Recensione della mostra Paolo VI. Il Papa degli artisti dall’8 ottobre 2018 al 17 febbraio 2019 presso il Museo di Roma a Palazzo Braschi
“Ho sempre frequentato gli artisti, li ho sempre segretamente amati e quando posso, malgrado il loro pudore feroce, cerco di parlare con loro”: Paolo VI così si esprime, come riportato nei Dialoghi di Jean Guitton. E in effetti questo Papa puntò ad avere sempre rapporti speciali con l’arte. Prova ne è il museo Collezione Paolo VI – arte contemporanea che si trova a Concesio, a pochi chilometri da Brescia: qui hanno trovato recentemente la loro sede espositiva duecentosessanta delle settemila opere tra dipinti, disegni, stampe, medaglie e sculture del ’900 appartenute al Pontefice e che portano le prestigiose firme di Matisse, Chagall, Picasso, Dalí, Magritte, Rouault, Severini, Morandi, Fontana, Manzù, Hartung, Guitton. Una loro ulteriore selezione può essere ammirata fino al 17 febbraio presso il Museo di Roma nella sede di Palazzo Braschi grazie alla mostra Paolo VI. Il Papa degli artisti.
Ideata e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura, l’esposizione racconta dell’impegno di Giovanni Battista Montini nel riallacciare e rendere fecondo il legame tra Arte e Chiesa: la cui prova più evidente di questo sforzo si trova nei contenuti dell’omelia pronunciata durante la Messa degli artisti tenutasi nella Cappella Sistina il 7 maggio 1964 in occasione della Solennità dell’Ascensione di Nostro Signore.
Il percorso espositivo inizia simbolicamente dalla successione da Giovanni XXIII e Paolo VI, di cui sono presentati i rispettivi ritratti, solitamente custoditi nei depositi della Fabbrica di San Pietro in Vaticano e utilizzati come base per realizzarne la traduzione in mosaico per la navata centrale della Basilica di San Paolo fuori le mura. Ma anche con il Ritratto di Pio XII, realizzato in bronzo dorato da Francesco Messina, in quanto primo Papa ad accogliere all’interno dei Musei Vaticani opere di artisti contemporanei come Giorgio Morandi. Da qui scorrono davanti agli occhi dei visitatori le creazioni realizzate da Aldo Carpi, Emilio Greco, Fausto Pirandello, Angelo Biancini, Floriano Bodini, Trento Longaretti, Ennio Morlotti, Salvatore Fiume, Renato Guttuso solo per citarne alcuni. Particolarmente significativo è lo Studio per Crocifissione di quest’ultimo, che si definiva ateo e traccia un uomo appeso su una croce che, impressionantemente, quasi si confonde con una svastica. L’intento è quello di riassumere e denunciare la sofferenza a cui è stata sottoposta l’umanità durante il Nazismo, prediligendo una lettura decisamente laica, sociale e soggettiva più che evangelica.
Paolo VI. Il Papa degli artisti è, dunque, un’occasione per indagare un legame poco noto ma molto affascinante come quello tra Chiesa e Arte contemporanea, immergendosi nelle storie dei protagonisti che animarono e rendono ancora oggi vivace questo dialogo.
Cristian Pandolfino
14 dicembre 2018