Sogno di una notte di mezza estate
Dal 2 al 12 luglio 2015 ore 21.15, lunedì riposo
regia di Riccardo Cavallo
traduzione di Simonetta Traversetti
Prodotto da Politeama Srl
La notte di mezz’estate è una notte magica e il titolo ne svela immediatamente l’atmosfera onirica, irreale anche se, come viene precisato, la notte in cui si svolge gran parte dell’azione è quella del calendimaggio, la celebrazione del risveglio della natura in primavera e non in estate. E’ comunque l’augurio di un risveglio gioioso. Ma è davvero così? Tre mondi si contrappongono: il mondo della realtà (quello di Teseo, Ippolita e della corte), il mondo della realtà teatrale (gli artigiani che si preparano alla rappresentazione) e il mondo della fantasia (quello degli spiriti, delle ombre). Ma i sogni alle volte possono trasformarsi in incubi: il dissidio fra Oberon e Titania che rivela a un certo punto un terribile sconvolgimento nel corso stesso delle stagioni, il rapporto tra Teseo e Ippolita, il conquistatore e la sua preda, la brutalità di certi insulti che gli amanti si scambiano sotto l’influsso delle magie di Puck.
“Sogno di una notte di mezza estate”, scritta in occasione di un matrimonio, è come una serie di scatole cinesi. All’esterno dell’opera ci sono la sposa, lo sposo e il pubblico, all’interno le coppie, Teseo e Ippolita, Titania e Oberon e i quattro innamorati e nell’opera dentro l’opera, i teatranti, la vicenda di Piramo e Tisbe. In questo mondo stregato domina il capriccio, il dispotismo di Oberon che attraverso Puck gioca con i mortali e con Titania, per imporre il suo dominio. Si compie quindi su Titania quella violenza che Teseo compie su Ippolita e che Egeo vorrebbe compiere sulla figlia costringendola a un matrimonio che respinge. Si noti la sequenza degli scambi fra gli amanti. Si inizia con Ermia che ama Lisandro e con Elena che ama Demetrio, ma quest’ultimo con l’appoggio di Egeo, padre di lei, vuole invece conquistare Ermia. Si passa, attraverso l’intervento “magico” di Puck, al folle girotondo in cui Ermia insegue Lisandro, Lisandro Elena, Elena Demetrio e Demetrio Ermia. E non è finita. Perché Ermia, alla quale dapprincipio aspiravano entrambi i giovani, sarà abbandonata da tutti e due, innamorati ora di Elena, e solo nel quarto atto dopo un nuovo intervento di Puck, si avrà la conclusione in cui gli amanti formeranno davvero due coppie.
La grandezza di Shakespeare sta nell’aver saputo coinvolgere tre mondi diversi, ciascuno con un suo distinto linguaggio: quello delle fate che alterna al verso sciolto, canzoni e filastrocche, quello degli amanti dominato dalle liriche d’amore e quello degli artigiani, nel quale la prosa di ogni giorno è interrotta dalla goffa parodia del verso aulico.
Il mondo è folle e folle è l’amore. In questa grande follia della natura, l’attimo di felicità è breve. Un richiamo alla malinconia che accompagna tutta la vicenda.
Riccardo Cavallo
Interpreti
(in ordine alfabetico)
NICK, BOTTOM
TITANIA, REGINA DELLE FATE
ELENA
DEMETRIO
IPPOLITA, REGINA DELLE AMAZZONI
SNUG
TESEO, DUCA D’ATENE
LISANDRO, INNAMORATO DI ERMIA
PUCK
ERMIA
TOM, SNAOUT
FAIRY
MAESTRO DI CERIMONIE
OBERON, RE DEGLI ELFI
EGEO, PADRE DI ERMIA
PETER QUINCE
FRANCIS, FLUT
GEROLAMO ALCHIERI
CLAUDIA BALBONI
FEDERICA BERN
SEBASTIANO COLLA
FRANCESCA DE BERARDI
ROBERTO DELLA CASA
MARTINO DUANE
DANIELE GRASSETTI
FABIO GROSSI
VALENTINA MARZIALI
CLAUDIO PALLOTTINI
ANDREA PIROLLI
RAFFAELE PROIETTI
CARLO RAGONE
ALESSIO SARDELLI
MARCO SIMEOLI
ROBERTO STOCCHI
COSTUMI
Manola Romagnoli
SCENE
Silvia Caringi e Omar Toni
ASSISTENTI ALLA REGIA
Mario Schittzer ed Elisa Pavolini
DISEGNO LUCI
Umile Vainieri
PROGETTO FONICO
Franco Patimo
Re Lear
Dal 16 Luglio al 2 Agosto 2015 ore 21.15, lunedì riposo
Laboratorio e regia di Daniele Salvo
traduzione di Emilio Tadini
Prodotto da Politeama Srl
“Spetta a noi il peso di questi tristi tempi.
