Era il 1983 quando Sergio Leone utilizzò il Teatro della Cometa, come set per uno dei suoi capolavori: C’era una volta in America. La location fu utilizzata per la scena di apertura e di chiusura del film, quella con Robert De Niro nel teatro delle ombre cinesi con annessa fumeria d’oppio. Il teatro in quel momento era ancora distrutto dall’incendio che lo aveva devastato nel 1969. Si narra che Sergio Leone fosse dispiaciuto che un così bel teatro non fosse ristrutturato e a disposizione della città e che entrandoci abbia detto che un luogo come quello, ai piedi del Campidoglio, non potesse non essere trattato come il salotto buono della città. Non sappiamo con certezza se ciò sia vero o se sia solo una leggenda metropolitana, ma ci piace pensare che sì, che Sergio Leone quelle cose le abbia dette veramente, perché di una cosa siamo certi, il Teatro della Cometa, con tutto il suo fascino, nel cuore di Roma, è il salotto buono della città.
Undici titoli in abbonamento più due fuori abbonamento, per un totale di tredici spettacoli, compongono il ricco cartellone 2018/19 della stagione del Teatro della Cometa.
“Gli spettacoli sono stati scelti – spiega il Direttore Artistico Giorgio Barattolo – con l’intento di incontrare i più diversi gusti non solo dei nostri abbonati che di anno in anno ci rinnovano la fiducia, ma anche quelli di un nuovo pubblico che non è solito frequentare il teatro. Per questo abbiamo inserito generi diversi, così come abbiamo fatto anche nelle stagioni passate, riscontrando pareri positivi. Entrare in teatro, vuol dire solcare il mare dell’immaginazione. Auspico vivamente che gli spettatori vogliano seguire la Cometa anche quest’anno, facendosi pervadere dall’emozione di affrontare assieme, un viaggio che possa divertire, emozionare e far riflettere. Un teatro vivo deve essere capace di osservare e interpretare il presente. È per questo che la stagione 2018- 2019 si diverte a mescolare le carte per soddisfare gusti e sensibilità diverse. Un programma variegato che si caratterizza per la qualità e la raffinatezza delle proposte. Una vivace stagione teatrale con personalità artistiche di richiamo e di qualità. Il mio obiettivo rimane quello di intervallare momenti di divertimento a momenti di riflessione, con spettacoli che affrontano temi attuali, nuova drammaturgia, grandi storie e grandi sentimenti, senza dimenticare un po' di sana comicità”.
Nella stagione 2018/2019 verrà inaugurato anche il Nuovo Salotto Cometa: il foyer assumerà i connotati di uno spazio culturale in cui potersi confrontare e chiacchierare, concedendosi un raffinato aperitivo o un brunch. Inoltre, da ottobre a maggio, un venerdì al mese verrà organizzato sempre nel foyer del teatro, l’ Aperitivo Culturale del nuovo Salotto Cometa: tra food, cultura e performance, si racconteranno progetti, idee, storie, libri, per favorire conversazioni, connessioni, in un clima famigliare e accogliente; il teatro non deve essere considerato un luogo d’eccezione, ma deve essere una casa da vivere pienamente. Mettetevi comodi e seguite la Cometa.
9 OTTOBRE | 4 NOVEMBRE 2018
Elsinor presenta
Gennaro Cannavacciuolo
ALLEGRA ERA LA VEDOVA?
