Da un anno a questa parte sto seguendo un corso per imparare la Lis, ovvero la lingua dei segni italiana. Questo articolo di riflessione nasce per chiarire alcuni pregiudizi che ruotano intorno a questa lingua ed, in generale, a questa disabilità.
Spinto da una curiosità personale, avuta fin da quando ero piccolo, sulla lingua dei segni italiana ho deciso, come detto, di seguire il corso di primo livello del gruppo Silis che da anni cerca di far valere i diritti dei sordi e di questa straordinaria lingua. Come avviene spesso, fra gli udenti, il primo impatto è stato brusco e perfino imbarazzante.
Fin dalla prima lezione ci si ritrova davanti ad un nuovo modo di vedere le cose: gli spazi si fanno più ampi, la memoria visiva assume un ruolo vitale così come le espressioni del viso e il linguaggio corporeo. Si impara ad osservare veramente chi ti sta davanti per necessità in quanto, oltre alla componente manuale, in questa lingua giocano un ruolo fondamentale le espressioni e le posizioni del busto.
Ad un anno di distanza comincio a formulare le prime frasi e capire il vero motivo per cui la comunità sorda cerca di far riconoscere ufficialmente questa lingua. Molti, come detto in apertura, sono i pregiudizi che ostacolano la vera comprensione di questa necessità. Per prima cosa va precisato che solo una piccola percentuale di sordi sono anche muti. Questa può sembrare una constatazione di poca importanza ma non è così in quanto è fondamentale e rispettoso usare i giusti termini quando si parla di qualcuno o qualcosa. Ciò raramente avviene, tanto per citare un esempio possiamo prendere in considerazione il film uscito nel gennaio 2014 'Tutta colpa di Freud'. Film, è doveroso precisarlo, finanziato dal ministero dell'Istruzione che non solo non tiene conto di questa fondamentale differenza ma che non rende affatto su pellicola una veritiera corrispondenza con quella che è la realtà sorda.
Il secondo ma fondamentale pregiudizio è inerente la Lis. Quando si parla di Lis il primo commento che mi sento rivolgere dai neofiti è: "ma quindi se uno impara la Lis la si può usare per comunicare con i sordi di tutto il mondo?"
Assolutamente no. Come le lingue vocali anche la lingua Lis risponde a determinate regole legate alla cultura di un determinato popolo o alla geografica di un'area geografica piuttosto che un'altra. Si tratta dello stesso motivo per cui l'Esperanto non ha riscosso seguito. Proprio come nelle lingue vocali difatti abbiamo la lingua dei segni francese, quella inglese, quella statunitense o cinese. E proprio come nelle lingue vocali troviamo i dialetti. Esatto, in Italia ad esempio la parola Natale viene indicata con un segno differente a seconda della regione. In poche parole non siamo davanti ad un linguaggio, come il codice braille, ma ad una vera e propria lingua.
Rimane difficile in un articolo riuscire a descrivere tutti i pregiudizi e le motivazioni per cui dare spazio nel dibattito al tema Lis. Quella sorda è una comunità che spesso non viene considerata con la giusta attenzione, attenta e rispettosa delle altre culture non riceve l'adeguata risposta dalla comunità udente. Avere la possibilità di veder riconosciuta la propria lingua è un diritto fondamentale per qualsiasi comunità. Negli ultimi anni molti sono stati i passi fatti nella giusta direzione ma molto ancora è rimasto celato nell'ombra e nel nostro secolo, nell'era del web e della comunicazione di massa, lasciare argomenti così importanti 'celati' non è ammissibile.
Basta poco. Magari una firma in digitale cliccando su questo link:
http://www.change.org/it/petizioni/io-segno-la-lis-ma-lo-stato-italiano-non-riconosce-la-mia-lingua-iosegno
O magari, se si è di Roma e si ha voglia, partecipare al sit-in che si terrà il 7 giugno dalle 14:00 alle 19:00 a Piazza Montecitorio per il riconoscimento ufficiale della Lis.
Enrico Ferdinandi
28 maggio 2014