Dobbiamo dire ciò che sentiamo dentro
e non perché siamo costretti a dirlo.
Il più vecchio di noi ha sofferto
Noi che siamo giovani
non vedremo mai così tante cose
e non vivremo certo tanto a lungo.”
W. Shakespeare
Lear è un leggendario sovrano della Britannia, vissuto alcuni secoli prima di Cristo che, vicino alla vecchiaia, decide si dividere il suo regno tra le figlie e i mariti, pur mantenendo la sua autorità regale. E’ la tragedia dei padri incapaci di capire i loro figli, padri che sono ciechi di fronte all’adulazione dei figli che li vogliono ingannare e ciechi di fronte alla devozione dei figli che invece li amano. Lear pagherà i suoi “errori politici” a caro prezzo: non riconoscerà l’affetto e la sincerità di Cordelia e affiderà il potere nelle mani sbagliate con effetti distruttivi.
Sino a quel momento Lear aveva potuto dettare leggi e norme. Improvvisamente la sua vita viene sconvolta da un’esperienza che lo pone non dal punto di vista del dominatore ma del dominato. Lear si rifugia così in una sorta di “seconda infanzia” che gli procura un’innocenza che rende ancora più crudeli le azioni delle due figlie Goneril e Regan e nel momento in cui finalmente inizia a dire la verità viene considerato pazzo. Molti elementi di questo testo naturalmente fanno pensare alla nostra società e alle sue discutibili consuetudini: si tratta di un analisi puntualissima del Potere e dei suoi effetti sulla psiche umana. La lente deformante dell’ego e del dominio acceca gli occhi del sovrano e del politico e lo spinge al più totale isolamento affettivo.
Per non distrarre lo spettatore dal lavoro sull’interiorità di questi straordinari personaggi, ho pensato di sottrarre quanto più possibile elementi decorativi, effetti e trovate registiche per giungere ad un’essenzialità e nitidezza interpretativa quanto mai necessaria, a mio avviso, alla messinscena di questo testo. Grazie all’utilizzo di una scenografia davvero essenziale, l’azione viene trasferita su un piano interiore, con momenti privatissimi e tesi, di un’emotività fortissima, pura ed arcaica. Gli elementi naturali dominano : la pioggia, i tuoni e i lampi sono metafora della condizione interiore dei personaggi rispecchiandone l’emotività tormentata. Si tratta di un lavoro “sperimentale”, low budget, frutto di un laboratorio rivolto a giovani artisti (con l’eccezione di due attori di grande esperienza come Graziano Piazza e Francesco Biscione, nei due ruoli principali) ma non cercate in questa occasione elementi performativi o di ricerca visiva accattivante: non è mia intenzione e non è questa la sede giusta. Intendo invece qui lavorare esclusivamente sull’interpretazione e sulla direzione degli attori, cercando di avvicinarmi al cuore del mistero di questo meraviglioso testo, confrontandomi con umiltà con le grandi interpretazioni del passato, che non vanno dimenticate o rinnegate. In questo percorso ci guidano la follia, l’innocenza,la ricerca, l’energia, la dolcezza e la determinazione propria dei giovani. La realtà degli uomini del 2000 ha necessità assoluta di Poesia, rispetto, correttezza, professionalità, solidarietà, dolcezza, precisione ed artigianato. In questo piccolo e sfortunato Paese, fatto di consorterie, esperti politicanti, specialisti e marionette senz’anima forse, anche solo per una sera, non sarà una colpa essere ancora giovani.
