Il fondatore del TNB Teatro Nuovo di Bergamo ci parla del loro ultimo lavoro in fase di allestimento.
Quando e come nasce TNB (Teatro Nuovo di Bergamo)?
TNB nasce 4 anni fa, avevo 15 anni, e portava un nome diverso: I giovani sanno fare arte, quello che prima era un gruppo che seguiva una morale di rilancio delle nuove generazioni e della coscienza critica e che adesso si è trasformato, con i miei 18 anni, nel gruppo professionistico più giovane in Italia. Produzione ed accademia di forme sceniche.
L’idea di creare un organismo, che ha sempre come filosofia un percorso di educazione al teatro di giovani per i giovani, è partita inizialmente da dei disagi personali (per poter parlare del mio personaggio occorrerebbe un’intervista a parte) e poi dalla mia attitudine nell’organizzazione di eventi in campo artistico, la spassionata voglia di regia per comporre l’arte che si muove e l’amore per la scrittura, la drammaturgia, quella necessità di racconti e di mondi miei, che non esistono, ma che vivo a fotografie e suggestioni.
“Quando ho bisogno di trovare un sorriso ripenso al mio primo spettacolo.
Avevo 6 anni, sulle scale a casa della nonna tra i teli per sipario ed arlecchino.
Partiva la musica, allo stereo con astuzia nascosto, e da dietro la mia piccola tana nascevano le ombre.
Ingresso su invito, 2 euro, senza sconti. Nemmeno ai padroni di casa.
Dite che vale se lo inserisco in curriculum?
Speriamo di si.”
Quali sono stati gli input che vi hanno portato all'allestimento di Rumoroso silenzio?
Una storia differente, e non nuova, in un contesto così necessario di essere raccontato che non ha bisogno di molti stravolgimenti se non quello della poesia e dell’estro dei teatranti.
“Rumuroso silenzio” nasce da un lavoro introspettivo alla ricerca delle radici portanti della tematica storica trattata. Già in fase embrionale si è scoperto, mediante dei laboratori e lezioni di ricerca, che l’impulso registico proveniva da angoli nascosti e mai sfiorati da parte dei cani della ragione e da spifferi d’aria nelle interiora: perdita e ricostruzione di identità sono stati l’incipit per affondare, e non riemergere, da una scoperta attorno ai tasti dolenti dello scrittore/regista che si sono rivelati poi oggetto di forte attualizzazione e chiave di lettura per un prodotto Differente in grado, probabilmente, di regalare allo spettatore tutto il contrario di ciò che si aspetta, fortunatamente.
Partendo dalle idee di scena lo specchio d’acqua intrapreso si è rivelato un abisso mai esplorato da nessuno, o da pochi, e pezzo dopo pezzo si è arrivati ad associare l’identità sopra citata a un perverso nascondimento, legato da un filo trasparente e quasi impercettibile alla menzogna e netto ponte di passaggio tra uno scoglio ed un altro per arrivare alla vergogna e all’umiliazione.
In una seconda fase del lavoro, dopo tre drastiche distruzioni del testo di partenza, l’analisi drammaturgia si è concentrata sulla declinazione dei precedenti risultati sviscerandoli e lavorando attraverso tempeste di cervelli a doppia faccia, da un lato le parole grezze e dall’altro le idee di trasposizione delle parole stesse in campo teatrale, azione banale e pragmatica che ha deciso, dopo un periodo di stallo con poco ossigeno a 60 metri di profondità, gli scenari in grado di rendere al meglio ciò che si era trovato tra i coralli della mente.
Qual è il messaggio/ quali sono i messaggi che state lanciando al pubblico che viene ad assistervi?
Oltre alle finalità che il gruppo ha nella sua missione lo spettacolo è costruito, con il suo ritmo serrato, in modo tale che possa essere portato in scena oltre a ricorrenze storico culturali. L’analisi drammaturgia porta messaggi e lascia diversi punti interrogativi racchiusi in un simbolismo sempre presente e in geometrie nevrotiche alla ricerca dell’architettura. Non c’è ne una morale di fondo ne un unico messaggio, sicuramente far pace con il proprio passato attraverso l’ammissione ed il riconoscimento di esso è fondamentale secondo il principio di realtà creato ma oltre meglio non andare, meglio lasciare al pubblico ciò che il teatro nella sua funzione educativa offre: gli interrogativi per una continuazione fuori dalla sala.
Quale è stata la reazione dell'opinione pubblica in questa prima fase del vostro lavoro?
Lo spettacolo non è ancora andato in scena. Il gruppo è esposto all’opinione pubblica più del previsto, anche sulla scia di spiacevoli contestazioni a sfondo politico dovute ad un’ignoranza collettiva senza paragoni. I media faticano ad interessarsi a lavori simili, quando non si ha un nome, nonostante si sia sulla giusta strada, sui binari dell’umiltà, per farselo. Indi, a sponsorizzazione e pubblicità ancora ferma, I Media ed il pubblico fremono ancora prima di incominciare, speriamo si continui così, amando gli spettatori, portandoli sulle tavole impolverate.
Porterete il vostro spettacolo in altre città italiane? Vi aspettate reazioni dello stesso tipo dei fatti avvenuti negli ultimi giorni a Bergamo?
Partiremo con un tour di lancio, in vista di una vendita, l’obbiettivo è quello di portare un progetto così articolato, con tante iniziative correlate allo spettacolo in particolare modo per le scuole, in Italia. Sembrano esserci i giusti presupposti, stiamo aspettando risposte da noi stessi, dalle strutture, e dalla fortuna.
Dopo ciò che è successo ci aspettiamo di tutto, la nostra linea rimarrà la stessa: Lavoro e prove mettendoci sempre la faccia con coraggio e cercando di far girare a favore nostro ciò che di positivo si può trarre da questa situazione.
Fabio Montemurro
7 ottobre 2015
informazioni
Il cast:
“RUMOROSO SILENZIO”
- La maledizione dell’uomo è che dimentica -
Progetto su scala nazionale
Scritto e diretto da LUCA ANDREINI.
Con
EMILIO CATELLANI - Custode delle masserizie
ANDREA SALIERNO - Ferdinando
MICHELE ULIVIERI - Ceccarelli
GIANLUCA PIRETTI - Dottor Buttini
CECILIA BOTTURI - Norma
BENEDETTA BIFFI - Emma
OTTAVIA SANFILIPPO - Jolanda
CLARA CONTI - Giovanna
Danzatori: JENNIFER RAVASIO e DANIELA LECCHI Musicante di scena: CHRISTIAN PAGANELLI