Recensione del romanzo Ebola ’76 di Amir Tag Elsir edito da Atmosphere Libri. Casa editrice nata a Roma per invitare il lettore a un viaggio intorno al mondo. Viaggiare per conoscere le storie più varie, per sapere qualcosa di più degli uomini che vivono o hanno vissuto esperienze diverse. Il viaggio ci porterà a reinterpretare noi stessi dopo aver scoperto quello che ancora non sapevamo del mondo.
“Come qualunque altro paese africano, il Congo pullulava di stregoni malvagi, esperti nell’arte di versare sangue, impedire una nascita e, in termini generali, fare il lavoro sporco della morte. Profondamente convinti che l’epidemia fosse opera di un confratello, gli stregoni locali non sognavano altro che possedere un simile talento straordinario.”
“Il giorno seguente, la parola epidemia cominciò a risuonare in ospedale. All’inizio circolava in silenzio, il termine aleggiava negli animi inquieti dei medici. Poi, gradualmente, i dottori iniziarono a pronunciarlo fra loro e, in breve tempo, l’intero ospedale sussurrava quella parola a fior di labbra, dalle infermiere alle donne delle pulizie, dai visitatori agli sfaccendati che oziavano nei giardini trascurati.
Epidemia, epidemia, epidemia.” (Amir Tag Elsir, Ebola ’76)
Qualche mese fa, febbraio o forse marzo, scorrendo distrattamente le novità editoriali mi è caduto l’occhio su questo titolo. Ebola ’76. Per chi come il sottoscritto non ha vissuto il principio di quel secondo frangente degli anni ’70 (chi scrive è nato nel 1987) la curiosità è stata troppo forte. Dopo l’Influenza Spagnola del 1918 e la Peste di Napoli del 1943 (narrata da Curzio Malaparte ne La Pelle) e prima del Covid-19 che abbiamo e stiamo vivendo da quasi 2 anni, l’Ebola è stata una delle pandemie più rilevanti dell’ultimo secolo. Amir Tag Elsir, autore del romanzo, all’epoca aveva 16 anni e 36 anni dopo (la prima pubblicazione risale 2012) muovendosi tra finzione e realtà ci regala una breve ma intensa cronaca dei fatti dal principio alla fine della speranza.
Nel Mondo reale il virus Ebola fece capolino, per la prima volta, tra le capanne del piccolo villaggio di Yambuku, in quello che all’epoca era lo Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo, nell’estate del 1976. Ben presto, però, l’epidemia dilagò nel confinante Sud Sudan travolgendo la città di Nzara.
Si narra ancora oggi come il virus sia arrivato in Sudan attraverso l’operaio di una fabbrica tessile, infettatosi durante un viaggio in Congo e tornato poi nella propria città.
Fin qua tutto torna. Piano temporale reale e piano temporale della narrazione coincidono. Infatti Amir Tag Elsir, da abile giocatore che è, dispone e inizia a muovere le proprie pedine proprio in questo punto della realtà, dipanando un fitto intreccio di pura fantasia popolato da personaggi al limite del grottesco che vivranno situazioni assurde ai confini della realtà.
I protagonisti, dall’inizio alla fine del romanzo, saranno il virus Ebola che, come un vampiro, davanti agli occhi del lettore, assumerà di volta in volta le sembianze antropomorfizzate di un cacciatore ferino e implacabile che fino all'ultimo non darà tregua alle sue prede, e Lewis Nawa, operaio della fabbrica tessile di Nzara e tutta la variopinta umanità che lo attornia: emarginati, prostitute ammiccanti, protettori, mendicanti sfacciati, contestatori pro-democrazia, maghi, stregoni, venditrici d’acqua, danzatori, vecchi musicisti, Generali locali, (ex) guerriglieri ribelli dissidenti.
Il romanzo, infatti, non racconta la storia di uno o più personaggi ma l’incontrarsi e scontrarsi (dipende dal punto di vista) delle esistenze di più individui sullo sfondo di un sistema sociale (basato sul pettegolezzo) sconvolto dall’avanzata di una mostruosa epidemia che per i più è opera della maledizione di uno stregone, per i medici e pochi altri di un virus, a suo tempo, ancora sconosciuto.
La scrittura di Amir Tag Elsir, curata nei minimi, ma non insignificanti, particolari, di volta in volta salterà di personaggio in personaggio prendendone il punto di vista su una situazione o continuando la narrazione delle proprie vicissitudini lì dove, precedentemente, si era interrotta.
Il romanzo nel suo insieme mette in scena una tragicommedia dal finale multiplo e paradossale dove, al di là della rovina e della morte per tutti i personaggi non ancora stroncati dal virus letale, uno spiraglio di speranza ci verrà dato da un capitolo conclusivo che “fantasticherà” sui possibili esiti alternativi delle vite dei probabili superstiti.
Ebola ’76 non è soltanto la storia di un epidemia ma anche un’opera narrativa sul Sudan, patria dell’Autore, e sull’Africa vista con gli occhi di chi, fin dall’infanzia, l’ha vissuta in tutta la sua coerenza e al contempo in tutte le sue contraddizioni.
L'autore:
Amir Tag Elsir, nato nel 1960 in Sudan, è scrittore e ginecologo; dopo aver esercitato per molti anni in patria, vive e lavora ora in Qatar. Il cacciatore di larve è il suo primo romanzo tradotto in italiano ed è stato finalista all’Arabic Booker Prize 2011. Ha pubblicato 24 libri, tra cui romanzi, biografie e poesie. Il suo romanzo 366 (2013) è stato tra i vincitori del Premio Katara per il romanzo arabo 2015.
Fabio Montemurro
22 giugno 2021
Informazioni
Ebola ‘76
di Amir Tag Elsir
traduzione e postfazione di Federica Pistono
Atmosphere Libri
Pagine 142
Cartaceo € 15,00