Daniele Salvo
Interpreti
(in ordine alfabetico)
EDMUND
GLOUCESTER
IL DUCA DI CORNOVAGLIA
RE DI FRANCIA -MEDICO
CORDELIA
DUCA DI ALBANY
PRIMO CAVALIERE – UN SERVO
CONTE DI KENT
EDGAR
GONERIL
CAPITANO – CAVALIERE
FOOL
KING LEAR
REGAN
DUCA DI BORGOGNA – CURAN
OSWALD
FIGURANTI
IVAN ALOISIO
FRANCESCO BISCIONE
MARCO BONADEI
FEDERIGO CECI
MIMOSA CAMPIRONI
SIMONE CIAMPI
CLIO CIPOLLETTA
ELIO D’ ALESSANDRO
PASQUALE DI FILIPPO
MARCELLA FAVILLA
FRANCESCA MÀRIA
SELENE GANDINI
GRAZIANO PIAZZA
SILVIA PIETTA
TOMMASO RAMENGHI
GIULIANO SCARPINATO
FRANCESCO BRUNORI, RUGGERO CECCHI, NICOLA DE SANTIS, GIUSEPPE DE SIATO, PIERO GRANT, FRANCO MARIA ROCCO, FRANCESCO SILELLA
SCENE E COSTUMI
Silvia Aymonino
assistente ai costumi Vera Pierantoni Giua
MUSICHE
Marco Podda
DISEGNO LUCI
Umile Vainieri
PROGETTO FONICO
Franco Patimo
IMMAGINI VIDEO
Indyca
COLLABORATORE AI MOVIMENTI
Antonio Bertusi
ASSISTENTE ALLA REGIA
Alessandra Puliafico
COACH ATTORI
Melania Giglio
Molto rumore per nulla
Dal 5 al 30 Agosto 2015 ore 21.15, lunedì riposo
regia di Loredana Scaramella
traduzione e adattamento di Loredana Scaramella e Mauro Santopietro
Prodotto da Politeama Srl
BENEDETTO: “Quale è stato il primo dei miei difetti per il quale ti sei innamorata di me?”
BEATRICE: “Per tutti quanti insieme. Perché hanno organizzato una compagine così perfetta da impedire anche ad una sola qualità di insinuarsi tra loro.”
Atto V, 2
Rileggo queste note scritte un anno fa, e penso che difficilmente avremmo potuto immaginare che il nostro gusto di creare “festa” attraverso un materiale nobile e un lavoro onesto e appassionato sul racconto avrebbe trovato nel pubblico un ascolto così gioioso e partecipe. Aspettiamo l’inizio delle nuove repliche come si aspetta un amico, ringraziando chi è venuto e chi verrà. A tempo di musica.
TRA IL BACO E LA FARFALLA
Uno dei sapori più dolci del teatro è nella ripetizione: il medesimo testo, col passare del tempo, ci si mostra cambiato. E’ un’esperienza perturbante guardare con occhi nuovi un oggetto conosciuto ma apre lo sguardo su orizzonti più vasti. Accanto ai temi che ci hanno appassionato, ne scorgiamo di nuovi. Ed è stimolante l’idea di affrontare questo viaggio con un gruppo di attori diverso, con una compagnia nata dagli incontri favoriti in questi anni dalle stagioni del Globe. Ecco il perché di una nuova versione di questa commedia che mi appare oggi come una riflessione molto brillante e ludica sul tema della crisi intesa come tempo della metamorfosi, su come un ostacolo, una difficoltà, possa trasformarsi in un’occasione di crescita personale e collettiva. Abbandonare abitudini e convinzioni ormai inadatte alle nostre vere esigenze è una necessità ed un’azione da intraprendere con coraggio, e anche con un po’ di umorismo, per avviare una rinascita della nostra società.
Molto rumore per nulla è una favola illuminante sul potere della parola, una commedia invasa da una gioia luminosa resa ancora più accecante da una lama d’ombra che per alcuni istanti l’attraversa. Il titolo racchiude tutti i sensi della storia e li nasconde proprio in quel nothing apparentemente inoffensivo. Nulla come un basso continuo contrapposto al suono di troppe parole, alla frenesia che spinge gli uomini ad amare, giocare, desiderare, combattere. Questa agitazione, che ha la sua sintesi nell’eccitazione sessuale, esplode in una casa ospitale piena di balli e di feste, d’estate, nella assolata Sicilia, un luogo che per Shakespeare certo significava esotismo e sensualità e che noi spostiamo in un Salento ideale, illuminato da quello stesso sole che esaspera i contrasti della scacchiera di corredi stesi a sbiancare, mentre dal parlato le voci prendono il volo per costruire richiami e canti che irrobustiscono il tessuto musicale già suggerito dal testo. E nothing, nella sua forma gergale antica, allude anche al sesso femminile, attorno al quale tanto rumore si scatena, e ci porta più vicino al tema centrale.
