Martedì, 21 Maggio 2024
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Il giovane Matteo Anselmi dirige un Nabucco nella tradizione

Recensione dello spettacolo Nabucco andato in scena al Teatro Goldoni di Livorno il 24 e 26 novembre 2017

Dopo la tiepida accoglienza dell’opera Oberto, Conte di San Bonifacio e il fiasco totale di Un giorno di regno, Giuseppe Verdi compose il suo terzo melodramma Nabucco, che segnò l’inizio della fortunata carriera del compositore. La fonte primaria del libretto, scritto da Temiscole Solera, è la Bibbia ed in particolare l’invasione di Israele del re di Babiliona, Nabucodonosor, nel 587-586 a.C. Oltre alla vicenda principale, sono presenti elementi e personaggi di fantasia come la storia d’amore tra Ismaele e Fenena, contrastata dalla schiava Abigaille.


Nabucco ha inaugurato la stagione lirica 2017/2018 del Teatro Goldoni, con una regia tradizionale del giovane torinese Matteo Anselmi, che ha curato anche le luci con un effetto molto suggestivo, con vari cambi di tonalità di colore a sottolineare i momenti cruciali o il semplice alternarsi del giorno e della notte.
L’Orchestra Sinfonica Città di Grosseto è stata diretta dal maestro Marco Severi che ha guidato con abilità i musicisti sulle note di Verdi, anche se a volte la musica sovrastava e copriva le voci dei cantanti. Il coro, in questo caso Coro Lirico Livornese, è la colonna portante del melodramma perchè rappresenta il popolo ebraico prigioniero in Babilonia; Flavio Fiorini, maestro del coro, l’ha preparato in maniera egregia, tant’è che è stato applaudito calorosamente più volte ed è stato chiesto il bis del tanto amato Va, pensiero.
Entrando più nel dettaglio della trama, il popolo ebraico viene confortato dal sommo sacerdote Zaccaria, interpretato dall’ottimo George Andguladze, perché Ismaele, nipote del re di Gerusalemme, ha in ostaggio Fenena figlia di Nabucco. Ismaele è Giuseppe Raimondo, giovane dalle future possibilità, e Fenena è Laura Brioli eccellente interprete; nel mentre irrompono nel Tempio di Gerusalemme i babilonesi guidati prima da Abigaille, Dimitra Theodossiou che ha affascinato il pubblico con la sua interpretazione, e poi dal re Nabucco, ruolo sostenuto da Mauro Bonfanti che ha peccato non da un punto di vista canoro, ma non pienamente a fuoco per quanto riguarda la recitazione. Questi i personaggi principali attorno ai quali si sviluppa l’intricata vicenda.
Come già detto, la regia di questo spettacolo è legata alla tradizione, non solo da un punto di vista del “belcanto” ma anche per quanto riguarda l’aspetto visivo. La Cooperativa Francesco Tamagno di Torino ha creato una scenografia semplice e metonimica in cui un elemento richiama l’ambiente in cui si svolge la vicenda: il Menorah (il candelabro a sette braccia) circondato da colonne in rovina, per il tempio di Salomone o delle palme a rappresentare i giardini pensili di Babilonia. Gli interpreti ed il coro indossano costumi di repertorio, provenienti dalla Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, creati da Alessandro Lai per Aida andata in scena nel 2011 con la regia di Ferzan Ozpetek; la scelta di utilizzare questi costumi per allestire Nabucco è stata azzeccata essendo le due opere simili sia per l’epoca, sia per il luogo in cui sono ambientate.
Il pubblico è stato molto soddisfatto da questo spettacolo ed ha ripagato gli artisti con lunghi applausi e vari richiami sul palcoscenico. Questa messinscena è stata registrata per essere trasmessa, ancora non si sa quando, da un canale Sky molto amato da chi segue la lirica e la musica da camera, Classica.

 

Gabriele Isetto
26 novembre 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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