#recensione
Recensione Focus Fortepiano alla Sala Casalla della Filarmonica Romana il 16 ottobre 2016
Nota storica
Con questa nota voglio sfatare alcune leggende metropolitane inerenti fortepiano e pianoforte.
Bartolomeo Cristofori (Padova, 4 maggio 1655 – Firenze, 27 gennaio 1731) fu cembalaio, organaro e liutaio alla Corte Medicea nonché il più famoso e importante costruttore di clavicembali della sua epoca. Negli ultimissimi anni del Seicento ha delle intuizioni geniali che lo portano nell'Anno di Grazia 1700 a sostituire nella meccanica del cembalo i salterelli con dei martelletti e a dare forma e vita al primo fortepiano della storia della musica. Il nuovo strumento, precursore del pianoforte, all'inizio non ebbe il successo sperato ma verso il 1750 la sua diffusione fu sufficiente a farlo diventare lo strumento prediletto dai maggiori esponenti della musica tra la seconda metà del Settecento e prima metà dell'Ottocento. Le modifiche e le migliorie apportate nel corso di questo periodo dai diversi costruttori lo traformarono nella seconda metà del secolo in quello che noi oggi consideriamo il pianoforte moderno.
Premessa
Il Focus organizzato dalla Filarmonica Romana ha molto più significato di quello che può sembrare, infatti il fortepiano non fu solo una rivoluzione sul piano costruttivo e timbrico ma anche sul piano "linguistico". Con l'avvento e l'evoluzione di questo strumento (dovuta non tanto al progresso tecnologico ma alle esigenze espressive dei compositori) fulcro culturale dell'Europa diviene la città asburgica di Vienna dove uno stuolo di musicisti contribuiscono anno dopo anno a dare forma a un nuovo linguaggio fatto di figure retoriche finalizzato a comunicare e a quindi a creare non solo un piacere uditivo ma sopratutto intellettivo.
E' raro a Roma (ma anche in Italia) poter essere presenti a un concerto per fortepiano. Ancor più raro e poter assistere a due concerti per fortepiano nello spesso giorno. Quasi fantascientifico è poter ascoltare delle esecuzioni con un Tafelklavier originale Katholnig del 1815.
La Filarmonica Romana insieme al Maestro Costantino Mastroprimiano domenica 16 ottobre ci ha dato l'occasione di poter fruire di tutto questo e in più di una copia, ad opera di Ugo Casiglia, di un fortepiano Anton Walter del 1795 ca.
Il concerto delle ore 12 ci ha permesso di ascoltare Sayuri Nagoya, vincitrice del Rome Fortepiano International Competition "Muzio Clementi Prize" 2015, destreggiarsi con tutti e due gli strumenti.
Il programma prevede quattro esecuzioni che partendo dal Concerto in re maggiore Hob. XVI: 24 di Haydn passa per degli estratti dalle 25 Etudes faciles et progressives di Burgmuller e prosegue con degli estratti dalle Romanze senza parole di Mendelssohn – Bartholdy e conclude con la Grande Sonata in do maggiore op. 4 di Eberl.
Un percorso musicale ben strutturato e filologicamente coerente che vede nella prima parte Haydn e Burgmuller eseguiti con la copia da fortepiano Anton Weber del 1795 ca. e Mendelssohn – Bartholdy ed Eberl nella seconda parte eseguiti col Tafelklavier originale Katholnig del 1815.
Sayuri Nagoya ha un tocco leggero che sa essere, a seconda della necessità espressiva, sia delicato sia più deciso. Quattro belle esecuzioni che hanno saputo sottolineare come a differenza dei suoi predecessori il fortepiano fosse uno strumento funzionale al "raccontare".
Se in Haydn si sente ancora in alcuni passaggi l'influenza dell'uso del clavicembalo, in Burgmuller quest'ultimo è già qualcosa di obliato e le composizioni oltre ad avere un architettura compositiva ben delineata si arricchiscono di sfumature emozionali, così in Elber si sente forte l'avanzata del preromanticismo che vedrà la sua massima espressione musicale in Beethoven che farà delle emozioni il punto chiave della sua poetica musicale e in Mendelssohn – Bartholdy il proseguo della ricerca stilistica e in parte formale cominciata da Schubert.
Un concerto piacevole durato poco più di un ora. Notevoli sono state le esecuzione di Haydn e poi di Mendelssohn – Bartholdy (gusto mio personale?)
Poco pubblico purtroppo, più per disinteresse che per l'orario, ma nonostante questo Sayuri Nagoya ci ha deliziati con un bis dai forti tratti impressionisti, una canzone tradizionale giapponese "La strada di Sakura".
Il concerto delle 17.30 vede sul palco della Sala Casella il Maestro Mastropriamo concentrare la sua attenzione su Haydn e Mozart eseguiti alla copia da Anton Walter. La Sala Casalla era piena e il programma anche in questo caso particolarmente stimolante: Andante e Variazioni in fa minore Hob. XVII : 6 e Sonata in do minore Hob. XIV n. 20 di Haydn e Fantasia in do minore K 475 e Sonata n. 14 in do minore K 457 di Mozart.
Al di là delle esecuzioni eccellenti molto interessanti sono state l'introduzione generale e le introduzioni a ogni singolo pezzo che ci hanno fatto scoprire per esempio come le esigenze non solo artistiche ma anche commerciali (le partiture venivano già stampate e vendute nel XVIII secolo) avevano portato a codificare le tonalità in un codice emotivo, per esempio la tonalità in fa minore dell'Andante e Variazioni di Haydn sta ad indicare una composizione pervasa dalla passione e dalla sofferenza, infatti a riprova di questo sappiamo anche che fu scritta in seguito alla morte di una ragazza a cui insegnava musica. Di particolare interesse sono la serie di modulazioni e intercalazioni che verso la fine della composizione vanno a sovvertire l'ordine della struttura compositiva per poi ritornare in conclusione a l'ordine e alla quiete. Nella Sonata in do minore ispirata alla produzione più matura di C. Ph. E. Bach colpisce come sia pervasa da un certo demonismo che vede l'alternarsi e lo svilupparsi parallelo di ben due temi compositivi.
Della Fantasia e della Sonata di Mozart invece è curioso scoprire come nonostante siano state composte in periodi differentissimi siano invece complementari e addirittura stampate insieme.
Non potevano mancare i bis eseguiti con l'originale Katholnig, un Capriccio di Haydn e una Bagatelle di Beethoven.
Fabio Montemurro
19/10/2016