Martedì, 29 Aprile 2025
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Incontro con il soprano australiano al ridotto del Verdi

 

In questi giorni a Trieste è in scena ‘Lucia di Lammermmor’, protagonista Jessica Pratt, che  per la prima volta canta al Teatro Verdi.

Attesa altissima. Qualche giorno prima del debutto viene comunicato che al previsto Stefan Pop, ammalatosi,  subentrerà Francesco De Muro,  che, peraltro, cesellerà un magnifico Edgardo.

 Alla prima il pubblico viene raggelato dall’annuncio che il  soprano è indisposto.

 Forse qualche altra ‘divina’ si sarebbe fatta sostituire, anche perchè il rischio non era tanto deludere i melomani in  teatro, ma quelli di radiorai3 che seguiva la serata in diretta.

Lei decide di andare in scena comunque, perfettamente conscia dei rischi, ma determinata a non tradire le aspettative del pubblico fosse che era venuto anche da lontanissimo per lei. 

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Il 14 e 15 aprile al Teatro Il Parioli Costanzo arriva l’esilarante commedia del grande commediografo Aldo De Benedetti “L'Onorevole, il Poeta e la Signora” con Lorenzo Flaherty, Francesco Branchetti e Isabella Giannone. La regia è firmata da Francesco Branchetti, le musiche sono di Pino Cangialosi. Lo spettacolo che ha debuttato a Milano è in tournée in tutta Italia.
Una commedia grottesca attualissima, conosciutissima anche all’estero.
Un onorevole, Leone, è molto attratto da Paola, un’elegante e scaltra giornalista. Una sera l’onorevole riesce ad invitarla a casa ma non combinerà nulla, la donna lo provocherà ma lo metterà continuamente in imbarazzo. Andata via la giornalista, Leone scopre che in casa sua si è introdotto un uomo, Piero un poeta squattrinato che, nascosto dietro la tenda ha ascoltato le sue conversazioni. Da questo incontro casuale si determineranno una serie di eventi che cambieranno la vita dei due uomini ed è un susseguirsi di qui pro quo, di equivoci esilaranti con scambio di persona che avranno imprevedibili conseguenze, non tutte piacevoli e di incontenibile ilarità. Una fitta trama di allusioni, riferimenti scambi, dispetti e ricatti nella quale è l’intelligenza a mostrarsi nei suoi aspetti più divertenti.

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Moby Dick è la storia di un’ossessione epica che ha la fisionomia di una tragedia shakesperiana, tale è il senso drammatico dei suoi personaggi.

Moby Dick non è una balena, è una condanna, una maledizione che diventa sfida tra uomini.

Il Pequod è il vascello stregato che porta la ciurma verso la perdizione. Il doblone d’oro sull’albero del Pequod e il patto di sangue dei marinai sono la chiamata mefistofelica verso gli abissi della non-conoscenza.

Achab è ossessionato dalla vendetta, è uomo empio che disconosce Dio, l’uomo dell’oltre e della violazione. Starbuck è il suo alter ego, voce della prudenza, della coscienza, testimone di una visione teocentrica che si scaglia contro la blasfemia dell’odio di Achab verso la balena bianca.

In questo Moby Dick diretto da Guglielmo Ferro, che vede in Moni Ovadia lo straordinario protagonista, la narrazione teatrale inizia sul Pequod, dove si consumerà la tragedia di tutti i personaggi – Queequeg, Pip, Ismaele, Lana caprina, Tashtego, Flask, Daggoo, Stubb, Fedallah – in un susseguirsi frenetico di tempeste, battute di caccia, avvistamenti, bonacce, canti, riti pagani e preghiere.

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La stagione dell’Ambra Jovinelli si chiude in bellezza con L'Anatra all'Arancia, un grande classico in scena dal 2 al 13 aprile, che vede protagonisti Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli diretti da Lorenzo Greg Gregori.

"L'Anatra all'Arancia" è un classico feuilleton dove i personaggi si muovono algidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti. Ogni mossa dei protagonisti, però, ne rivela le emozioni, le mette a nudo a poco a poco e il cinismo lascia il passo ai timori, all'acredine, alla rivalità, alla gelosia; in una parola all'Amore, poiché è di questo che si parla. “L’Anatra all'Arancia” è una commedia che ti afferra immediatamente e ti trascina nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell'animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene. 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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