One-man show per una miliardaria
autore Gianni Gori da un’idea di Alessandro Gilleri
costumi Giuseppe Tramontano e Claudio Cinelli
regia Gennaro Cannavacciuolo
coreografie Lura Ruocco
pianoforte Dario Pierini, clarinetto/sax contralto Andrea Tardioli, violino PiermarcoGordini - 2 ballerini nomi da confermare - disegno luci Michele Lavanga - scene Alessandro Chiti - fonica Alfonso D’Emilio
ALLEGRA ERA LA VEDOVA? Debuttò nel 2005 a Cividale del Friuli, ottenendo grandi consensi e rimase quindi “nel cassetto” per 12 anni. Ora ripresa, con il sottotitolo One-man-show per una miliardaria”, rivisita lo spirito dell’operetta in modo assolutamente originale, tramite la La Vedova Allegra di Lehàr. Un capriccio scenico interpretato da un versatilissimo attore e cantante della scena italiana, Gennaro Cannavacciuolo, ormai consacratosi come ideatore di one-man-show, che interpreta i personaggi simbolo dell’operetta (il conte Danilo, Hanna Glawari, il Njegus, la contessa Maritza, il barone Zsupan, la principessa della Czardas, per citarne solo alcuni), alternando sapientemente momenti comici, sentimentali e drammatici. Il narratore, Louis Treumann, primo Danilo Danilowich nel 1905 e prediletto di Lehàr, ci conduce in questo viaggio storico tramite le arie più famose del mondo operettistico: attraversa il ‘900, rievocando la Belle Epoque, la prima guerra mondiale, gli anni 20, sino all’inferno della deportazione, suo ultimo viaggio. Il protagonista, alle soglie di un autentico colpo di scena, di un epilogo impressionante negli anni più cupi della Germania nazista, rievoca e ripercorre non solo i propri successi, ma la fortuna stessa dell’operetta viennese e del “mondo di ieri” prossimo allo sfacelo.
Uno spettacolo di indiscutibile virtuosismo, tratto da un testo inedito ritrovato nell’archivio di un teatro lirico del nord Italia, e che viene eseguito in una riduzione musicale con un quatuor di formazione classica. Una mise-en-abyme per mezzo secolo di storia e per un fantasista come Gennaro Cannavacciuolo in grado di coniugare con grande equilibrio il talento comico e quello drammatico.
Uno spettacolo di sicura eleganza e di forte impatto visivo, grazie ad una scenografia essenziale, di sviluppo verticale e lineare, con il supporto di inserti audio-visivi.
6 | 18 NOVEMBRE 2018
UOMO SOLO IN FILA
I pensieri di Pasquale
di e con Maurizio Micheli
al pianoforte Gianluca Sambataro
regia di Luca Sandri
scene Fabio Cherstich
produzione Teatro Franco Parenti
Dopo l’inesauribile successo di Mi Voleva Strehler, con la sua ineguagliabile sofisticata ironia, Maurizio Micheli porta in scena un nuovo personaggio vittima consapevole del senso e non-senso della vita.
Un uomo solo è in coda in un anonimo ufficio di Equitalia a fianco di altri esseri umani, che, come lui, aspettano di conoscere il loro destino.
Protagonista è l’attesa, quella dell’assurdo quotidiano in cui trovano spazio pensieri, speranze, inquietudine, pazzie, canzoni e... illusioni.
Dopo frasi di circostanza scambiate con sconosciuti personaggi immaginari, l’eterna attesa costringe Pasquale a mettersi in fila con se stesso.
Che sia per conoscere il proprio destino o soltanto per pagare una bolletta, ognuno attende qualcosa.
Ma solo il confronto con il proprio vissuto, con i propri pensieri più profondi possono svelarne il senso profondo della vita.
Spero che i pensieri del mio Pasquale, eroe universale nella coda della vita, siano tutto fuorché noiosi, presuntuosi. Lo spettacolo ha l’andamento comico, vuole divertire. Vuole parlare a tutti, anche ai più giovani, oggi refrattari al teatro: preferiscono bere una birra, smanettare in Internet, uscire, fare l’amore. Come dargli torto? (Maurizio Micheli)
20 NOVEMBRE | 2 DICEMBRE 2018
MASTER CLASS
di Terrence McNally
traduzione di Rossella Falk
con Mascia Musy
e con Sarah Biacchi soprano,Chiara Maione soprano, Andrea Pecci tenore, Riccardo Balsamo pianista
aiuto regia Chiara Maione
foto Elena Bono
costumi Tirelli Roma
regia Stefania Bonfadelli
A quarant’anni dalla sua scomparsa, cosa rimane della rivoluzione tecnica e vocale che portò Maria Callas nel melodramma? E cosa rimane della sua straordinaria avventura umana? In questa pièce Terrence McNally focalizza l’attenzione sulle lezioni che la Callas tenne alla Juilliard School Music di New York, dopo essersi ritirata dalla scena. La grande artista rievoca la propria leggenda pubblica e privata senza risparmio di frecciate, mentre si diletta a usare come cavie e vittime sacrificali gli allievi offertisi alle sue lezioni. Ma tra la stizza orgogliosa e la capacità di commuoversi, c’è posto anche per la trepida complicità di una grande professionista che spasima per la verità dei dettagli e la concretezza della recitazione, intimamente soggiogata dalla musica. Il suo pensiero torna con l’insistenza di un incubo alla durezza degli inizi greci, al periodo della fame e della bruttezza, alle battaglie per sopravvivere, alla fatica tremenda di una carriera circondata dall’ostilità.
