Recensione Riapertura delle sale del Cinquecento restaurate presso le Gallerie Nazionali d’Arte Antica Barberini Corsini nella sede di Palazzo Barberini
Con l’inaugurazione del nuovo allestimento delle sale del Cinquecento, situate nell’ala nord, si conclude il lungo intervento di riqualificazione del piano nobile di Palazzo Barberini. Un progetto iniziato nel 2017 e portato avanti con grande determinazione da Flaminia Gennari Santori, direttore delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di cui Palazzo Barberini – insieme alla Galleria Corsini – è sede, che spiega: «l’intento è quello di restituire al pubblico un percorso organico e facilmente leggibile, in una struttura espositiva narrativa che metta in risalto anche la storia del palazzo e delle sue collezioni».
Che l’obiettivo sia stato perfettamente raggiunto lo attesta il rinnovato percorso museale. Da ora il visitatore può salire la scala d’onore, entrare nell’atrio del Bernini ed essere accolto dalla tanto monumentale quanto spettacolare Velata di Antonio Corradini: scultura di metà Settecento che rappresenta la vestale Tuccia. Quest’ultima, accusata ingiustamente di aver infranto il voto di castità a cui ogni sacerdotessa del culto di Vesta era tenuta, per intercessione della dea dimostra la sua innocenza riuscendo a raccogliere l’acqua del Tevere con un setaccio. Superata la statua del Galata, copia romana di un originale ellenistico e sottoposta a un esteso rifacimento probabilmente voluto dai Barberini in persona, si accede alla prima delle sette sale: ognuna dotata di innovazioni che riguardano anche le strutture architettoniche, l’impianto di illuminazione e l’intero apparato didattico. Chiamata a sottolineare il legame tra tradizione e devozione, questa prima sala ospita una serie di opere che hanno come oggetto la Madonna e il Bambino in rapporto con varie figure legate alla Sacra Famiglia. Tra esse, per delicatezza ed eleganza, si fa notare quella di Domenico di Giacomo di Pace, detto Beccafumi: grande esponente del manierismo toscano, il pittore tratteggia la scena dell’allattamento del piccolo Gesù trasmettendo al tempo stesso intimità e ieraticità.
La sala successiva è totalmente dedicata Lorenzo Lotto e al suo Lo sposalizio mistico di santa Caterina con i santi Girolamo, Giorgio, Sebastiano, Antonio Abate e Nicola di Bari. Ma è anche arricchita da due preziosi cofanetti di manifattura veneto-ferrarese: oggetti d’arredo solitamente utilizzati come doni in occasione di fidanzamenti o nozze. Si giunge così alla terza sala, pensata per Ferrara e forte di due maestri che vi operarono con particolare successo: Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi, con il suo I santi Giovanni Evangelista e Bartolomeo e due donatori e Benvenuto Tisi, detto Garofalo, ai cui soggetti religiosi Ascensione di Cristo, I santi Antonio Abate, Antonio da Padova e Cecilia si alternano i pagani La vestale Claudia Quinta trasporta la statua di Cibele e Pico trasformato in picchio. Persino queste vicende mitologiche rientrano nell’ambito del quotidiano nella raffinata cultura cinquecentesca della corte estense, poiché contengono all’interno della loro simbologia un invito a mantener vive quelle virtù fondamentali in un matrimonio quali la castità di lei e la fedeltà unita alla temperanza di lui.
Si passa, così, da Ferrara a Siena. Nella sala ideata per celebrare la città toscana sono esibite due tavole raffiguranti lo sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria: una a firma di Girolamo Genga l’altra di Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, a cui si deve anche una Sacra Famiglia in prestito temporaneo dalla Galleria Borghese. Sempre qui spicca, per il paesaggio leonardesco e la citazione dei personaggi dei canti XXIV e XXV dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, Le tre Parche di Marco Bigio.
Immancabile una sala riservata a Lo sguardo del Rinascimento. Qui prendono posto due tra le opere più iconiche dell’intero museo: la celeberrima La Fornarina di Raffaello Sanzio - posta in dialogo con la Maria Maddalena di Piero di Lorenzo Ubaldini, detto di Cosimo - e il Ritratto di Enrico VIII della cerchia di Hans Holbein il Giovane. Ma c’è anche spazio per un tanto pensoso quanto famoso Ritratto di Erasmo da Rotterdam di Quentin Metsys, un rigoroso Ritratto di giovane con un cane di Niccolò dell'Abate, l’affascinante Ritratto di gentiluomo di Bartolomeo Veneto e quell’irresistibile virtuosismo di cui è capace Angelo di Cosimo Tori, detto Bronzino, ben riassunto dall’armatura che caratterizza il Ritratto di Stefano IV Colonna. In pratica un’antologia del modo in cui si percepivano o volevano essere percepite le figure del tempo.
