Recensione dello spettacolo Sopra di me il diluvio in scena al teatro Vascello di Roma dal 28 ottobre al 1 novembre 2015
In scena al Teatro Vascello dal 28 ottobre al 1 novembre Sopra di me il diluvio, opera di Enzo Cosimi, coreografo regista tra i più autorevoli sulla scena contemporanea italiana che annovera una trentina di produzioni con la sua Compagnia.
Una nube di fumo denso e tuoni invadono gli spettatori che entrando in sala vengono avvolti in quest’atmosfera che cattura i sensi. Tra la nebbia si scorge la figura di una danzatrice, Sara Lattanzi, storica danzatrice della Compagnia di Enzo Cosimi, seduta su una poltroncina, fremente.
Il suo fisico androgino è semicoperto da canottiera e mutande nere, i suoi capelli sono sciolti e ai piedi indossa scarpe con il tacco; tra le mani tiene saldo un osso, uno dei tanti che circonda la scena. Si alza, cammina e batte con forza l’osso a terra, la musica è assente, e il pubblico viene travolto dalla presenza della danzatrice, dalla sua andatura decisa, dal rumore scandito dei tacchi e dal suono crudo dell’osso sbattuto con violenza.
Ed ecco che la musica invade la scena, sembrano versi di animali feroci, così come feroce ed animalesco è l’atteggiamento della danzatrice. La sua figura sulla poltrona, gemente e fremente incarna una forza vitale ed erotica, a tratti animalesca che con passi rapidi poi si avventa sulla preda.
È pronta a difendersi, ad attaccare e infine agguantare la preda: dalla sua bocca fuoriesce un fascio di strisce rosse elastiche, è sangue fresco che scivola sul suo corpo.
Lo schermo televisivo al centro del palcoscenico trasmette scene di tribù africane, momenti di guerra e immagini di bambini che diventano l’ambientazione della danzatrice. La musica di Chris Watson, Petro Loa e Jon Wheeler, è sempre più densa e la protagonista si denuda lanciandosi in una danza più frenetica.
Sul fondale l’ombra di un bambino con i remi in mano, i suoi movimenti lenti e pacati creano un contrasto con la foga della danzatrice che emette urla di rabbia contro quelle scene di guerra proiettate poco prima. I pezzi del puzzle sulla scena cominciano a ricomporsi: la danzatrice si riveste con brandelli di stoffe bianche sulla scena, usa le ossa come armi e si lancia in una danza liberatrice, si trasforma nel capo tribù che invoca la pioggia nel suo rito sciamanico per riportare la calma in questo mondo disorientato.
Un’opera coreografica quella di Enzo Cosimi che non conosce pause, si staglia sulla scena con la sua drammaturgia scandita nei minimi particolari, non lasciando dubbi allo spettatore sul significato. Sul finale ogni dettaglio si riordina lasciando un alone di malinconia al pensiero del mondo che stiamo trasformando.
Alessia Fortuna
30 ottobre 2015
informazioni
Teatro Vascello
Coreografia Enzo Cosimi
Interprete Sara Lattanzi
Musiche Chris Watson, Petro Loa e Jon Wheeler