Martedì, 14 Maggio 2024
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Der Park: Il trionfo dell'inettitudine nel parco dei fallimenti di Stein e Strauss

Recensione Der Park in scena dal 5 al 31 maggio 2015 al Teatro Argentina

Nel 1983 Botho Strauss partorisce una storia per Peter Stein. Fa tesoro dell'incantevole dimensione Shakespeariana del Sogno di una notte di mezza estate, e ci racconta di un Oberon e Titania che armati di buoni propositi, cercano di inoculare un germe di vitalità sulla Terra ripristinando le passioni amorose, in un mondo dove l'incendio della meschinità umana ha già bruciato tutto. E brucerà anche loro. La cenere che ne deriva è tutt'altro che fertilizzante, i rapporti tra i personaggi della pièce richiamano un paesaggio post-bellico senza possibilità di ricostruzione.

 

In perfetto stile Stein, Der Park si prende tutti i tempi necessari per far metabolizzare agli spettatori e agli attori stessi un disagio che penetra lento e fastidioso come il ronzio delle ali di una zanzara, un attimo prima di appropriarsi del sangue delle sue vittime.

Grazie alla natura del testo, il regista ha la possibilità di operare all'interno di una cornice fantastica dove tutto ciò che accade è legittimato e credibile, e di approfondire un rapporto con la natura, che se non fosse per il cespuglio dei nostri beniamini del Regno delle Fate, sarebbe interamente confinata in siepi ordinate e circoscritte agli appartamenti di svigoriti nuclei benestanti. Il sorprendente ricorso agli innumerevoli e imponenti cambi di scena in questa occasione ritempra l'occhio un po' provato della platea, e il sottile taglio tragironico permette allo spettatore di ridere delle sue stesse angosce.

Un super-cast dove ritroviamo anche alcuni fedelissimi di Stein, tra cui Paolo Graziosi e Maddalena Crippa, un Alessandro Averone imprigionato nei panni di un Minotauro, figlio della devastante copula tra Titania e un Toro, e Mauro Avogadro che si fa interprete di una versione del tutto inedita di un Puck omosessuale che combina i suoi impicci attraverso orribili statuette magiche.

Ecco una messinscena che mette alla prova lo spettatore: si assiste a una selezione naturale del pubblico che di round in round è sempre più rarefatto, mentre i più audaci partecipano fino all'ultimo secondo alle visioni di Botho Strauss, ormai inserito ufficialmente nel gruppo di precursori della collezione di catasfrofi dei tempi moderni.

 

Claudia Giglio

29 maggio 2015

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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