La sala che contiene l’opera più sorprendente è, però, quella allestita per illustrare La Maniera. Il consiglio è di posare prima gli occhi sull’eccessivo affollamento della Lamentazione sul corpo di Cristo di un Seguace di Maarten van Heemskerck, che argutamente Michelangelo liquida come opera che commuove chi la guarda non per «bontà di quella pittura, ma per la bontà di quel tal devoto». Poi osservare l’ossequio al Buonarroti porto dalla Pietà del Maestro di Manchester, la dinamicità del Davide e Golia di Daniele Ricciarelli, detto da Volterra, la teatralmente dolente Deposizione di Cristo nel sepolcro di Jacopino del Conte, la grazia luminosa che sembra pervadere La Carità di Francesco Salviati e la giocosità dei Due putti con oca e tartaruga attribuiti a Pierfrancesco di Bartolomeo, detto Pierino da Vinci, che in origine dovevano decorare una fontana. Solo dopo è bene concentrarsi, e a lungo, su Allegoria dell’Immacolata Concezione di Giorgio Vasari e bottega. La pala d’altare, dalle notevolissime dimensioni, è una delle sei versioni conosciute dello stesso soggetto dipinte dal Vasari e dai suoi aiutanti tra il 1540 e il 1544. Recuperata dal deposito del Museo Statale di Arezzo, è presentata eccezionalmente al pubblico per sole due settimane: poi tornerà a essere sottoposta ad alcuni delicati interventi di restauro, i cui avanzamenti sono ben evidenziati dalle linee di tratteggio sulla superfice dipinta. Al termine delle operazioni - previsto per l’aprile del 2022 – il capolavoro verrà riallestito definitivamente. Lo stato attuale, però, non gli toglie nulla: anzi, la sua condizione concede al visitatore il privilegio di potersi fare una propria idea su come ridipinture e alterazioni possano incidere sulla percezione finale di un quadro la cui grandiosità non risiede nelle dimensioni. In questo olio su tavola il Vasari prende una posizione decisamente netta circa una questione che renderà vivace il dibattito teologico persino nei secoli a venire: il dogma dell’Immacolata Concezione, difatti, sarà sancito solo l’8 dicembre 1854 da Pio IX nella costituzione Ineffabilis Deus. Il pittore, però, non ha dubbi: Adamo ed Eva sono drammaticamente incatenati a un tronco che non dà frutto a cui si avvolge il serpente tentatore, un diavolo antropomorfo la cui testa viene schiacciata dal piede dell’Immacolata. Tra loro ci sono figure dell’Antico e del Nuovo Testamento.
L’ultima sala del percorso, com’è giusto che sia, è una celebrazione dei Barberini attraverso i ritratti dipinti e scolpiti di Urbano VIII e dei suoi nipoti realizzati da Gian Lorenzo Bernini, Giuliano Finelli, Lorenzo Ottoni o Carlo Maratti. Comprende anche due tele di Andrea Sacchi: La celebrazione del centenario dell’Ordine dei Gesuiti - con i contributi di Jan Miel e Filippo Gagliardi - è una resa fedelissima delle decorazioni all’interno della Chiesa del Gesù concepite dallo stesso Sacchi per conto del suo protettore, il cardinale Antonio Barberini, in occasione della solenne visita di Urbano VIII; Allegoria della Divina Sapienza è, invece, una riproduzione e un adattamento di quanto raffigurato sulla volta della sala stessa. La sala conserva, inoltre, una probabile autocelebrazione del Bernini, dopo tanti busti creati per altri: un quadro raffigurante Davide con la testa di Golia che, secondo alcuni studiosi, è un autoritratto dell’autore deciso a incarnarne le virtù positive. Infine due interessanti globi, uno della sfera celeste l’altro della sfera terrestre, opere di Matthäus Greuter di incerta provenienza ma che ben sintentizzano l’interesse dei Barberini per le nuove discipline ottiche, fisiche, astronomiche e cartografiche.