La commedia è incentrata sui momenti della sua ascesa al tempio scaligero; la “divina” torna quindi a recitare i suoi personaggi, misurandosi a tratti col canto registrato di allora che resta ancora oggi nella memoria dello spettatore, e ci conduce, con un ulteriore passaggio, nell’impasse tormentosa dei rapporti amorosi con gli uomini della sua vita, un paternalista Meneghini e un volgare e spietato Onassis, scendendo molto nell’intimo con l’inevitabile approdo al melodramma.
4 | 9 DICEMBRE – fuori abbonamento
Guido Marini e Isabella R. Zanivan
Disguido in
CINE MAGIQUE SHOW
Dieci atti magici che con ironia e dirompente comicità danno vita ad un teatro dell’assurdo, uno spettacolo ricco di sketch, un susseguirsi di visual comedy, magia, illusioni e trasformismo. Tra molteplici allegorie e metafore, lo spettacolo crea quadri vicini all’immaginario collettivo e al meraviglioso mondo del cinema, contenitore eccellente di sogni e fantasie, raccontando la storia dell’uomo e dell’eterno bambino che è in lui. A fare da collante tra un capitolo e l’altro è il puntino sulla i, il Mondo, una pallina rossa che muta nelle dimensioni perpetuandone la presenza. Questa macchia rossa come il naso di un clown è il cuore pulsante dell’ “iO”, il fil rouge che rigenera gli eventi sul palco come la
risata del pubblico in sala. Magia, illusioni, performance, acrobazie, un teatro visuale che riesce a coinvolgere e meravigliare sia i grandi che i bambini! Lo spettacolo è adatto ad un pubblico internazionale ed ha una durata di 90 minuti con possibilità di intervallo.
Un duo 50&50, performer professionisti a tempo pieno. Due esuberanti attori premiati sia a livello nazionale che internazionale, nel 2013 si aggiudicano il MANDRAKE D’OR (Oscar della Magia, Francia), grazie ad una performance esilarante dedicata alla storia del Cinema.
Il Cinema è senza alcun dubbio una delle Magie più belle che l’uomo abbia inventato, i sogni si concretizzano in immagini e tutto diventa possibile. E’ stato fin da sempre terreno fertile per gli illusionisti, basti pensare che gli effetti speciali furono inventati proprio da un prestigiatore Francese alla fine del 1800, George Méliès. Questo connubio vincente di Cinema e Magia lo ritroviamo negli spettacoli dei Disguido “Cine Magic Show”, dove “la settima arte” offre un contenitore eccellente per dare libero sfogo alla Magia.
11 DICEMBRE | 6 GENNAIO 2019
La Bis Tremila di Marioletta Bideri presenta
Michela Andreozzi in
L’AMORE AL TEMPO DELLE MELE (GOLDEN)
regia di Paola Tiziana Cruciani
uno spettacolo di Michela Andreozzi, Paola Tiziana Crucianie Giorgio Scarselli
musiche dal vivo Alessandro Greggia
direzione artistica Massimiliano Vado
Dopo il successo di “Maledetto Peter Pan”, Michela Andreozzi è pronta ad accompagnare ancora il pubblico in un nuovo viaggio, comico e sentimentale, questa volta a ritroso nel tempo, indietro, fino a quel momento in cui, a nostre spese, abbiamo iniziato a capire le prime tragiche, irresistibili e divertentissime conseguenze del primo amore: l'adolescenza. “L'amore al tempo delle mele... mature” mantiene la stessa formula dello stand-up metà commedia, metà viaggio nella memoria collettiva, accompagnato stavolta dalla musica dal vivo e il coinvolgimento del pubblico che partecipa come se fosse l'altro interprete dello spettacolo, o un vecchio amico. In questo nuovo spettacolo interattivo Michela porta in scena personaggi storici del suo repertorio e novità, brani musicali degli anni '80 e classici sanremesi... la colonna sonora del nostro primo amore.
