Recensione dello spettacolo ‘Colpo di scena’ in scena al Teatro Sala Umberto dal 15 gennaio al 3 febbraio 2019
Pochi attori hanno reso un teatro la loro seconda casa come ha fatto Carlo Buccirosso con la Sala Umberto di Roma: dedicare una tappa della sua tournée teatrale alla sala capitolina è diventato ormai un appuntamento fisso per tutti quegli spettatori affezionati alle creazioni del regista e attore partenopeo. Ecco, quindi, che anche il 2019 vede protagonisti delle scene del teatro romano Buccirosso e la sua compagnia, impegnati in una nuova esilarante piéce dal sapore poliziesco quasi noir, che lo stesso attore e regista ha dichiarato di aver scritto nell’arco di cinque mesi: una scrittura recente, quindi, che ha ancora il tempo di maturare e crescere man mano che la si proporrà al pubblico.
Un testo che, come sempre nelle intenzioni di Buccirosso, vuole far riflettere attraverso le risate e lanciare un forte messaggio morale e sociale agli spettatori in platea, intento che forse questa volta non arriva del tutto a segno: nonostante si intuiscano le intenzioni del regista durante tutto l’arco dello spettacolo, è proprio il colpo di scena finale a interdire il pubblico e a deviare il messaggio etico che il maestro partenopeo intende trasmettere...
Tutto ha inizio in un piccolo commissariato di provincia: qui il vicequestore Eduardo Piscitelli svolge il proprio lavoro rigorosamente rispettando la divisa che indossa e facendosi garante dell’ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini con tenacia e imparzialità. Lo scopo di ripulire la città dai misfatti e dalle atrocità compiute da piccoli e grandi malviventi, porta Piscitelli a un vis-à-vis con uno di questi, un certo Michele Donnarumma (impersonato da Gennaro Silvestro, già interprete de ‘I bastardi di Pizzofalcone’), tacciato di furto, stupro e violenza sessuale. L’accanimento verso Donnarumma diventa tanto più grande quando il vicequestore scopre che si è introdotto furtivamente in casa di suo padre, un ex colonnello dell’esercito affetto da Alzheimer (interpretato dal grande Gino Monteleone) per esercitare violenza sulla dottoressa che lo ha in cura. Pur di eliminare il pericolo rappresentato dal malvivente, Piscitelli si dimostra disposto a tutto, ma sarà un fatidico colpo di scena a rivelare al pubblico il vero motivo, ben più profondo di quello ufficiale, che spinge il questore a voler far giustizia a ogni costo.
Mattatore della risata, Buccirosso si rivela ancora una volta fortissimo sui tempi comici: la battuta, creata dall’interazione con altrettanti fortissimi personaggi quali l’ispettore Murolo interpretato da Peppe Miale o la sovrintendente Signorelli di Monica Assante di Tatisso, arriva puntuale e sagace, provocando il riso in modo del tutto naturale. Ciò è possibile non solo grazie alla scrittura dello stesso Buccirosso ma anche alla capacità di saper mettere in scena, con bravura e maestria, un testo non proprio semplice ma che tutti i membri della compagnia dimostrano fin da subito di aver fatto proprio, a conferma di quanto l’intesa e la complicità regnino sovrani al suo interno e di quanto questi giovani attori siano realmente portati e votati a questo lavoro. Il rapporto di fiducia che hanno instaurato tra loro è simile a quello che esiste in una famiglia, tanto che anche in scena l’affiatamento, la sintonia e l’intesa sono palesi.
Ad aiutare il cast a rendere ancora più efficace l’azione è sicuramente la scenografia dinamica curata da Gilda Cerullo e Renato Lori, che sono stati molto bravi nel realizzare in teatro delle scene quasi cinematografiche riproponendo sia l’interno di un commissariato che la villa di montagna in cui si svolge l’azione finale, alla cui suspence contribuiscono in maniera molto incisiva le musiche da thriller di Paolo Petrella, le luci di Francesco Adinolfi e gli effetti speciali curati da Simone Petrella.
Se tecnicamente e scenicamente lo spettacolo risulta davvero ben riuscito e il pubblico si diverte grazie alla comicità, alle emozioni e agli effetti speciali che regala, dal punto di vista morale, la commedia appare poco incisiva: si avverte una strana artificiosità nel colpo di scena del titolo e ciò a scapito dell’empatia e del coinvolgimento che avrebbero potuto instaurarsi tra pubblico e attori e che non sono mai mancati nelle commedie precedentemente messe in scena. Nonostante tale inaspettata manchevolezza, lo spettacolo merita di essere visto non solo per la propria comicità ma anche per l’attualità delle tematiche che si sono volute affrontare.
Diana Della Mura
20 gennaio 2019