Domenica, 22 Dicembre 2024
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Dal 20 dicembre al 12 gennaio 2024 allo Spazio Diamante di Roma tornano in scena “Cattive Compagnie” con la loro irresistibile versione di “39 scalini” avvincente giallo tratto dall’omonimo romanzo di John Buchan da cui è tratto il film “Il club dei trentanove” di Alfred Hitchcock.

“39 scalini” diretto dai Leonardo Buttaroni e arricchito dalle scenografie di Paolo Carbone, riprende l’opera scritta da Patrick Barlow nel 2005, pensata per un cast di quattro attori, qui interpretati dalla consolidata e affiatata squadra formata da Alessandro Di Somma, Diego Migeni, Yaser Mohamed, Marco Zodan, chiamati a recitare, anche contemporaneamente, una moltitudine di personaggi dalle caratteristiche più diverse: buoni, cattivi, uomini, donne e anche oggetti inanimati.

Un giallo sottile ed esilarante tutto giocato sulle gag e travestimenti che omaggia un grande e indiscusso maestro del cinema come Alfred Hitchcock e strizza l’occhio alla commedia inglese contemporanea. Cattive Compagnie porta in scena la sua personalissima cifra teatrale che danza tra commedia e tragedia, cinema e teatro, conquistando con la sua forte vocazione pop di alta qualità un pubblico sempre più numeroso ed appassionato.

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Un irreprensibile funzionario di banca, da tempo in crisi matrimoniale, vive un momento di profonda insoddisfazione. In continua spasmodica ricerca di libertà e di nuove esperienze di vita, si ritroverà presto soggiogato dalla sindrome dell’erba del vicino. E se quel senso di attrazione verso colui che è diverso da te e che riesce in tutto più di te si trasformasse in un’irrefrenabile follia omicida? Uno spettacolo travolgente, carico di mistero e ironia, che ci terrà con il fiato sospeso!

Mario Martusciello, funzionario benestante di banca, da tempo in aperta burrascosa crisi matrimoniale con sua moglie, si è rifugiato da alcuni mesi in un moderno monolocale, vivendo un momento di profonda depressione, insoddisfatto del proprio tenore di vita, delle proprie ambizioni, delle proprie scelte, delle proprie amicizie, e non di meno di sua sorella, rea di preoccuparsi eccessivamente del suo inaspettato isolamento.

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In un luogo lontano, sospeso tra mito e contemporaneo, vive una figura straordinaria: una creatura ibrida, indipendente e sapiente, capace di connettersi alle forze della natura e, al contempo di vivere appieno i sentimenti più autentici e umani. Circe, non la maga temuta e ingannatrice che siamo abituati a immaginare, ma una donna forte, complessa e libera da ogni categoria. Una donna che sfida le convenzioni e rivendica il proprio spazio in un mondo che per secoli ha cercato di ridurla a un archetipo stereotipato: la donna pericolosa seduttrice e ingannatrice. Circe combatte i pregiudizi e la brutalità del nostro mondo, sovverte i luoghi comuni, smonta gli antichi dualismi che ci governano da millenni: uomo/natura,maschile/femminile,invasori/invasi. 

Diventa modello di donna contemporanea potente e non sacrificale, pienamente padrona di sé stessa capace di scegliere senza compromessi. È l’incarnazione di una consapevolezza che destabilizza e sfida i ruoli imposti da una società che ha sempre temuto e faticato ad accettare l'autonomia femminile e il suo potere. La sua storia è una narrazione poetica e vibrante che riflette le sfide del nostro tempo e celebra il potere della metamorfosi come strumento per forgiare una nuova coscienza del mondo. Un viaggio emozionante verso la scoperta e l'accettazione di sé, una celebrazione dell'indipendenza femminile e della straordinaria capacità di riscrivere la propria storia. 

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Dal 27 novembre all’8 dicembre, al Teatro Ambra Jovinelli, Stefano Fresi è il poliedrico interprete di Dioggene, spettacolo scritto e diretto da Giacomo Battiato che vede il grande attore impegnato in tre monologhi tra Epica e commedia, sberleffi e crudeltà. In ognuno dei tre quadri, apparentemente così diversi tra loro, ruotano gli stessi temi: la violenza dei maschi, l’umana stupidità, la guerra, il bisogno di bellezza e di amore.

Lo spettacolo, di una durata complessiva di circa 90 minuti, è diviso in tre parti (tre quadri) e ruota intorno a un unico personaggio, un attore famoso che si chiama Nemesio Rea.
Nel primo quadro, HISTORIA DE ODDI, BIFOLCHO, Nemesio interpreta un proprio testo, scritto in autentico volgare duecentesco. È la storia di un contadino toscano che ha partecipato alla tremendissima battaglia di Montaperti in cui Siena e Firenze si sono scontrate.
Nel secondo quadro, L’ATTORE E IL BUON DIO, troviamo Nemesio nel suo camerino, mentre si veste, apprestandosi ad andare in scena. Ma non è dello spettacolo che ci parla, bensì della appena avvenuta rottura violenta con la moglie, tra pianti, grida e insulti.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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