“Dreams are my reality” cantava Richard Sanderson ne “Il tempo delle mele”. Il sabato pomeriggio una palla di specchietti girava sul soffitto del salotto: poche coppie dondolavano al centro della stanza. Lei gli teneva le mani sulle spalle, lui le teneva a pinza sui fianchi e tutte le mani erano sudate. Poi arrivava qualcuno con una scopa e la coppia scoppiava fino al lento successivo.
Sul sesso circolavano poche notizie e annosi quesiti restavano insoluti: “Si può rimanere incinta con un bacio?”. Le confuse spiegazioni dei genitori riuscivano solo ad alimentare i dubbi…
Non restava che scrivere alla Posta del Cuore.
L’adolescenza, il diario, il telefono, la gita scolastica e soprattutto, il primo amore: indimenticabili, drammatici e involontariamente esilaranti momenti che hanno segnato la vita di ciascuno di noi.
E se potessimo per un attimo tornare indietro a quell’incantevole istante in cui non eravamo né carne né pesce, ma in cui tutto stava per accadere?
E oggi, come siamo diventati?
Siamo davvero cambiati?
O siamo rimasti, da qualche parte dentro di noi, gli adolescenti che eravamo?
E non è ogni amore un primo amore?
E non siamo tutti sempre e ancora adolescenti nei confronti dell'amore?
8 | 20 GENNAIO 2019
ER NASO DE GOGOLLE
testo e regia di Pierpaolo Palladino
da Nicolaj Gogol
con Francesco Acquaroli
musiche di Pino Cangialosi
eseguite in scena da Flavio Cangialosi, tastiere, chitarra e percussioni e Livia Cangialosi, voce e fiati
aiuto regia, scena, disegno luci Alessia Sambrini
Nicolaj Gogol fu amante e conoscitore di Roma, dove abitò nel 1836.
Conobbe il Belli e scrisse buona parte del suo “Le anime Morte”.
L’ambientazione romana e in un romanesco colto ben si presta a raccontare le ansie dell’abate Corvallone, alter ego del Kovalèv gogoliano, che si agita alla ricerca del suo naso fuggito all’improvviso per girare libero in città.
Le musiche eseguite dal vivo da La banda dell’Uku accompagnano narrativamente e musicalmente le gesta dell’abate. La curia vaticana sostituisce infine l’analoga burocrazia zarista, in un mondo in cui la forma e il buon nome in società sono l’essenza stessa dell’uomo.
22 GENNAIO | 3 FEBBRAIO 2019
Marioletta Bideri per BIS Tremila s.r.l. presenta
ÉDITH PIAF
L’usignolo non canta più
di Melania Giglio
con Melania Giglio, Martino Duane
regia Daniele Salvo
scene Fabiana Di Marco
costumi Giovanni Ciacci
assistente alla regia Luigi Di Raimo
assistente volontario Alessandro Guerra
Siamo nel 1960, nell’appartamento di Édith. Una serie di eventi si sono susseguiti nella vita di questa piccola donna: lutti, incidenti, amori, liti, solitudine, alcol, gioie, successi e canzoni. Tutto si è abbattuto sull’usignolo come un uragano. L’usignolo non canta più.
L’artrite l’ha resa gobba, l’alcol e i medicinali l’hanno resa gonfia e senza capelli, i lutti hanno ferito la sua voglia di vivere.
Ma improvvisamente qualcuno bussa alla sua porta e arriva a profanare questo “buio”. È Bruno Coquatrix, l’impresario dell’Olympia.
Lo spettacolo ripercorre attraverso un testo inedito e mai rappresentato i giorni che precedettero la storica esibizione di Édith Piaf sul palco dell’Olympia, dalla fine del 1960 sino alla primavera del 1961. Questo racconto, arricchito da canzoni eseguite rigorosamente dal vivo (tra le altre L’accordéoniste, La vie en rose, Milord), vuole essere un omaggio a una delle voci più belle e strazianti della canzone moderna.
