Recensione della mostra Fidia presso Musei Capitolini - Villa Caffarelli dal 24 novembre 2023 al 5 maggio 2024
Quando si parla di Arte Antica uno dei nomi che viene subito in mente, anche tra i non esperti, è quello di Fidia. E non potrebbe essere altrimenti: a lui, infatti, si devono alcune delle più importanti e leggendarie opere di quel periodo, come la Statua crisoelefantina di Zeus a Olimpia, considerata una delle Sette meraviglie del mondo, o quella di Atena Parthenos custodita nel Partenone. Della realizzazione di quest’ultimo Fidia fu addirittura anche il supervisore, presiedendo la sua costruzione e ideandone la decorazione. Il suo nome, però, non fu sempre così conosciuto: la riscoperta, insieme a quella di un altro inarrivabile scultore antico come Prassitele, si deve a Francesco Petrarca. Che, nel 1337, collego i due nomi agli autori grandemente lodati da Plinio nella sua Naturalis Historia. Ciò fa ben capire quanto, in realtà, di Fidia si sappia pochissimo: i dati che ne abbiamo provengono da fonti letterarie mentre la sua opera ci è giunta principalmente attraverso repliche. L’esposizione monografica a lui dedicata, la prima nel suo genere, vuole quindi approfondire la sua figura, porsi come un’occasione per confrontarne le opere e riflettere sull’enorme impatto che hanno avuto sull’arte di tutti i tempi, intrecciandosi con la storia e la cultura dei popoli che ne sono venuti a contatto.
Articolata in sei sezioni, la mostra Fidia si apre con un omaggio di Auguste Rodin, che non fece fatica ad affermare la preminenza dello scultore greco su ogni altro: si tratta di Pallas au Parthénon, una testa di donna incoronata da un tempietto dorico a sei colonne, scolpita nel 1896. Più avanti si può ammirare un reperto che ha dello straordinario: una brocchetta d’argilla risalente agli anni ’30 del V secolo a.C e proveniente da Olimpia, dove Fidia lavorò verso la fine della sua carriera. La sua importanza è data dalla scritta incisa in greco antico: “Io appartengo a Fidia”. Si tratta, dunque, del rarissimo oggetto personale di una celebrità che ha attraversato i secoli per finire sotto i nostri occhi. La seconda e la terza sezione sono dedicate alla sua formazione artistica, la crescita della fama e le commissioni che ne conseguirono, culminate con quella da parte di Pericle per la supervisione dei lavori di erezione del Partenone. Si entra, perciò, nel vivo dell’opera di Fidia grazie alla possibilità di mettere a confronto una splendida replica dell’Apollo Parnopio nel tipo Kassel - conservata presso i Musei Capitolini - con altre tre teste del dio della medesima tipologia, provenienti dalla Centrale Montemartini e dal Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco di Roma e dal Museo di Palazzo Vecchio di Firenze. La stessa opportunità si ha di fronte a una testa di Atena cosiddetta Lemnia, prestata dal Museo Civico Archeologico di Bologna: il paragone può farsi non solo con altre dello stesso tipo, come quella arrivata dal Museo Archeologico dei Campi Flegrei di Napoli, ma con una vera e propria ricostruzione della statua completa in gesso bronzato. Che, secondo Pausania così come per Luciano di Samostata, per merito del volto dalle proporzioni perfette era la più bella tra le tre – le altre due erano la Parthenos e la Promachos - realizzate da Fidia per l’Acropoli di Atene. L’allestimento della testa bolognese, contenuta all’interno di una vetrina al centro di un colonnato con uno sfondo dipinto che richiama un paesaggio greco antico, ne esalta in effetti i tratti e ne valorizza ogni dettaglio.
