Domenica, 24 Novembre 2024
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La stagione 2020/21 del Teatro Di Roma: tempo di ricostruire

La presentazione della nuova stagione del Teatro di Roma, svoltasi al Teatro Argentina il 30 Settembre 2020

 

Non si poteva, nella presentazione della nuova stagione del Teatro di Roma, prescindere dalla situazione attuale. La maledetta pandemia ha impregnato l’atmosfera e i discorsi, era inevitabile. La crisi del settore, i conti che non tornano, le preoccupazioni per il futuro sono emerse già dall’introduzione di Emanuele Bevilacqua, presidente del Consiglio di Amministrazione, assieme a problematiche contingenti di cui ha voluto dare contezza ai presenti: i riscontri comunque positivi nel bilancio, le polemiche sulla questione della distinzione fra competenze artistiche ed amministrative, la nomina del nuovo Direttore.

Il Direttore artistico Giorgio Barberio Corsetti, nel suo lungo e sentito discorso, ha voluto trasportare la situazione di cronaca verso un’analisi del nostro momento storico, per poi giungere all’essenza del progetto che lui, assieme a Francesca Corona, consulente artistica del Teatro India, hanno immaginato. La precarietà dovuta all’incertezza del futuro diventa una condizione dell’essere, che si esprime in una permanente sospensione. “La crisi” – dice Barberio Corsetti - “è una condizione permanente e strutturale“. Crisi che, certo, è innanzitutto occupazionale e che “colpisce in modo drammatico il teatro, per la riduzione delle capienze, per la chiusura dei luoghi”. Ma che è anche un veleno che intossica la società e, generando “divisione, rabbia profonda, impotente, che si scaglia in ogni direzione”, tende a distruggere “ogni idea di soggetto collettivo”.

Parte da qui il progetto di Barberio Corsetti: attribuire, o meglio riconfermare al Teatro una funzione fondamentale: essere “il luogo del dispiegamento e della liberazione di desiderio e immaginario” dove “ricominciare a parlare e liberarci dall’afasia diffusa, dalla nebulosità del pensiero”. Non solo spettacolo fine a sé stesso, non solo mero intrattenimento quindi. “Il teatro è il cuore attorno a cui spingere a fondo il pensiero poetico e politico insieme”.

Nasce così il Cantiere dell’immaginazione. Il teatro come luogo in cui “l’invisibile e l’intangibile si tengano insieme al materico, al sensibile”. In cui le menti si ritrovano nella presenza e il libero volo della loro creazione, si fa prima arte per poi innalzarsi ad essere costruzione di una nuova società, edificio da fondare sulle macerie del presente. Dall’arte sono sempre partite spinte rivoluzionarie. Il teatro, in quanto luogo, dà loro una spazio, in cui i cambiamenti attesi siano costruzione – un Cantiere appunto – e non distruzione. “È tempo che la libertà della poesia ci insegni di nuovo la libertà che possiamo avere nell’agire nel mondo Attorno al palcoscenico, attorno agli spazi delle rappresentazioni, delle esposizioni dei corpi reali e immaginari, deve potersi irradiare un flusso di pensiero e di pratiche, di incontri, di riflessioni su altri mondi possibili.”, dice Barberio Corsetti.

Ed ecco quindi che la nuova stagione del Teatro di Roma, presentata nel seguito della conferenza dagli stessi Giorgio Barberio Corsetti e Francesca Corona, assume un significato più alto di una consueta offerta artistica. È un programma politico, è una missione. È una stagione che si è voluta, nonostante le circostanze, ricca, eterogenea, inclusiva, rappresentativa di diverse forme d’arte, di voci di varia provenienza, di progetti applicati su più fronti. La stagione è stata suddivisa in due parti: una prima, da Settembre a Gennaio, con una programmazione principalmente connotata da produzioni e coproduzioni; una seconda  articolata tra novità produttive, internazionali ed ospitalità, accompagnata dalla riprogrammazione di alcuni spettacoli sospesi a causa del lockdown. Un totale di oltre 50 titoli, di cui 11 recuperi, con 27, fra produzioni dirette e coproduzioni e 27 spettacoli ospiti.

Nella prima parte della stagione del Teatro Argentina spiccano la presenza della drammaturgia scandinava con l’Uomo senza meta di Arne Lygre, per la regia del giovane Giacomo Bisordi, l’adattamento di La metamorfosi di Franz Kafka a cura dello stesso Barberio Corsetti, le letture di Massimo Popolizio da Steinbeck (Furore) e Belli, le illustri presenze di Emma Dante, con la sua denuncia in favore delle donne offese dalla violenza (Misericordia) e Roberto Andò, che in Piazza degli eroi dà voce al monito di Thomas Bernhard contro il ritorno dei totalitarismi. Nella seconda parte avranno spazio il realismo classico ed amaro di Eduardo nella lettura di Carlo Cecchi (Sik-Sik L’artefice magico) e il racconto distopico dell’australiano Andrew Bovell, When the rain stops falling, per la regia di Lisa Ferlazzo Natoli. Ed inoltre la prova solistica di Silvio Orlando in La vita davanti a sé e la riscrittura del Macbeth shakespeariano di Angela Dematté e Carmelo Rifici.

Nella stagione del Teatro India si notano la controversa opera di de Sade (La filosofia nel boudoir), l’omaggio a Pasolini (Questo è il tempo in cui attendo la grazia), gli atti unici di Eugène Labiche in Vaudeville!, la drammaturgia contemporanea di Elvira Frosini e Daniele Timpano (Ottantanove), il conflitto generazionale in Chi ha ucciso mio padre di Edouard Louis, per la regia di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini.

Parte importante dell’offerta, come detto, è la presenza di produzioni straniere, distribuite fra la programmazione dell’Argentina e dell’India. Sarà ospitato il collettivo catalano El Conde de Torrefiel (La Plaza e Las protagonistas), il portoghese Tiago Rodrigues (Catarina e a beleza de matar fascistas, racconto di una famiglia che si tramanda la missione di eliminare i rappresentanti del fascismo) e la francese Phia Ménard (Maison Mère, ipotesi di una dimora di protezione per l’Europa e Saison Sèche, storia di sette donne che sfidano il potere patriarcale con la danza).

Di assoluto rilevo la presenza di Sun & Sea, una installazione performativa vincitrice del Leone d’Oro Arte all’ultima Biennale di Venezia, delle artiste lituane Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite.

La corposa e multidirezionale produzione del Teatro di Roma si completa con la rassegna di danza Grandi Pianure, con un gran numero di spettacoli di altissimo livello, la programmazione dedicata alle nuove generazioni (fra le proposte il testo Kafka e la bambola viaggiatrice, per la regia di Fabrizio Pallara), l’impegno del Laboratorio Teatrale Integrato Piero Gabrielli, che favorisce l’inclusione di attori con o senza disabilità e che presenterà due opere di Gianni Rodari, Gli attrezzi di Rodari e L’albero di Rodari, il Cantiere Amleto, progetto condotto dallo stesso Barberio Corsetti nelle periferie romane. Ed inoltre mostre, incontri, laboratori che ridaranno finalmente vita agli spazi del Teatro Valle.

E allora è tempo di tornare nelle platee. Il Teatro di Roma, con la sua ricchissima stagione, ce ne offre infinite occasioni. Ma soprattutto ci mette a disposizione un cantiere. Perché non è più tempo per assistere soltanto. È tempo di tornare ad immaginare. È tempo di tornare a costruire.

 

Valter Chiappa

4 ottobre 2020

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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