5 | 17 FEBBRAIO 2019
LETIZIA VA ALLA GUERRA
La suora, la sposa e la puttana
di Agnese Fallongo
con Agnese Fallongo e Tiziano Caputo
arrangiamento e accompagnamento musicale dal vivo di Tiziano Caputo
ideazione e regia di Adriano Evangelisti
un ringraziamento speciale ad Alessandra Fallucchi
Tre grandi donne, due guerre mondiali, un sottile fil rouge ad unirle: uno stesso nome, un unico destino. Letizia va alla guerra è un racconto tragicomico, di tenerezza e verità. Tre donne del popolo, irrimediabilmente travolte dalla guerra nel loro quotidiano, che si ritroveranno a sconvolgere le proprie vite e a compiere, in nome dell’amore, piccoli grandi atti di coraggio.
La prima Letizia è una giovane sposa, partita dalla Sicilia per il fronte carnico, in Friuli, come “portatrice di gerle” durante la Prima Guerra Mondiale, nella speranza di ritrovare suo marito, Michele, chiamato alle armi il giorno stesso delle nozze.
La seconda Letizia, invece, è un’orfanella cresciuta a Littoria (Latina) dalle suore e riconosciuta dalla zia, unica parente rimastale, solo dopo aver raggiunto la maggiore età. I suoi 21 anni, compiuti nel giugno del 1940, coincideranno, però, con l’entrata in guerra dell’Italia nel secondo conflitto mondiale al fianco della Germania. Sarà proprio la richiesta di incremento di personale femminile per il contesto bellico a condurla a Roma piena di speranze e aspettative per il futuro.
Infine Suor Letizia, un’anziana sorella dalle origini venete e dai modi bruschi che, presi i voti in tarda età vinta dal senso di colpa per un errore di gioventù, si rivelerà essere, suo malgrado, il sorprendente trade union dei destini di queste donne tanto lontane quanto unite.
Tre storie di vita, narrate rispettivamente in dialetto siciliano, romano e veneto che si susseguono come tre capitoli di un unico racconto. Un omaggio alle vite preziose di persone “comuni”, che, pur senza esserne protagoniste, hanno fatto la Storia.
Impreziosito da musiche e canzoni popolari eseguite dal vivo, prende vita un brillante, triplo “soliloquio dialogato”, che, pur nel suo retrogusto amaro, saprà accompagnare lo spettatore in un viaggio ironico e scanzonato. Uno spettacolo delicato che racconta uno spaccato drammatico della storia d’Italia: la Prima e la Seconda Guerra Mondiale; capace, tuttavia, di alternare momenti di pura comicità ad attimi di commozione, in un susseguirsi di situazioni dal ritmo incalzante in cui spesso una lacrima lascia il posto al sorriso.
19 FEBBRAIO | 3 MARZO 2019
CAVOLI A MERENDA
Omaggio a Sergio Tofano
di e con Pino Strabioli
e con Andrea Calabretta burattini, oggetti, ombre - Dario Benedetti chitarra
Un omaggio, un piccolo tributo, un pensiero dedicato al grande Sergio Tofano, figura centrale nella storia del nostro spettacolo, attore brillante, primattore, illustratore, autore, regista, pittore. Chi non ha stampato nella memoria il Signor Bonaventura? Il milione? Il bassotto?
Nel 2017 si celebrano 100 anni dalla nascita del Signor Bonaventura e noi lo vogliamo ricordare raccontando alcune delle storie di Sto.
I Cavoli a merenda, partitura per attore, burattini e musica. Una narrazione ironica e scanzonata, grottesca e divertita, tratta dalle opere di Sergio Tofano. Piccole storie di vita più o meno quotidiana che sfociano nell'assurdo e che, con ironia e levità, denunciano l'aspetto surreale e folle della realtà.