Un gruppo di soldati torna dalla guerra ed invade lo spazio delle donne. E’ la fine della specificità dei generi: l’uomo guerriero, la donna custode del focolare. Finite le battaglie, la commedia racconta quello che sta nel mezzo, dopo la guerra e prima della pace, dopo il “separato” e prima dell’ “unito”. Questo inter-regno è il tempo della parola, che si fa ponte tra due singoli mondi. E’ il maschile che cerca l’accordo col femminile. E Molto rumore per nulla racconta la rottura della membrana che divide i due stati, la lenta e difficile osmosi tra l’uno e l’altro. Tra uomo e donna, giovinezza ed età adulta, ricerca di identità e assunzione di identità. Tra il baco e la farfalla.
Benedetto e Beatrice, campioni dei rispettivi schieramenti, difendono strenuamente e con sfoggio di battute ironiche le loro autonome identità, come due adolescenti ostinati, lei attaccata al ruolo maschile che ha assunto, lui incapace di liberarsi dall’attrazione del cameratismo adolescenziale. Sono paralizzati da una paura che li rende comici. L’abbandonarsi alle emozioni potrebbe precipitarli su un terreno instabile che sconvolge il carattere, azzera ogni sistema di sicurezza e apre le porte ad una dimensione sconosciuta e incontrollabile. Beatrice è una donna insolita, una Queen Elizabeth in miniatura. Pur non essendo padrona di nulla, parla con libertà a stranieri, a uomini di potere, familiari e non. Tutto con lei si trasforma in motto di spirito, forgiato in una lingua paragonabile solo a quella di Benedetto, brillante e impertinente. Comportamento in genere condannato in una donna ma in lei accettato in virtù del suo essere casta, vergine e comica. Ogni battuta di spirito va però a rafforzare la robusta corazza che nega il suo corpo e che nasconde dietro la goffaggine, le risate e lo scintillio delle parole la sua delicatissima parte emotiva. Benedetto è la sua immagine gemella, un Peter Pan attratto da una donna che è un guerriero e che gli propone un rapporto in fondo rassicurante, molto simile a quello che è abituato ad avere con i compagni d’armi. Il grimaldello che incrina queste due casseforti d’amore è proprio lo stato di crisi, il momento della difficoltà in cui le maschere rassicuranti cadono e ci si trova a rischiare la caduta nel baratro . Quando le parole di Beatrice sono rese vane dalla menzogna dei malvagi e il suo senso di giustizia non trova mezzi per farsi valere, Benedetto diventa necessario, la sua virilità un valore. Solo un uomo può impugnare la spada per difendere la giustizia, ma la strada gliela insegna una donna che lo separa dal branco. E così il buffone del Principe si trasforma nel nuovo capo del palazzo, giovane, saggio e brillante.
Da zero si va a zero: i malvagi rimangono tali, chi oggi si ama si amava già ma con una coscienza diversa. In questo processo di svelamento e metamorfosi, tutti ci ritroviamo complici del tentativo di mettere a nudo, come in un gabinetto anatomico, i meccanismi del cambiamento e tutti siamo chiamati a spiare e valutare i rischi e l’eventuale bellezza dell’incontro con l’altro. Tutti, singolarmente e come corpo sociale, nascosti nella penombra del teatro, sospesi fra realtà e finzione, facciamo insieme prove di vulnerabilità. Sostenuti dalla gioia e dal coraggio e trascinati dalla musica, transitiamo dal baco alla farfalla.