Con il nuovo allestimento delle sale del Cinquecento Palazzo Barberini chiude una importante fase della sua rinascita e si apre al pubblico in tutto il suo magnificente splendore.
Cristian Pandolfino
13 ottobre 2021
Didascalia foto in ordine di apparizione:
Palazzo Barberini. Sale Del Cinquecento - Sala 18. Foto di Alberto Novelli.
Domenico di Giacomo di Pace, detto Beccafumi (Siena 1486 - 1551)
Madonna con Bambino e san Giovannino, 1541 ca
Olio su tavola, 90 × 65 cm
Palazzo Barberini. Sale Del Cinquecento - Sala Cosimo Raffaello Holbein. Foto di Alberto Novelli.
Palazzo Barberini. Sale Del Cinquecento - Sala 17. Foto di Alberto Novelli.
Informazioni
Gallerie Nazionali d’Arte Antica Barberini Corsini - Palazzo Barberini
Riapertura delle sale del Cinquecento restaurate
A cura di: Flaminia Gennari Santori con Maurizia Cicconi e Michele Di Monte
Roma, via delle Quattro Fontane 13
Orari: martedì – domenica 10.00 – 18.00. Ultimo ingresso alle ore 17.00
Biglietto: Intero 10 € - Ridotto 2 € (ragazzi dai 18 ai 25 anni). Gratuito: minori di 18 anni, scolaresche e insegnanti accompagnatori dell'Unione Europea (previa prenotazione), studenti e docenti di Architettura, Lettere (indirizzo archeologico o storico-artistico), Conservazione dei Beni Culturali e Scienze della Formazione, Accademie di Belle Arti, dipendenti del Ministero della cultura, membri ICOM, guide ed interpreti turistici in servizio, giornalisti con tesserino dell'ordine, portatori di handicap con accompagnatore, personale docente della scuola, di ruolo o con contratto a termine, dietro esibizione di idonea attestazione sul modello predisposto dal Miur.
Norme di accesso:
L’accesso è regolamentato nel rispetto delle norme di prevenzione del contagio disposte dalla legge. Per accedere è necessario esibire la Certificazione verde Covid-19 (Green Pass) in formato analogico o digitale.
Applicazione misure di contenimento pandemia da Covid-19: Al fine di prevenire il contagio da COVID-19, a salvaguardia della salute dei visitatori, le Gallerie Nazionali di Arte Antica assicurano il rispetto della normativa vigente e adottano tutte le misure appropriate e necessarie. Gli orari e le modalità di visita possono variare in funzione della normativa vigente durante il periodo di apertura; in ogni caso sarà adottata e rispettata normativa applicata a musei e luoghi della cultura pubblici.
Fino al perdurare dell’emergenza sanitaria: Per l’accesso è obbligatorio indossare la mascherina e mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro per tutto il tempo di permanenza. Il numero di visitanti potrà essere contingentato per garantire il rispetto delle distanze. È prevista la misurazione della temperatura con termoscanner e non sarà ammesso l’accesso nel caso venisse rilevata una temperatura uguale o superiore a 37.5.
Visite guidate gruppi: Le visite per gruppi di massimo 10 persone (guida inclusa) sono consentite solo su prenotazione al numero 0632810. È possibile effettuare visite di massimo due ore, solo con sistemi radio (auricolari e microfono), con ingresso ogni ora. La permanenza all’interno del museo deve in ogni momento rispettare le norme anti contagio e le indicazioni del personale di sala.
Prenotazione individuale consigliata, obbligatoria per i gruppi al link:
https://www.ticketone.it/city/roma-216/venue/palazzo-barberini-16406/
Oppure contattando il numero: 06-32810
Attività didattiche: dal 10 ottobre al 21 novembre 2021 e dal 3 aprile al 29 maggio 2022, ogni domenica alle ore 11.00, in programma i laboratori didattici Ritratti di famiglia a cura dell’Associazione sipArte!: bambini tra i 6 e i 10 anni e famiglie sono invitati a scoprire il nuovo allestimento delle Sale del Cinquecento con un percorso sui ritratti. Massimo 10 partecipanti. Attività gratuita su prenotazione obbligatoria all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Biglietto ridotto con tariffa speciale a 6 euro per gli accompagnatori.
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