Fino a sabato 13 luglio presso il PAN – Palazzo delle Arti di Napoli si può ammirare la mostra di Elio Waschimps resa possibile grazie all’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, l’esposizione si iscrive in un percorso, che lo stesso Assessorato ha avviato, volto a dare spazio e visibilità all’opera delle avanguardie artistiche napoletane, dei protagonisti della scena dell’arte a Napoli nel ‘900 ed in questi primi decenni del secolo nuovo. Un vero e proprio progetto volto a valorizzare questa produzione artistica ed a creare occasioni di conoscenza e di studio. Nell’ambito della progressiva riscoperta delle scuole del Novecento Italiano, appare necessario oggi, in un momento di particolare vivacità dell’ambiente culturale napoletano e nel quale, per altro si è fatta sempre più viva l’attenzione verso la città, approfondire l’analisi di questo straordinario periodo artistico in ambito partenopeo, riproponendolo all’attenzione dello scenario critico nazionale. La mostra, di impostazione monografica, ed il catalogo saranno curati da Editori Paparo in collaborazione con Mario Franco e con redattori e cultori di arte contemporanea napoletana.
Come ha dichiarato lo stesso Assessore Nino Daniele : “la mostra di Elio Waschimps aggiunge un contributo prezioso. Essa è contemporaneamente l’omaggio della Città ad uno dei suoi artisti più illustri e l’occasione per conoscere in tutta la sua portata un’esperienza artistica di assoluto rilievo, la cui influenza ed importanza non solo è estesa ben oltre i limiti dell’ambiente culturale cittadino ma ha contribuito e contribuisce essa stessa a fare di Napoli uno dei centri più interessanti e vivaci, in Italia e fuori, di produzione artistica e di riflessione sulle cose dell’arte”. In mostra 70 opere che fanno parte di vari periodi dell’astratto cosiddetto “Informale” degli anni sessanta, il ciclo ispirato a Marat e ai Giochi degli anni settanta/duemila, alcuni lavori dedicati ai Mamozzi e, infine ma non da ultimo, il periodo delle “Signore in Rosso”. Vedendo la mostra di Elio Waschimps ed ammirando la sue opere a prima vista le grandi tele dipinte dal maestro potrebbero sembrare semplicemente dei classici esempi di Pittura Informale-Gestuale. Ma basta restare a guardare per più di due secondi che subito affiora la sensazione che si tratti anche, o forse soprattutto, di altro. Innanzitutto ci sono forme e figure ricorrenti. E poi la trama dei segni sulla tela è abbastanza precisa e rarefatta è facile vedere, percepire, intuire, ricostruire la sequenza dei gesti che ha prodotto quei segni. Si tratta di una percezione non necessariamente conscia: più facilmente è il nostro “corpo” che istintivamente, “mimeticamente”, inconsciamente, intuitivamente “sente” la precisa sequenza di gesti che ha prodotto quella ben definita trama di segni. Se ne decifra non solo il disegno, ma anche la serie di movimenti che lo ha prodotto e in soprattutto in quale ordine.
È il nostro corpo che decifra tutto questo e nel decifrarlo, quasi senza rendersene conto, ripete “internamente” quella sequenza di movimenti. Ed ecco che ci rendiamo conto che quei movimenti disegnano una danza circolare, a spirale, che ricorda la danza ipnotica dei Dervisci Rotanti, ma anche i gesti che lo costruiscono . E di colpo tutto questo si rivela avere valenze che vanno al di là della pittura: valenze sacrali molto più che estetiche. Trascendentali. Il segno sulla tela rievoca il gesto che lo ha prodotto e quel gesto è una danza sciamanica che attraverso la ripetizione, mette in relazione profonda il soggetto e l’oggetto, il dentro e il fuori, l’Uno e il Tutto, l’Uomo e l’Universo… E lo Spettatore di colpo diviene Attore. Colui che guarda diviene colui che ripete inconsciamente la danza che ha prodotto quello che sta guardando. L’Artista si fa Sciamano che trascina il Fruitore nella sua danza, in una mistica fusione di testa, corpo, cuore. Tu chiamale se vuoi “Vibrazioni”.
Biografia
Elio Waschimps è nato nel 1932 a Napoli dove vive e lavora. Elio Waschimps, comparve sulla scena dell’arte napoletana con la mostra personale del 1957 alla galleria Medea. Egli dimostrò sin da allora una rilevante capacità pittorica, alimentata da una vastissima esperienza dell’arte antica, i cui limiti potevano oscillare dai maggiori secentisti a Sountine, ma che risultavano tutti indirizzati alla scoperta di un mondo aperto e vivo mediante il quale cogliere il momento più palpitante del visibile. Questa disposizione di cui da principio Waschimps si giovò per evitare una secchezza programmatica della tendenza neo-realista verso cui nutriva simpatie e per scioglierne l’aridità in una vibrazione espressiva più ricca, lo trovò poi pronto ad accogliere ed a rielaborare il contributo più valido delle tendenza astratte, non tanto nell’accezione puramente informale, quanto in quelle assai più feconde dell’abstract-expressionism nel suo senso più vasto. Sempre questa disposizione gli ha consentito di pervenire oggi, dopo nuove esperienze e per un ulteriore svolgimento, ad un modo carico, intensamente lampeggiante, capace di animazioni espressive, ora sconvolte dall’impulso visionario, ora rassodato da una fede cocente ed irreprimibile nelle cose. Nel momento attuale, che ormai segna il declino anche della comoda accademia informale, dopo aver gettato in grave e irresoluta crisi la superficialità descrittiva dei neo-realisti, Waschimps si pone con questo su di una linea di nuovo impegno, tra un nuovo animato naturalismo ed una più sofferta partecipazione alla vita tutta, che ne segnala ad un grado molto alto l’attualità.
Giovanni Cardone
5 giugno 2019