5 | 24 MARZO 2019
Ladyvette
IN TRE
regia di Massimiliano Vado &Ladyvette
direzione artistica di Lillo Petrolo
direzione musicale di Roberto Gori
Tre giovani attrici, dopo anni e anni di gavetta, riescono finalmente a raggiungere il tanto agognato successo. Dopo aver incontrato i più loschi individui, aver ingoiato molteplici bocconi amari, possono finalmente godersi la fama, i soldi, la realizzazione di tutti i loro sogni. Ladyvette infatti sono le protagoniste assolute del panorama dello spettacolo italiano e non solo. Sono diventate ambasciatrici dello spettacolo italiano all’estero. Tra interviste, ospitate televisive, red carpet e mazzi di fiori, Ladyvette sentono che finalmente iniziano a raccogliere il frutto del tanto agognato successo. Ma, come spesso accade, non è tutto oro quello che luccica, le ragazze infatti finiscono per trovarsi nelle stesse imbarazzanti situazioni degli albori della loro carriera, con l’unica differenza che adesso il loro nome è sulla bocca di tutti, nel bene e nel male.
Partendo dalle tre protagoniste, passando per colleghe, stylist, parrucchieri, vicine di casa, ci ritroveremo di nuovo ad assistere al triste destino di tre ingenue sognatrici, tutt’altro che sveglie. In particolare conosceremo le loro tre madri, tre donne molto diverse che contribuiranno a rendere ancora più complesse le loro vite, ma che si dimostreranno capaci di un amore infinito, come nel ricordo della ninna nanna che accomuna tutte e tre: “io te vurrìavasà”. Circondate da numerosi ospiti, soprattutto femminili, che si presteranno a interpretare i personaggi che parteciperanno, anche questa volta, a rendere la loro vita un incubo, Ladyvette si preparano a sfidare i piani alti del mondo dello show business e a ritrovarsi del tutto impreparate. Il tutto rigorosamente con musiche dal vivo e originali, composte ad hoc per lo spettacolo da R. Gori. Riusciranno le nostre tre Divette e sfangarla questa volta?
Note di regia
“La presenza di una linea registica nello sviluppo di uno spettacolo musicale non è mai un dato scontato, anzi spesso si sottovaluta il bisogno di attenzione, di cui necessita una creatura scenica così complessa. Le necessità prime sono di tipo strutturale, sia perché le tre interprete meritano un palco adatto alle loro potenzialità, che perché tradizionalmente ci si è non poco adagiati sugli stilemi esteri, che per il pubblico italiano risultano vagamente ostili e algidi.
In questo spettacolo, perciò, si fondono, consapevolmente, numerose energie potenziali e più possibilità espressive, convivono teatralmente musica e comicità, abilità canore e profonda introspezione.
Non è una storia ma il paradigma delle storie. La tentazione del poutpourri è del tutto vanificata dall’accavallarsi immediato di dialoghi e canzoni, imitando più la tradizione gaberiana che quella americana, e l’alternarsi di stili canori anche antitetici annienta qualsiasi tipo di paragone.
Per disegnare la parabola che porta tre attrici a diventare le acclamatissime “Ladyvette” ci si affida all’elasticità icastica di Teresa Federico, Valentina Ruggeri e Francesca Nerozzi, puntando senza limiti, sulla loro duttilità, e facendole accompagnare dalla sempre presente tessitura musicale di Roberto Gori al pianoforte. Il lavoro più difficile è quello di renderli sublimi, svelti, perfetti, come lo swing.” (Massimiliano Vado e Ladyvette)
Direzione artistica di Lillo Petrolo
“Il senso di questo spettacolo è risate e musica, Ladyvette sono tre attrici con il talento e i tempi comici adatti ad un format di questo genere, come in Italia se ne vedono pochi”
Direzione Musicale di Roberto Gori
“Scrivere musica per Ladyvette vuol dire sfidare 3 talenti straordinari, capaci di interpretare la comicità in ogni sua sfaccettatura senza mortificare la tecnica del canto armonizzato a tre voce.”
26 MARZO | 14 APRILE 2019
Società per Attori presenta
RISONANZE MAGNETICHE
scritto e diretto da Alessandra Panelli
con Emanuele Salce, Barbara Porta, Costanza Castracane
Alle volte la vita ristagna; possiamo chiuderci nella rassegnazione o lasciare aperte le porte a chi, sparso nella folla, è proprio lì per “risuonare” insieme a noi.