Loredana Scaramella
Interpreti
(in ordine alfabetico)
MARGHERITA
CLAUDIO
SORBA
ERO
DON PEDRO
SECONDA GUARDIA
FRATE FRANCESCO
BORRACIO
LEONATO
ANTONIO, GIUDICE
DON JUAN
BEATRICE
CORRADO
ORSOLA
CORNIOLO, BALDASSARRE
BENEDETTO
PRIMA GUARDIA
LARA BALBO
FAUSTO CABRA
CRISTIANO CACCAMO
MIMOSA CAMPIRONI
FEDERIGO CECI
JACOPO CROVELLA
DIEGO FACCIOTTI
ALESSANDRO FEDERICO
DANIELE GRIGGIO
ROBERTO MANTOVANI
MATTEO MILANI
BARBARA MOSELLI
IVAN OLIVIERI
LOREDANA PIEDIMONTE
CARLO RAGONE
MAURO SANTOPIETRO
FEDERICO TOLARDO
Musiche eseguite dal vivo dal
Trio William Kemp
MAESTRO MOVIMENTI DI SCENA
Alberto Bellandi
AIUTO REGIA
Ivan Olivieri
Francesca Cioci
MUSICHE
Stefano Fresi
COSTUMI
Susanna Proietti
Otello
dal 3 al 20 settembre ore 21.00, lunedì riposo
regia di Marco Carniti
adattamento di Marco Carniti
Prodotto da Politeama Srl
IAGO: IL MALE AL POTERE. INFEZIONE, SEDUZIONE E POSSESSIONE DI OTELLO
Bianco e nero. Perché Otello è nero? Cosa significa per noi oggi il “nero ” di Otello?
Shakespeare non tocca sole le corde politiche e razziali del problema ma lo sviluppa in profondità per poter parlare dell’anima dell’uomo. Esplora nella labirinto della psicologia umana fino a farlo scoprire dentro noi stessi. La parte nera, oscura, che distrugge l’essere umano. La parte che non segue la ragione e che lascia all’intuito e all’istinto la soluzione finale. Ed è solo dando luce a questa parte oscura che oggi possiamo non essere Otello. E uccidere Iago. Solo portando alla luce il dubbio. Il proprio dubbio interiore. Si evita l’autodistruzione.
Tutti siamo Otello. Tutti siamo neri. Il nero è in tutti noi. Tutti siamo vittime di una parte di noi stessi che ci rende vulnerabili e autodistruttivi. In ognuno di noi esiste quella parte oscura e non risolta che ci fa precipitare nel vuoto e nell’oscurità.
Basta un nulla per trasformare una roccia in polvere. Basta un nulla per mettere l’uomo di fronte al suo “dubbio”. Al sospetto.
E il “dubbio” come una coscienza parallela spacca in due l’uomo facendolo precipitare nella schizofrenia .
Non esiste l’uomo senza il dubbio. Non esiste il dubbio senza l’uomo. Un circolo vizioso che lo fa cadere nel caos. L’uomo si costruisce e si distrugge da solo. La parte animale uccide la ragione.
Otello ha un crollo d’identità. Identità politica e culturale. Otello è l’altra faccia di Amleto. “Gli uomini dovrebbero essere quello che sembrano” dice Iago, quindi non solo “essere o non essere” ma “essere quello che sei”, dentro e fuori.
Otello è una grande metafora sull’esistenza dell’uomo e della sua identità. La denuncia di una condizione di fragilità che porta alla perdita di sé e non lascia scampo .
Una tragedia moderna che esplora un dramma intimo, familiare. Chiuso su se stesso. Una storia di violenza che si consuma tra le quattro mura di un ambiente domestico. Un dramma psicologico alla Bergman … a tinte forti. Tutti vittime di una parte di se stessi. Tutti vittime della macchina del potere che li guida.
Otello è un uomo sensibile e profondamente solo, per cultura e per educazione militare. Una macchina militare che di fronte ai sentimenti si autodistrugge. Un uomo allo specchio che non ritrova più la sua immagine e impazzisce. Un uomo tutto gerarchie e disciplina che vive in un mondo i cui sentimenti sono messi sotto processo. E Desdemona rappresenta un desiderio di integrazione culturale e l’ incontro con una parte di sé mai vissuta. L’amore opposto alla guerra. E’ la seduzione che li unisce. È la seduzione che guida questa tragedia.
Shakespeare però è moderno nel fondere il male e il bene con l’unione intellettuale tra Otello e Iago. Otello diventa vittima e complice al tempo stesso della sua autodistruzione. Segue un percorso pianificato da lui stesso approvato. Un disegno di morte e un gioco di potere improvvisato dalla mente di un abile politico che vuole riconquistare la sua centralità agli occhi del mondo. Jago.
