Intervista a Laura Sicignano regista di Antigone, spettacolo che apre la stagione 2019/2020 del teatro Stabile di Catania.
Da cosa è partita per mettere in scena questo spettacolo?
Sono partita dalla traduzione del testo originario di Sofocle e poi ho cercato di creare un adattamento del testo insieme ad Alessandra Vannucci.
Quindi come ha proceduto per trovare un adattamento adeguato?
Ho attuato un passaggio preliminare attraverso la scrittura. L’ho tradotto in un linguaggio contemporaneamente rapido. Ho asciugato tutto ciò che non era adeguato ad un pubblico contemporaneo rispettando i diversi personaggi e il più possibile i loro diversi modi di esprimersi. La tragedia di Sofocle era rappresentata in un contesto diverso, pochi personaggi, coro numeroso. 2500 anni dopo qualcosa è cambiato ovviamente, marea mia premura essere il più fedele possibile a quel contesto.
Come mai ha scelto di rappresentare questo testo?
Sofocle è molto attuale. Sembrano avvenimenti contemporanei. Senza tempo. Tematiche universali. La guerra, il conflitto tra legge umana e legge civile, tra ragione e sentimento.
Quale potrebbe essere una caratteristica fondamentale per le diverse scene?
La presenza musicale dal vivo sicuramente è fondamentale e ci tengo molto a ricordarlo. Le musiche sono state create dai musicisti e compositori insieme a noi, insieme anche agli attori. Il tutto ha dato vita ad un tessuto intimo ed organico tra parola e musica, in una recitazione concreta e moderna.
Che cosa intende per recitazione moderna?
Ascolto e relazione. Il cast è un cast corale. Non c’è un unico protagonista. Ogni personaggio è stato creato insieme agli altri ed è strettamente connesso ad essi.
Quale è stata la scena che più ha richiesto impegno e dove avete trovato qualche difficoltà?
La scena più difficile è stata quella della morte di Antigone. Questo perché ho voluto ritrovare un riferimento al cristianesimo: la morte di Antigone ricorda la Via Crucis. Un percorso lento e doloroso, profondamente sentito; non volevo la violenza simulata.
La soddisfazione più grande?
Vedere la gioia e la condivisione del pubblico giovane.
Si è schierata dalla parte di Creonte o di Antigone ?
Il testo può essere interpretato in diversi modi, non ci si può schierare o comunque viene difficile. La cosa interessante è proprio la possibilità di schierarsi da entrambe le parti. Fate voi.
Cosa vuole in qualche modo ottenere con questa messa in scena?
Non sono io a decidere ma il pubblico. È lui a scegliere cosa prendere e portare a casa, a trovare la migliore interpretazione. A volte condividono con me interpretazioni del tutto nuove ed inaspettate a cui io non avevo proprio pensato. E questo è molto bello, fornire spunti di riflessioni e dibattiti.
Maria Elena Matteucci
19 ottobre 2019