Lunedì, 25 Novembre 2024
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La storia di Daniele Nardi in 'La via perfetta. Nanga Parabat: Sperone Mummery' - di Alessandra Carati

Celebrazione e ricordo della vita dell’appenninista Daniele Nardi

 

Martedì 25 febbraio alle ore 19:00 si è svolta la presentazione del libro La via perfetta di Daniele Nardi Nanga Parbat: sperone Mummery, presso il Nuovo Teatro Orione a Roma.

L’evento è stato condotto dal direttore artistico del teatro Carlo Oldani il quale ha intervistato la giornalista e autrice del libro Alessandra Carati. Tra una domanda e l’altra gli attori Igor Petrotto e Laura Adriani hanno letto passi salienti del libro.

“Daniele Nardi era convinto che, rispetto al raggiungere la vetta ad ogni costo, contasse molto di più il modo in cui si sale la montagna. Cercava lo stile e l’etica della scalata. Una ricerca che lo ha condotto al Nanga Parbat, dove ha intrecciato il suo destino con lo Sperone Mummery. Era inevitabile: quella era la risposta di Daniele”

“Se non dovessi tornare dalla spedizione 2018-19, desidero che Alessandra Carati continui a scrivere il nostro libro perché voglio che il mondo conosca la mia vicenda di vita

Il libro racconta l’avventura di un uomo che, partendo dalla provincia di Latina, tra difficoltà e pregiudizi ha lasciato la propria firma nel mondo dell'alpinismo estremo. Sulla Terra ci sono quattordici montagne che superano gli 8000 metri: il Nanga Parbat è una di queste. La nona in ordine di altezza e una delle più difficili; in particolare se la si affronta dallo sperone Mummery, che nessuno ha mai salito. Nei suoi cinque tentativi di conquistare la vetta in invernale, Daniele Nardi lo ha provato quattro volte. Quel ”dito di roccia e ghiaccio che punta dritto alla vetta” aveva catturato la sua immaginazione. Un percorso cosí elegante da sembrare perfetto. La sua impresa però si è interrotta ad un passo dalla conclusione per un motivo che come ha detto l’autrice stessa ancora oggi non è molto chiaro. Quasi sicuramente però Daniele o Tom Ballard, il suo compagno nella spedizione, hanno avuto un malore e nella discesa di notte è successo qualcosa, forse ha ceduto un ancoraggio.

Dopo questa tragica conclusione della sua vita l’opinione pubblica si è chiesta perché? Perché Daniele Nardi ha deciso di compiere questa impresa? È stato quasi additato come un pazzo, un incosciente ma in realtà la Carati ha detto chiaramente che lui non improvvisava mai, preparava meticolosamente le sue spedizioni. Quello che gli è acccaduto è quello che succede a tanti alpinisti o appenninisti che nel corso delle loro spedizioni per un motivo o un altro perdono la vita. La montagna è rischiosa e Daniele Nardi lo sapeva benissimo.

Nel corso della serata l’autrice ha ben delineato Daniele Nardi, un uomo con una grande passione per la montagna ma non solo. Era un uomo come tanti, con una famiglia felice, un bambino piccolo e una moglie a casa, Daniela, che lo aspettavano. Ma la sua famiglia conosceva bene la sua passione e non lo ostacolava, lo amavano così com’era. Era un vero professionista, consapevole di quello che faceva e consapevole del fatto di non potervi rinunciare. Lui stesso ha detto: “Un alpinista è un esploratore, non resiste a una via di cui si è innamorato, non può sottrarsi al desiderio di tentarla.” Era però anche un grande comunicatore ed era questa sua dote che gli permetteva di ottenere i fondi. Aveva inoltre un grande desiderio di condividere con i suoi compagni di cordata.

“La sua vita, la sua scomparsa mi buttavano addosso altre domande, altro buoio”

 

Debora Fusco

1 marzo 2020

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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