Sabato, 02 Novembre 2024
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Il pianoforte di Ciammarughi e la forza drammatica di Eugenio Allegri alla riscoperta delle Laudi di Jacopone da Todi

Recensione dello spettacolo "Del folle amore, suoni e parole per fratello Jacopone", in scena al Todi Festival 2017.

L'inedito recital pone al centro del suo essere la figura del più illustre cittadino tuderte

Jacopone da Todi interpretato da Eugenio Allegri e musicato da Ramberto Ciammarughi rappresenta una delle più vivide sfide di questa edizione del Todi Festival. Una sfida prima di tutto perché portare a teatro delle poesie non è facile, dato che l'ambiente teatrale è già di per sé di nicchia e il pubblico moderno è decisamente più abituato alla prosa che alla rima, ma soprattutto perché la scelta di omaggiare le Laudi di Jacopone da Todi, sebbene mirata, può non rappresentare una facile chiave di lettura per tutti, amanti della poesia e non. 

 

Ecco perché merita un plauso lo spettacolo di Allegri, che ha dato una vera prova di coraggio scegliendo di portare al pubblico del festival il testo delle laudi così com'è, senza adattarne il linguaggio ai giorni nostri per renderlo maggiormente fruibile agli spettatori in sala, come preferito da alcuni, e per averlo reso quasi cantabile grazie all'accompagnamento del pianoforte di Ciammarughi, interprete raffinato che, in queell'ora di spettacolo, ben si contende il palco con Allegri. 

La musica del pianoforte, infatti, qui è protagonista al pari delle strofe, e probabilmente le laudi, così come recitate appassionatamente da Allegri non avrebbero granché senso senza l'accompagnamento, ora leggiadro ora deciso, del piano che conferisce loro una musicalità nuova, diversa e originale, che non sembrava potessero avere. Questo mix di musica e recitazione riesce ad appassionare la platea che gode dell'autenticità di un testo scritto in antico dialetto umbro con una forza di sentimenti difficile da trovare altrove. 

Attraverso le Laudi, emerge il pensiero e la filosofia di Jacopone da Todi che è stato il più puro e radicale sostenitore della regola francescana delle origini, il che lo portò a opporsi all'allora Papa Bonifacio VIII, che lo fece rinchiudere in prigione per frenare la sua lingua senza pensare che il francescano avrebbe potuto partorire i suoi pensieri su carta. Proprio aggrappandosi fermamente a quelle laudi, Allegri rievoca Jacopone restituendo al pubblico un'interpretazione appassionata e coinvolgete, pregna della stessa drammaticità del testo originale di cui fa emergere la profonda trascendenza e forza, riflesse al tempo stesso dalla musica che segue di pari passo il crescendo della declamazione. 

E' grazie al binomio vincente di testo e musica che nel pubblico riesce a farsi spazio pian piano l'immagine di quell'uomo detenuto nella sua cella dalla quale si abbatte contro il Papa, esprimendo il suo senso di frustrazione attraverso il parossismo delle sue strofe.

Decisamente vincente questo spettacolo che si presenta in un'edizione del festival che, mai come quest'anno, è volta a omaggiare il teatro in forme nuove e inedite.

 

Diana Della Mura

31 agosto 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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