Domenica, 24 Novembre 2024
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Che senso ha il teatro in televisione o sui social?

Il teatro è fermo. A quanto pare lo resterà ancora a lungo per il bene comune. Giusto, bisogna aspettare prima che ci siano le condizioni (per la sicurezza sia degli attori che degli spettatori), per tornare a vivere e fruire delle rappresentazioni teatrali. In questi giorni il dibattito su cosa si può fare per il teatro durante questa emergenza risponde a una domanda principale: trasmettere il teatro in televisione o sui social network può essere utile?

Il mondo degli addetti del settore è diviso in due. Da una parte chi, come Pino Strabioli, trova sbagliato, giustamente, parlare di teatro in televisione o sul web per il fatto che per potersi chiamare così è necessario avere un pubblico ed almeno un attore dal vivo. 

Dall’altra c’è chi invece spinge, come Monica Guerritore, per far sì che le emettenti televisive diano più spazio agli spettacoli teatrali e propone di far recitare gli spettacoli che sarebbero dovuti andare in scena in questi mesi in televisione.

Il nostro punto di vista? Sicuramente non possiamo parlare di “fare” teatro o “fruire” di uno spettacolo teatrale in televisione o sul web, ma è fondamentale che sia le emittenti televisive che i vari portali web e social diano spazio al teatro. Noi stessi come La Platea abbiamo suggerito la visione di vari spettacoli teatrali che si possono facilmente trovare sul web come nel caso del teatro Eduardo De Filippo (andando su RaiPlay ad esempio ci sono veramente delle belle chicche). Vederli può aver senso per capire meglio alcuni aspetti di uno spettacolo, magari per aprire un dibattito intorno ad esso analizzando la drammaturgia, il contesto socioculturale dell’epoca in cui lo spettacolo teatrale è stato registrato, e tanto altro. Dibattito che potrebbe allargarsi per tirare in ballo quelli che sono i problemi del teatro oggi: la scrittura ad esempio.

C’è una forte carenza di autori, e allo stesso tempo gli autori validi in circolazione faticano a trovare spazio nei cartelloni. Perché allora non sfruttare questo tempo di stasi per interrogarci anche su questo problema e spingere per, quando ci sarà, una riapertura dei teatri nel segno di nuovi autori e non stagioni piene zeppe di riproposizioni e rivisitazioni di grandi classici? 

Insomma, il teatro in televisione così come sui social ha senso, ma non cadiamo nell’errore di pensare che quello possa chiamarsi teatro, diventa altra cosa. Sfruttiamo piuttosto questi canali che, nel quotidiano (pre-Coronavirus), parlavano poco del mondo teatrale per fertilizzare un terreno che negli ultimi decenni è stato lasciato a sé stesso e che invece, questo lo abbiamo constatato negli ultimi cinque anni con la nostra attività di recensori, trova un grande interesse fra i giovani e giovanissimi una volta che viene “scoperto”. 

Largo allora al teatro su tutti i mezzi di comunicazione!!!

 

 

Enrico Ferdinandi

17 aprile 2020

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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