Un ampio spazio è, ovviamente, dedicato al Partenone: alcuni eccezionali prestiti di frammenti del fregio, dal Museo dell’Acropoli di Atene e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna, permettono di osservare degli originali mentre per farsi un’idea di come fosse anticamente il tempio ci pensano una sua ricostruzione con tanto di cella con l’Atena Parthenos e documenti d’epoca più moderna: come il manoscritto quattrocentesco chiamato Codice Hamilton 254, che riporta la prima immagine del Partenone arrivata in Europa, lo schizzo di Ciriaco de’ Pizzicolli di Ancona del 1440/5 o il Taccuino Carrey del 1674 che ne riproduce la decorazione del Partenone prima della catastrofica esplosione che lo distrusse nel 1687 durante la guerra di Morea che vide contrapporsi la Repubblica di Venezia ai Turchi. Fu questa la prima e, purtroppo, non ultima grande offesa degli uomini a quello che è il vero e proprio simbolo della cultura greca. Arrivato fino al XVII più o meno indenne, esso fu oggetto di una vera e propria spoliazione da parte Inglese, per volere di Thomas Bruce, VII conte di Elgin, a partire dal 1801. Grazie all’installazione Fidia e il Partenone, a cura di OrF Quarenghi, è possibile effettare un vero e proprio giro esterno del Partenone com’era, scegliendo in quale ora del giorno o della notte studiarlo ma soprattutto “assistere in prima persona” a una ricostruzione del grossolano modo con cui le statue dei frontoni e numerose decorazioni furono asportate, causando loro irreparabili danni.
La sezione successiva è dedicata all’attività di Fidia fuori da Atene: il suo impegno nella realizzazione di una statua di Amazzone ferita in occasione di un concorso bandito a Efeso intorno al 440 a.C, dove venne sconfitto da Policleto, con tanto di esibizione dei vari tipi di amazzone all’ora realizzati: i cosiddetti Capitolino, Sciarra e Mattei; i reperti originali scoperti nello spazio utilizzato a Olimpia da Fidia per l’esecuzione del colosso crisoelefantino del padre degli dei e il modello del tempio di Zeus a Olimpia. La quinta sezione indaga l’eredità di Fidia e il successo delle sue tecniche non solo in patria ma anche in tutta la Magna Grecia. Il percorso si conclude con Opus Phidiae: Fidia oltre la fine del mondo antico, un excursus sull’influenza di questo incommensurabile artista sugli autori successivi fino ai moderni, che culmina con un focus su Thorvaldsen e Canova. Quest’ultimo - detto anche il Fidia dell’età moderna - è giustamente eternato in un gruppo marmoreo del 1820, firmato da Giovanni Ceccarini nel momento in cui abbraccia un’erma di fidiaca di Zeus, opera proveniente dal Palazzo Comunale di Frascati.
La mostra su Fidia, voluta dai Musei Capitolini, ospitata nei raccolti spazi di Villa Caffarelli e sponsorizzata da Bulgari, è solo il primo di un ciclo di cinque appuntamenti che la Capitale ha deciso di dedicare a I Grandi Maestri della Grecia Antica: un progetto ambizioso perché, per ovvi motivi, disporre di opere originali, autentiche repliche e importanti prestiti è un’operazione molto complessa. Ma, a giudicare da questo primo risultato, le premesse per incantare e istruire i visitatori di tutto il mondo con altri eventi altrettanto irripetibili ci sono tutte.
Cristian Pandolfino
18 dicembre 2023
Informazioni
Musei Capitolini, Villa Caffarelli
Fidia
Dal 24 novembre 2023 al 5 maggio 2024
Tutti i giorni ore 9.30-19.30
24 e 31 dicembre ore 9.30-14.00
Ultimo ingresso un'ora prima della chiusura
Giorni di chiusura
25 dicembre
Biglietto d'ingresso
L'accesso alla mostra è consentito ai detentori del biglietto d'ingresso secondo la tariffazione vigente
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Informazioni
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00)
Promossa da: Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali
Organizzazione: Zètema Progetto Cultura
Main Sponsor: Bulgari
Radio ufficiale: Radio Monte Carlo
Curatore: Claudio Parisi Presicce