Nell’arco di venti anni, la storia di un’amicizia speciale fra due donne e un uomo, in grado di cambiare la loro intera esistenza.
16 | 21 APRILE - fuori abbonamento
FERDINANDO
di Annibale Ruccello
con Donna Clotilde Gea Martire - Gesualda Chiara Baffi - Don CatellinoFulvio Cauteruccio - Ferdinando Francesco Roccasecca
regia Nadia Baldi
costumi Carlo Poggioli
scenografia Luigi Ferrigno
consulenza musicale Marco Betta
aiuto regia Rossella Pugliese
organizzazione Sabrina Codato
progetto luci Nadia Baldi
foto in videoproiezione Davide Scognamiglio
produzione Teatro Segreto srl
Nadia Baldi firma la regia di FERDINANDO, il testo forse più famoso di Annibale Ruccello, andato in scena per la prima volta il 28 febbraio 1986. L’opera ha vinto due premi IDI: uno nel 1985 come testo teatrale, il secondo nel 1986 come miglior messinscena.
Lo spettacolo tornerà in scena a Roma al Teatro della Cometa.
Donna Clotilde (Gea Martire), baronessa borbonica, si è rifugiata in una villa della zona vesuviana, scegliendo l’isolamento come segno di disprezzo per la nuova cultura piccolo borghese che si va affermando dopo l’unificazione d’Italia. È con lei una cugina povera, Gesualda (Chiara Baffi), che svolge l’ambiguo ruolo di infermiera/carceriera. I giorni trascorrono uguali, tra pasticche, acque termali, farmaci vari e colloqui con il parroco del paese, Don Catellino (Fulvio Cauteruccio), un prete coinvolto in intrallazzi politici. Nulla sembra poter cambiare il corso degli eventi, finché non arriva Ferdinando (Francesco Roccasecca), un giovane nipote di Donna Clotilde, dalla bellezza “morbosa e strisciante”. Sarà lui a gettare lo scompiglio nella casa, a mettere a nudo contraddizioni, a disseppellire scomode verità e a spingere un intreccio apparentemente immutabile verso un inarrestabile degrado.
“FERDINANDO contiene notevoli elementi espressivi per una realizzazione teatrale delle emozioni umane specchiandosi nella tagliente forza di una storia che attraverso il teatro ruoti intorno al disvelamento di una serie di segreti. FERDINANDO si concentra su quello che è forse il più insondabile mistero: la mente umana.Nasce così in me l’esigenza di indagare il possibile e impossibile mondo creativo che le donne sanno attuare quando i freni inibitori e culturali non hanno più il loro potere censurante. Tutti i personaggi in una prima fase si presenteranno nel loro quotidiano per poi disvelare geniali strategie e stupefacenti mondi interiori.
Lo spettacolo si incentrerà su un’indagine minuziosa, sul cogliere le sottigliezze dei gesti, degli sguardi, dei corpi in agguato.
Racconterà la singolare dinamica attraverso la quale gli oggetti divengono padroni dei luoghi, mentre le fantasie interiori dei personaggi diventano padroni della loro esistenza fino a spingerla verso una dimensione surreale, comica, drammatica e imprevedibile: esiste sempre una connessione tra noi e i luoghi, tra noi e gli oggetti, tra noi e la memoria.
