#libristregati quarto e ultimo appuntamento con la rassegna de La Platea che analizza i finalisti del premio strega.
Dal nostro ultimo appuntamento qualcosa è cambiato, sono infatti stati selezionati i 6 libri finalisti del Premio Strega. Quest’anno uno in più rispetto alla consueta cinquina poiché tra i cinque libri selezionati non ce ne era uno di un editore piccolo medio e il comitato direttivo ha aggiunto Febbre di Jonathan Bazzi. La sestina è cosi composta: La misura del tempo di Gianrico Carofiglio, Almarina di Valeria Parrella, Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli, Febbre di Jonathana Bazzi, Il colibrì di Sandro Veronesi e Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari.
Li abbiamo analizzati quasi tutti e oggi vi illustriamo gli ultimi due libri della sestina che ancora non vi abbiamo proposto.
Iniziamo con Il Colibrì di Sandro Veronesi
Il colibrì racconta la storia di un uomo, Marco Carrera, che si affanna per mantenere immobile la sua vita. È soprannominato il colibrì poiché proprio come quell’uccellino tropicale che riesce a stare immobile in volo grazie alla più frenetica attività delle ali, Carrera mira ad eludere ogni cambiamento attraverso tutto ciò che fa. La sua è una vita piena di perdite e di dolore, ha un passato che sembra trascinarlo sempre più a fondo come un mulinello d'acqua. Eppure Marco Carrera non precipita resiste ad ogni urto, con il suo movimento frenetico riesce a rimanere saldo, fermo e, anzi, risalire, realizzando straordinarie acrobazie esistenziali.
Ma il mutamento è inarrestabile, pure se ogni tanto riusciamo a non percepirne la sua inesorabilità e Marco si troverà a fare i conti con la sua vita. «E’ come per la faglia di San Andrea: tutti sanno che presto o tardi la California sprofonderà nell’oceano, ma sembrano essersene dimenticati».
Ma Marco non è l’unico protagonista, Veronesi costruisce intorno a lui altri personaggi indimenticabili e un mondo intero, in un tempo esteso che va dai primi anni settanta fino a un cupo futuro prossimo, quando all’improvviso emergerà una bambina, si chiamerà Miraijin, e sarà l’uomo nuovo.
È stato proposto per il Premio Strega 2020 dall'Accademia degli Scrausi con la seguente motivazione:
“IL romanzo che viene presentato
COmincia con un segno beckettiano
LIbrandosi da Roma (e poi lontano,
BRÌndando alla forza del passato:
Si alza in volo). Un Miraijin neonato
Arriva tra i righi (e si ritrae, piano:
Nasce al presente di un nuovo italiano...”
Il Colibrì è un romanzo originale in cui ogni capitolo è a se stante e diverso dell’altro. Veronesi non segue un ordine cronologico ma fa continui sbalzi temporali tra presente è passato. Anche lo stile non è univoco ma un miscuglio di stili, troviamo lettere, messaggi, ricordi, racconti, email, dialoghi. Lo scrittore utilizza tutti gli strumenti, anche i più moderni che gli permettono di raccontare anche in poche parole. Ci sono infatti capitolo della lunghezza classica e capitolo molto brevi.
Già l’inizio del romanzo è particolare con la descrizione del quartiere Trieste, luogo in cui il protagonista vive:
“Il quartiere Trieste di Roma è, si può ben dire, un centro di questa storia dai molti altri centri. È un quartiere che ha sempre oscillato tra l’eleganza e la decadenza, tra il lusso e la mediocrità, tra il privilegio e l’ordinarietà, e per adesso tanto basti: inutile descriverlo oltre, perché una sua descrizione potrebbe risultare noiosa, all’inizio della storia, addirittura controproducente.”