Un servo del mondo che si fa esplodere. Uno schiavo che, come un perfetto ingranaggio ad orologeria, pianifica la sua ribellione politica e sociale, incurante dell’inevitabile conseguenza che la bomba gli possa esplodere tra le mani come un moderno kamikaze. Tutti sono vittime di loro stessi e dei propri lati oscuri. E Iago, con anima chirurgica non farà altro che dilatare una frattura, un vuoto, una debolezza, già esistenti in ognuno dei personaggi della tragedia , facendoli precipitare nel caos sia sul piano politico che psicologico. Tutti diventano marionette nelle mani di Iago e a trionfare è il suo genio.
Iago è la mente dell’opera e la macchina da lui costruita il percorso obbligato per tutti i personaggi Un percorso che diventerà una trappola di morte anche per se stesso. Per questo ho voluto la scenografia dominata da una serie di cancelli e formare un lungo cunicolo, un imbuto capovolto, un simbolico tunnel che via via restringe il campo d’azione isolando i personaggi e le singole scene come frammenti cinematografici. Un percorso obbligato per tutti dove tutti sono condotti verso la morte
Marco Carniti
Interpreti
(in ordine alfabetico)
DOGE GRAZIANO
DESDEMONA
MONTANO – I SENATORE
BIANCA
BRABANZIO
OTHELLO
IAGO
LUDOVICO
CASSIO
RODERIGO
EMILIA
SIMONE BOBINI
MARIA CHIARA CENTORAMI
NICOLA CIAFFONI
ANTONELLA CIVALE
NICOLA D’ERAMO
MAURIZIO DONADONI
GIANLUIGI FOGACCI
ENRICO GIMELLI
MASSIMO NICOLINI
GIGI PALLA
CARLOTTA PROIETTI
SCENE
Fabiana Di Marco
COSTUMI
Maria Filippi
MUSICHE ORIGINALI
David Barittoni
CONSULENTE MUSICALE
Adamo Lorenzetti
The comedy of errors
Dal 24 al 27 settembre ore 21.00, lunedì riposo
Testo in lingua originale
Regia di Chris Pickles
La Bedouin Shakespeare Company comunica con grande piacere la messa in scena di The Comedy of Errors al Silvano Toti Globe Theatre di Roma, nell’ambito della stagione 2015. Obiettivo della Compagnia è portare Shakespeare nel mondo e questa sarà la prima rappresentazione in lingua inglese al Globe e la prima italiana della BSC. La Bedouin Shakespeare Company è stata fondata nel 2012 da due entusiasti giovani attori, Edward Andrews e Mark Brewer, sotto il patronato di S.A.R. lo Sceicco Zayed Bin Sultan Bin Khalifa Al Nahyan e S.A.R. la Sceicca Hissa Bint Sultan Bin Khalifa Al Nahyan, della Famiglia Reale di Abu Dhabi, con l’intento principale di portare i temi universali e la lingua di Shakespeare in vari paesi del mondo.
Nel 2012 e 2013 la compagnia ha effettuato tour in Medio Oriente, registrando il tutto esaurito con Amleto; quest’opera senza tempo è stata quindi rappresentata dalla BSC nel cuore di Londra.
The Comedy Of Errors promette di essere stravagante e molto divertente e incontrerà senz’altro il gusto degli spettatori italiani e stranieri.
La compagnia desidera ringraziare Gigi Proietti, Alessandro Fioroni e tutti coloro che fanno parte del Silvano Toti Globe per il loro grande impegno. La Bedouin Shakespeare Company ha da sempre ammirato le rappresentazioni del Globe ed è ora felice di questa collaborazione che nel prossimo settembre renderà The Comedy Of Errors l’ennesimo grande successo per il teatro. Dopo l’esordio al Silvano Toti Globe Theatre, la produzione effettuerà una tournee ad Abu Dhabi, Dubai e Londra.
La mia carriera è iniziata proprio così. Trovando un pubblico e raccontandogli una storia meravigliosa. Questo tipo di iniziativa da parte di giovani artisti teatrali rappresenta il futuro ed il presente molto eccitante
Sir Mark Rylance
Buona fortuna al pubblico ed agli attori che iniziano una nuova
emozionante avventura con Shakespeare
Sir Kenneth Branagh
Buona fortuna per il vostro tour con la Bedouin Shakespeare Company.
Sembra davvero un’idea brillante!
Dominic Dromgoole, Direttore Artistico Shakespeare’s Globe