Sabato, 18 Maggio 2024
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Don Quixote, Rugo er Marchese e la Madonna: uno sguardo alla picaresca realtà della periferia romana

Recensione de Don Quixote Rugo er Marchese e la Madonna in scena al teatro Furio Camillo dal 5 all'8 febbraio

 "Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,

                                                                                                              le cortesie, l’audaci imprese io canto [...]"

                                                                                                                 (L'Orlando Furioso,1532,Ludovico Ariosto)

 

All'ombra delle notti della periferia urbana romana ogni cosa può cambiare aspetto e ogni luogo può sembrare tutt'altro.

Così succede che un anziano signore diventa marchese di una ventina di borgate (e sottolineiamo che risulteranno essere le migliori). Rugo, il giovane che lo segue è il suo fedele e succube servo, un servo alla ricerca di qualcosa che rivela essere un sasso che però le fugaci luci della notte fanno diventare uno smeraldo sul quale è scritta una frase che rivela la locazione dell'essenza di tutto il Mondo ma...

 

...ma il destino vuole che una bella (?!?) passeggiatrice siciliana diventi alla luce dei lampioni una Madonna e che il fedele servo Rugo debba andare a fare un paio di marchette per una sola fetta di mortadella da dividere in tre.

Ma la Madonna scompare con tanto di mortadella e il Marchese ragiona e decide di andare a ritrovarla nella Cloaca Massima per ritrovarsi infine al Verano dove il Padreterno si scomoda per dire ai nostri due grotteschi eroi quanto gli manca da vivere.

il Marchese giunto al capolinea dichiara il suo amore alla passeggiatrice, diventa vento e poi spira tra le braccia della Madonna (che tanto Madonna non è) per infine risvegliarsi la mattina e ricominciare a sognare e a vivere disavventure in disavventure.

Una reinterpretazione in chiave moderna e borgatara del romanzo di Chervantes fatta lavorando con attenzione sia sulla materia originale sia sulla rielaborazione e la materia moderna di riferimento.

Un lavoro accurato che assimila la cultura letteraria iberica a cavallo tra XVI e XVII secolo alla cultura sotterranea delle borgate romane e viceversa, trasformando l'opera originale in semplice riferimento in quanto ciò che si vede è a tutti gli effetti un'opera nuova e a se stante.

Uno spettacolo che si muove sulla falsa riga del gioco delle apparenze, che fa ridere portando alla luce alcuni luoghi comuni della società contemporanea ma fa anche riflettere sulle disillusioni dell'uomo moderno in quanto individuo che troppo spesso fugge sognando ad occhi aperti una realtà non sempre a pieno accettata.

 

Fabio Montemurro

10 febbraio 2015

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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