Nel romanzo si parla, di morte - la morte dei genitori a causa del cancro, il suicidio della sorella, di sofferenza per la fine del suo matrimonio e altri avvenimenti ma anche di forza e amore. Nulla d’inusuale è un uomo medio borghese che si barcamena con i problemi della vita, ma ciò che lo distingue dagli altri è la sua resilienza, il suo combattere a tutti i costi e non arrendersi alla avversità. Come un colibrì resta in equilibrio nonostante tutto, resiste ad ogni urto.
In conclusione il colibrì è un romanzo ben scritto, con una scrittura potente, vivida che rende immediatamente percepibile ciò che provano i protagonisti. La lettura inizialmente scorre veloce e leggera per poi divenire leggermente più complessa, riflessiva e rendere leggermente difficoltoso arrivare alla fine, ma il finale merita lo sforzo.
Ragazzo italiano di Gian Arturo Ferrari
Ninni, è un bambino figlio del dopoguerra, che cresce tra 2 mondi, quello antico e agricolo dell’Emilia, Querciano dove vive la nonna, e quello industriale della provincia lombarda, Zanegrate e poi Milano. Da ragazzino, grazie alla nonna, scopre di aver acesso alle innumerevoli esperienze ed emozioni che i libri gli spalancano davanti agli occhi. Acquisita a fatica la consapevolezza di sé e l’ autonomia, il ragazzo trova quello che sarà il proprio posto nel mondo.
Nella storia di Ragazzo italiano si riflette la storia dell’Italia, l’asprezza, la povertà, l’ansia per un futuro incerto e tutte le vicende della generazione nata nel dopoguerra ma determinata ad andare oltre la tragedia e realizzare i propri sogni. Un’Italia dove la scuola è lo strumento di promozione sociale e il futuro è ricco di attese e di promesse.
È stato proposto tra i finalisti del premio strega da Margaret Mazzantini che ha detto:
“Ragazzo italiano è un libro scritto con uno spirito fanciullesco, nel senso più nobile del termine. E giovane è anche lo sguardo del narratore che torna ad accostarsi a quel bambino, poi ragazzino, poi ragazzo, nelle tre parti che compongono il romanzo. Ferrari riporta, ricrea in maniera formidabile, dialoghi che sono tranches di vita, che fanno pensare a certi quadri espressionisti, a certe fotografie di umile gente messa in posa. ”
Ragazzo italiano è un romanzo che racconta la storia di un ragazzo e di tutti quei ragazzi che hanno vissuto con lui quel periodo storico. È un bambino, timido, malaticcio, balbuziente che pian piano cresce, fa esperienza e diventa un ragazzo. Il più grande strumento di crescita e di riscatto saranno i libri e la scuola, gli apriranno occhi al mondo e gli forniranno la necessaria consapevolezza per crescere ed emanciparsi.
Vive in un mondo pieno di donne in cui l’unica figura maschile è il padre,un uomo chiuso e autoritario con cui fatica ad avere un rapporto sereno. Ferrari ci fa vedere il suo cambiamento e allo stesso tempo il cambiamento della socetà. È una storia a sfondo autobiografico in cui però la storia personale sembra quasi fare da sfondo alle vicende storiche.
Leggerlo non è sempre semplice e veloce, a tratti occorre concentrazione e impegno ma ci permette di approfondire e ripercorrere la nostra storia dal dopoguerra agli anni ‘90 del novecento.
Leggendo si percepisce un po’ di nostalgia per quegli anni, per la semplicità della vita, e soprattutto perché nonostante le difficoltà restavano uniti. Pregevole è la capacità dell’autore di raccontare le vicende con lo sguardo di uno bambino e poi di un ragazzo, quasi non sembra che sia un adulto a raccontare gli avvenementi. Ci fa vivere i tumulti , i tormenti e gli amori come se fossimo lì con lui.
Si conclude con questi grandi romanzi la nostra rasseggna, ora non ci resta che attendere per conoscere il vincitore. Nell’attesa di scoprirlo vi auguriamo buona lettura.
Debora Fusco
20 giugno 2020