia, Andrea Mandelli (studenti del CPM Music Institute), Francesco Inverno