Recensione della mostra Eros lo slancio vitale ospitata presso Museo Stadio di Domiziano dal 14 al 21 giugno 2018
I nomi, le storie, i significati del mito sono archetipo e materiale antichissimo, incandescente, cangiante: nato nei luoghi più segreti dell’animo umano, gioca a reincarnarsi nei sinonimi cambiando forma ma mai sostanza. Lo stesso accade con il magma vulcanico, che si solidifica in rocce così diverse da quell’impressionante sangue rosso erotto dalla terra ma di cui conservano tutto l’inquieto fascino.
Nicola Migliozzi, artista casertano nato a Calvi Risorta e diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo dello scultore Fortunato Iodice e del pittore Giovanni Ragozzino, è riuscito a unire con incantevole risultato mito e pietra lavica: lo rivela la mostra Eros lo slancio vitale, ospitata fino al 21 giugno nei suggestivi ambienti del Museo Stadio di Domiziano - a due passi da Piazza Navona - e curata da Tornatora Art Gallery. Qui è possibile incontrare un evocativo Divino Poeta, un tragico Polifemo giacente, La sirena Partenope in tutta la sua indomabilità e una serie di coppie legate da amoroso abbraccio: tutti rimandano a un primigenio caos, scaturito ma anche ordinato da Eros, e narrano un passato leggendario. Riflettendo, al tempo stesso, tutte le emozioni, ansie e domande del presente la cui risposta può, forse, giungere, guardandosi dentro attraverso l’arte. Oltre alle opere su pietra lavica, l’artista si racconta attraverso l’affresco pompeiano, l’olio su cartone o tavola e la ceramica Raku. Di lui Claudio Strinati ha detto “il lavoro di Nicola Migliozzi ha una sorta di caratura metafisica, completamente vigente solo nel regno dell’immaginario”.
Proprio quel regno dove uomini e dei vivono in perfetto accordo, scontro e commistione: dando vita a un’umanità inquieta come il magma ma a cui il soffio dell’arte può dare un po’ di requie.
Cristian Pandolfino
20 giugno 2018