Le follie e gli incroci amorosi contenuti nella trama emergeranno come elementi contemporanei e modernissimi che da sempre regolano la potenza dei sogni e degli affetti presenti nella storia dell’umanità. FERDINANDO mette in luce le connessioni esistenziali fra dramma e malinconia, comicità e solitudine, sottolineando tali contrasti attraverso un uso di una messinscena che mira a svelare gli opposti sentimentali disseminati in tutte le esistenze.” (Nadia Baldi)
2 | 19 MAGGIO 2019
Marco Zadra in
L’ULTIMO RECITAL
Dedicato a mamma e papà
scene e costumi Francesca Romana Misiti
tecnico del suono Caterina Meduri - disegno luci Giammarco Cacciani - luci José De La Paz - tecnico di palco Marta Borgioni e Christian Galizia - foto di scena Valerio Faccini
direzione artistica Michele La Ginestra
“L’ultimo recital” è un viaggio nel tempo raccontato da Marco Zadra, attraverso i ricordi di una famiglia “speciale”. Una famiglia formata da due genitori fantastici : il papà Fausto Zadra nato nel 1934 a Barranquitas (Argentina) e la mamma Marie Louise Bastyns anche lei nata nel 1934 ad Hasselt (Belgio), due grandi pianisti che hanno dato una testimonianza forte e tangibile del loro talento e della loro umanità. Il viaggio parte dal 1923, anno in cui il nonno paterno Alcide emigrava in Argentina e si conclude nel 2001, anno della scomparsa di Fausto a Roma sul palco del Teatro Ghione mentre suonava un notturno di Chopin.
È una storia di migrazione, di aneddoti curiosi, talvolta poetici, talvolta esilaranti, che raccontano il rapporto di Marco con i suoi meravigliosi genitori. Si parla di un papà molto presente, che da buon sudamericano gli ha insegnato a giocare a calcio. E come non ridere di fronte ai regali improbabili, frutto di tournée nei paesi dell’est, come le scarpe Adidas a quattro strisce, o magliette appartenenti a squadre rumene per lo più sconosciute che Marco sfoggiava in una scuola di élite frequentata grazie agli enormi sforzi economici dei suoi genitori. È proprio in quella scuola, un collegio molto austero gestito da preti, che il povero Marco esibiva pullover pesantissimi altrimenti destinati ai ragazzi africani dello zio Missionario Padre Bianco d’Africa, o doveva affrontare un saggio di pianoforte senza saperlo suonare!
Gli episodi si susseguono con ritmo travolgente, si passa dal racconto tragicomico del mondiale di calcio del 1982 vissuto in un paesino sperduto della campagna fiamminga, facendo attenzione a non esultare troppo per non spaventare il cane cardiopatico della nonna materna, al fervido ricordo dei nonni paterni, Alcide e Dina, due Trentini emigrati in Argentina, e quelli materni : la bella Julia Cleeremans ed il Colonnello Jules Bastyns di cui si erano perse le tracce per lunghi anni visto che era stato condotto in un campo di prigionia in Polonia. Il tema centrale della “morte” viene affrontato con garbo e leggerezza fino all’epilogo del 17 Maggio del 2001, quello dell’ultimo recital, cui segue un finale a sorpresa pieno di poesia ed umanità, che parla di un uomo capace di essere un meraviglioso artista e padre allo stesso tempo, pronto a lasciare un testamento di amore a quelli che verranno dopo di lui. È uno spettacolo che, tra un sorriso e tanta dolcezza, commuove tutti.
PREZZI RISERVATI AGLI ABBONATI DELLA PASSATA STAGIONE:
➔ RINNOVO ABBONAMENTO (FISSO O LIBERO)
11 spettacoli
Platea 165,00 | Galleria 150,00
Scadenza diritto di prelazione posti: 15/06/2018
➔ RINNOVO ABBONAMENTO POMERIDIANO
11 spettacoli, sabato ore 17:00
Platea 150,00 | Galleria 140,00
Scadenza diritto di prelazione posti: 08/06/2018
È POSSIBILE RINNOVARE L’ABBONAMENTO:
● PRESSO IL BOTTEGHINO: dal lunedì al venerdì, dalle 10:00 alle 19:00
● VIA TELEFONO/E-MAIL: 06.6784380 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
CAMPAGNA ABBONAMENTI
Stagione Teatrale 2018/2019
FORMULE DI ABBONAMENTO PER 11 SPETTACOLI:
INTERO (FISSO O LIBERO)
Platea 190,00 | Galleria 170,00
POMERIDIANO INTERO sabato ore 17:00
Platea 165,00 | Galleria 155,00
RIDOTTO (FISSO O LIBERO) gruppi e CRAL
Platea 180,00 | Galleria 160,00
POMERIDIANO RIDOTTO gruppi e CRAL, sabato ore 17:00
Platea 155,00 | Galleria 145,00
Redazione
31 maggio 2018