Recensione della mostra Impressionisti segreti presso Palazzo Bonaparte dal 6 ottobre 2019 al 8 marzo 2020
La bellezza pura lascia sempre negli occhi di chi la contempla la sensazione di sete inappagata che si traduce nel desiderio di voler continuare a prendere ad oltranza senza mai essere sazi. Non ci si abitua mai, soprattutto quando il nutrimento proviene da opere impressioniste “segrete”, ossia poco conosciute dal grande pubblico perché appartenenti a collezioni private, a cui l’occhio è quindi poco avvezzo. Nell’eccezionale occasione dell’inaugurazione di Palazzo Bonaparte, come nuovo spazio museale romano, sono state raccolte alcune produzioni impressioniste dei più noti nomi del movimento, quali Monet, Pissarro, Renoir, Sisley, Caillebotte, Morisot, Cross, ma, in misura minore, sono presenti anche opere di Manet, Cézanne, Gauguin, Signac, Laugè, solo per citarne alcuni.
In un tale suggestivo scenario in stile barocco, finemente decorato e con pavimentazioni in vetro rimandanti la sensazione di leggerezza e di sospensione in aria, Marianne Mathieu e Claire Durand-Ruel hanno valorizzato, tramite la cura al dettaglio, quest’evento, dividendo per stanze tematiche l’esposizione. Le luci ben calibrate hanno valorizzato i quadri esaltandone la luminosità interna e la brillantezza dei colori. I numerosi visitatori accorsi fino ad oggi a flusso continuo, sono catturati dalla pittura en plain air che dipinge soggetti dal vero alla luce naturale. La luce assurge a parola chiave e ossessione di questi pittori che hanno cercato di catturarla e riportarla nelle loro opere. Le pennellate divise, frammentate, veloci, stendono sulla tela colori brillanti, puri, ripudiando i colori bituminosi apprezzati dai predecessori. Le immagini prendono le distanze anche dal disegno e sono il prodotto della pennellata stessa. Monet cerca di ritrarre quel “qualcosa d’intangibile” che si frappone tra lui e il soggetto, evidente ad esempio nel Frutteto (1874 circa), in Antibes (1888) in cui le tonalità della luce acquistano le sfumature del rosa e dell’azzurro per ritrarre il paesaggio marino con le Alpi sullo sfondo. In Braccio della Senna presso Vètheuil (1878 circa), egli ritrae l’angosciosa atmosfera un attimo prima della pioggia i cui toni sono prevalentemente scuri e la luce grigia è restituita dalle pennellate meno frammentate, ma più ampie e circolari delle nuvole.
Altrettanto estasiante si rivela la consistente presenza di opere di Pissarro. Il paesaggio rimane il soggetto privilegiato, ma visto da prospettive e angolazioni differenti. La sua creazione artistica tocca sia paesaggi urbani invernali che rurali estivi. Nella scena de I tetti della vecchia Rouen, sole (1896), scorci di tetti e campanili vengono raffigurati all’interno di uno spazio più strutturato in una prospettiva dall’alto. In Giardiniere davanti ad un covone, tempo grigio, Èragny (1896) e La siesta ad Èragny (1899), protagonisti sono i covoni, sul modello di Monet. Vengono studiati gli effetti di luce sul giallo, mentre la profondità dei piani prospettici è resa dai chiaroscuri e vengono sperimentate nuove tecniche pittoriche poco consuete a Pissarro, come l’acquerello e la gouache.
Anche la cospicua presenza di pitture di Renoir spazia tra esterni e interni borghesi nei quali prevalente è la figura umana. Tra i molteplici paesaggi rappresentati, a colpire il visitatore sarà quello di Marina a Capri (1881 circa) in pieno stile impressionista. La costa dell’isola rifrange la luce meridionale acquisendo le tonalità del blu, del rosso e del viola. La pennellata morbida mira a rendere i riflessi colorati della luce sulle onde. Appartenenti ad un periodo successivo e ad un momento evolutivo differente della storia artistica del pittore, I figli di Martial Caillebotte (1895) e Ritratto di Madame Joseph Durand-Ruel (1911) che inscenano interni borghesi. Nel primo caso i due bambini sono resi tramite toni delicati e raffinati, con una pennellata morbida che non disintegra la figura umana. Nel secondo caso la moglie del suo primo mercante d’arte è raffigurata da colori brillanti e contrastanti come il viola e il giallo, con un effetto straordinario di luce al dipinto. Non mancano interessanti quadri anche di Sisley come Rive della Senna, effetti di luce al tramonto (1876 circa), di Cross, Morisot, Caillebotte, ognuno con le sue peculiari caratteristiche ma sostanzialmente riconducibili al movimento impressionista. Le didascalie presenti nelle stanze, e organizzate per autore e per tema, guidano i visitatori in questo viaggio strepitoso e ben prodotto da Arthemisia, associazione considerata ormai una garanzia nel successo delle mostre nel panorama italiano.
Mena Zarrelli
16 dicembre 2019